Jimmy Witherspoon – Jimmy Witherspoon

Cover of CD "Jimmy Witherspoon" (Ace Records)

Dopo un articolo scritto anni fa in cui coglievo Witherspoon nella fase finale, gli dovevo qualcosa che lo fermasse all’apice della forma e della carriera. All’epoca di quella registrazione (1995) non era più lui, avendo combattuto con un tumore alla gola che lo stroncò definitivamente due anni dopo.
La sua discografia è vasta e per la maggior parte si tratta di scegliere tra prima e seconda carriera, tra R&B con big band e blues con grandi musicisti jazz, tra live e studio, e tra moltissime etichette. Ho scelto di parlare di questa raccolta per fedeltà al marchio inglese Ace (proprietari del catalogo Modern Records), per l’epoca, perché è sia live che studio, e perché contiene alcuni degli episodi più rilevanti e influenti degli anni 1947/1951.
Witherspoon fu uno dei primi importanti cantanti blues a firmare con la compagnia dei fratelli Bihari, e uno dei loro principali artisti nel periodo suddetto, in cui registrò più di cinquanta master e un numero considerevole di tracce alternative. Per fare il paio consiglio anche la selezione che Ray Topping fece nel 1991, con venti dei suoi migliori lati Modern (Blowin’ in from Kansas City, CDCHD 279), mentre in questo dischetto le prime dieci tracce sono la riproposta esatta di un album antologico Crown uscito nel 1958 con la stessa copertina (Jimmy Witherspoon, Crown LP 5156), in cui Joe Bihari mise da un lato cinque brani registrati dal vivo e cinque in studio dall’altro, tutti già editi su singoli Modern tra il 1949 e il 1951.
A questi Ace ha aggiunto otto bonus track in studio, e non si notano strappi perché tutti i diciotto brani sono coevi, a partire dalla seconda sessione Modern del 1947 fino a una delle ultime del primo periodo, nel 1951, originariamente su acetato e rimasterizzati con nuovi trasferimenti. Esistono poi altri due CD Ace (Sings the Blues, CDCHD 896 e I’ll Be Right on Down, CDCHD 1182), che contengono rispettivamente le sue ultime registrazioni Modern tratte da un altro album Crown, e tracce, tra master e alternative, pubblicate in altre versioni nei CD precedenti.

Nacque James Witherspoon il 18 agosto 1921 (1) a Gurdon, nella Clark County in Arkansas, da Leonard, frenatore sulla Missouri Pacific Railroad, e Eva Tatum, pianista in una chiesa battista, in cui entrambi erano attivi nel coro e dove entrò presto anche il piccolo Jimmy.
Forse fu un monito del destino che a cinque anni vincesse una gara canora, anche se poi durante l’adolescenza non aveva idea su cosa avrebbe fatto, tranne andarsene dal suo paese natale. Così, sopravvissuto alla grande depressione, già da tempo orfano di padre e in cerca di lavoro non necessariamente come cantante, arrivò in una vasta Los Angeles pulsante di ritmi jazz e blues.
Anche qui l’anno è vago, con un paio di fonti che citano il 1935 e il 1937, Tony Rounce il 1942. Dato che in un’intervista del 1996 dichiarò d’avere 74 anni (compatibili quindi con l’anno di nascita 1921), si può considerare perfino la prima data come plausibile dato che era normale all’epoca cercare lavoro a 14/15 anni, soprattutto se si era afroamericani, senza padre, e di origini modeste.
A L.A. esordisce come lavapiatti al The Owl Drug Store tra 8ª e Broadway, in seguito in altri impieghi dello stesso genere, ma soprattutto subisce in pieno la fascinazione del blues, non più ostacolato dalla madre molto religiosa (nel suo paese lo aveva ascoltato solo di nascosto, dai juke-box e dalle radio), vedendo T-Bone Walker e Art Tatum al Lovejoy’s Breakfast Club e rimanendo, manco a dirlo, profondamente impressionato. Decide però di lanciarsi nella carriera di blues singer, figura in piena espansione e fortemente legata al successo delle territory band, solo quando in Central Avenue, centro della musica nera e del divertimento nella città degli angeli, vede una performance di Big Joe Turner:

I like Jimmy Rushing, but Joe Turner was my idol. I knew him from Wee Baby Blues. He’s a blues singer. Before that, I didn’t dig the blues because I’d been told it was a dirty word. You couldn’t sing in church and sing the blues. (2)

Bazzica sotto i palchi delle orchestre da ballo, come quella di Buddy Collette, aspettando d’essere chiamato a cantare e facendo le prime esperienze, ma il sogno di diventare come Big Joe è interrotto dallo zio Sam che lo chiama in servizio poco dopo l’entrata degli USA nella seconda guerra. James salpa con la marina mercantile, servendo come cuoco dal 1941 al 1944 sulle navi che trasportano rifornimenti alle forze armate britanniche in Asia. Durante un soggiorno a Calcutta nel 1942 accade l’inevitabile: s’esibisce sulle note di Why Don’t You Do Right? presso il Grand Hotel Winter Garden, con l’orchestra del pianista Teddy Weatherford (3) che suonava regolarmente nelle trasmissioni radio delle forze armate americane, servizio creato nel 1942 dal Department of War per intrattenere e informare i militari oltreoceano. È un successo, e forse qui si rende conto di poter fare davvero il cantante.
Nel 1943 o 1944, congedato, torna in California e si stabilisce a Vallejo, porto navale situato tra le due baie a nord di San Francisco, dove la madre s’è trasferita; è addetto alla caldaia in un’acciaieria, ma durante i fine settimana canta in un club della città, The Waterfront. È qui che il pianista Jay ‘Hootie’ McShann, in tour nella West Coast con la sua orchestra e ancora in competizione con quella di Count Basie, lo ingaggia al posto del loro storico vocalist texano Walter Brown, co-autore di due cavalli di battaglia della band, Confessin’ the Blues e Hootie’s Blues:

Jay McShann told me, ‘Spoon, they know me by Confessin’ the Blues so sing it with Brown’s sound, but the rest, you go your own way. (4)

Spoon passa l’audizione e s’unisce al tour, iniziando un’associazione che durerà qualche anno. È un colpo di fortuna capitare con McShann, un originatore del Kansas City sound, pianista dotato di swing e tradizione western blues, con una potente mano sinistra e il boogie nelle ossa, ma anche in sintonia con i tempi in un’inesplicabile combinazione di blues, R&B e be-bop.
Il cantante infila così la stessa strada del suo idolo Big Joe Turner, anche se poi Witherspoon non cavalcherà l’onda rock ‘n’ roll del decennio successivo, diversamente da Turner. Dotato di un baritono forte e aperto, dimostrerà attitudine al ritmo, all’R&B e al jump blues, fondamenti dell’epoca e della zona in cui inizia, ma anche una rilassata vena crooner, accompagnandosi con musicisti jazz dal repertorio di ballad e blues per orchestra.
Con McShann scopre l’America girando in tour e incide il suo primo disco nell’estate 1945, rifacimento proprio di Confessin’ the Blues per Philo Records, che diventerà Aladdin Records. Rimane con la band di Hootie più o meno fino agli inizi del 1949, registrando anche per Premier (etichetta meteora di St Louis) e Mercury, ma nel 1947 pubblica la prima volta a proprio nome per la neonata Supreme di Los Angeles, il cui fondatore, un dentista, inizia le registrazioni nell’autunno di quell’anno.

Witherspoon's 78 rpm record "Ain't Nobody Business"

Witherspoon è presente da subito nella lista dei singoli emessi dalla nuova etichetta, dapprima su un disco di Louis Spreignier and his Orchestra, e poi a suo nome con due 78 giri: uno proviene da una sessione del 18 ottobre 1947 (#1500, Cain River Blues / Wandering Gal Blues), l’altro del 20 novembre (#1505, Frogmore Blues / Wee Baby Blues), ma è con l’uscita successiva (#1506, Ain’t Nobody’s Business pt 1 & pt 2), registrata tra il 15 e il 20 novembre, che mette a segno un successo che lo seguirà tutta la vita. Nonostante abbia letto su una discografia che è accompagnato dall’orchestra di Buddy Tate (possibile in almeno una delle occasioni Supreme), sull’etichetta qui a fianco si vede che si tratta di una band a nome di Jay McShann, con Spreignier, chitarra, Benny Booker, basso, il fratello di Jay, Pete, batteria, Frank Sleet e Charles Thomas, rispettivamente sassofoni alto e tenore, e Forrest Powell, tromba.

Il brano non è un originale degli autori Porter Grainger e Everett Robbins, che l’hanno riscritto per Bessie Smith come ‘Tain’t Nobody’s Bizness If I Do (Columbia A3898) e da lei interpretato nell’aprile 1923 – anche da Lena Wilson e Alberta Hunter nello stesso anno – ma un tradizionale riadattato più volte, già inciso da Sara Martin e Anna Meyer (con The Original Memphis Five) nel 1922, pubblicato in una collezione da Howard Odum nel 1911 come ‘Tain’t Nobody’s Bizness but My Own. L’originale, nato per violino, sembra risalire almeno al 1882 con il titolo di Nobody’s Business but Our Own, ed è attribuito al compositore C.R. Dockstader, messo in scena dalla troupe minstrel Dockstader’s con la faccia dipinta di nerofumo.
Da allora Ain’t Nobody’s Business è stata interpretata da una moltitudine di artisti, ma per lui significa il suo più grande successo, entrando nella classifica R&B di Billboard il 9 marzo 1949 e rimanendovi per ben trentaquattro settimane, battendo il record per la categoria, e una settimana al primo posto nell’estate di quell’anno: è il suo signature song e ne farà diverse versioni.

Witherspoon's Crown LP

Quella presentata qui (Modern 808, 1951, retro I Gotta Gal Lives upon a Hill) fa parte del gruppo dal vivo, in occasione dei concerti Just Jazz ideati dal dj Gene Norman a cavallo degli anni 1940/1950. Non ci sono molte possibilità d’ascoltare rhythm and blues dal vivo di quell’epoca, e la platea, pur in un auditorium cittadino, è molto partecipativa, come se fosse in un intimo juke-joint del sud; oltre al coinvolgimento, comune nelle performance degli artisti neri, sorprende perché sembra numerosa, segnale di quanto fosse in voga il genere.
Sarà che Just Jazz godeva di notorietà ormai (la data potrebbe essere febbraio 1951), come Witherspoon stesso, e il brano era stranoto, ma queste registrazioni sono un esempio dell’interazione tra cantante blues e pubblico, qui con un individuo che si sente nettamente (quando canta If me and my baby fuss and fight, yes, and the next minute we’re all right, la voce ribatte: That’s what you called true love!), tanto che ho il sospetto che potrebbe trattarsi invece di un membro della band. L’atmosfera è già calda quando Spoon inizia con voce piena sopra un down tempo deliziato da piccole notazioni del sassofono, che poi continua in un bel solo, accompagnato dal batterista, direttore d’orchestra e cantante Roy Milton, mentre gli altri forse sono alcuni dei suoi Solid Senders del periodo, tuttavia non confermati: Charles Gillum, tromba, Jack Kelso, sax alto, Jimmy Jackson, sax tenore, Camille Howard, piano e Lawrence Kato, basso.

Tornando un po’ indietro nel tempo, Jimmy arriva alla compagnia di Hollywood Modern Music, poi Modern Records, nel 1947, ancora accompagnato da McShann, ma la sessionografia dei suoi inizi solisti (1947/1948) è abbastanza confusa perché le date si sovrappongono tra un’etichetta e l’altra.
Il rapporto con Supreme è breve ma intenso, la band è fantastica, ed escono altri singoli registrati nello stesso periodo dei precedenti, tra ottobre e dicembre 1947 (#1508 – How I Hate to See Xmas Come Around / Hey, Mr Landlord, #1520 – Third Floor Blues / Back Water Blues, #1533 – In the Evening [When the Sun Goes Down] / Six Foot Two Blues, #1545 – Skid Row Blues / How Long Blues); In the Evening (ricordo anche una bella versione di Cousin Joe Pleasant), che è di Leroy Carr come How Long, arriva al quinto posto R&B nel settembre 1949.
La vicinanza delle sessioni suggerisce una corsa dell’etichetta nella messa da parte di quanti più master possibili in vista del secondo Petrillo ban, il bando delle registrazioni proclamato per l’inizio del 1948 e protratto fin quasi alla fine dell’anno. Esiste poi almeno una sessione, presumibilmente fuori contratto, per le etichette Down Beat/Swing Time del texano Jack Lauderdale, giusto nel pieno dello sciopero del 1948.

J. Witherspoon's 78 rpm record "Big Heart"

Il brano Modern più vecchio qui è preso da una sessione del 27 dicembre 1947, sebbene le date riportate sugli acetati qualche volta non coincidano rispetto a quelle annotate presso il “Local” (il sindacato musicisti) di Los Angeles.
Anche loro sono in corsa prima dell’inizio del bando, partito ufficialmente il 1º gennaio 1948 un secondo dopo mezzanotte, tanto che Jules Bihari ha lo studio sempre prenotato tutto il giorno per assicurarsi abbastanza materiale.
Quel giorno di fine anno registra sei brani con il sestetto di Al ‘Cake’ Wichard, in cui McShann già figura nelle sessioni Modern a nome del batterista, e Sweet Lovin’ Baby ne è una magnifica rappresentanza, oltre che fulgido esempio del suono californiano dell’immediato dopoguerra per big band da ballo, in questo caso lento: se s’immagina la musica uscente dalle radio dell’epoca è proprio questo che sembra di sentire, con quei fiati e quella “cornetta” così romantici. Che darei per vivere anche un solo giorno con questa musica in voga.
(Nel disco intestato a Wichard recensito al link sopra, comprensivo di tredici brani con la voce di Witherspoon, Sweet Lovin’ Baby e Big Fine Girl [v. sotto] sono gli unici due titoli in comune con questa raccolta, là però in due versioni alternative rispetto a queste, dei singoli originali.)
Anche se le registrazioni in quegli ultimi giorni di dicembre sono fatte in fretta i risultati sono eccellenti, e nonostante la produzione e la strumentazione rudimentale. Tuttavia molti brani rimangono inediti o sono emessi in ritardo (questo, quasi due anni dopo), sicuramente più di quelli che avrebbero potuto essere considerati non degni di pubblicazione immediata.

Non è chiaro quando Same Old Blues è registrata; nel libretto riportano due date: 14 ottobre 1948 e 14 gennaio 1949, ma quest’ultima non collima con l’anno di pubblicazione mostrato in copertina. In ogni caso pare la sua prima sessione dopo lo sciopero, finito in anticipo. La presenza di McShann è confermata, e la sua band supporta sia lui che Edna Broughton in una seduta producente due brani ciascuno. Uno è questa specie di rumba uscita nel 1948 (Modern 637, retro I Love You Just the Same); il canto è sicuro e maturo, interrotto da piccoli break di piano e sax. Prima di questo esce un disco (Modern 629, Feeling so Sad / Slow Lope) da una parte intestato a lui e dall’altra a ‘Hootie’ McShann.
Il 18 febbraio torna in studio sotto la guida del tenorsassofonista Buddy Floyd, con McShann forse ancora al piano, producendo lo splendido singolo Modern 665. Da una parte c’è il mid-tempo Jump Children (aka Good Jumpin’), fiera celebrazione in rima dei fautori del be-bop e invito a partecipare a un jam-session ballando “fino a quando i piedi si scaldano”:

You'll hear Dizzy Gillespie
you'll also hear the Bird
Everybody'll be swingin'
even J.C. Heard
You'll hear all the cats
even ol' Sonny Criss
If you don't come down
you don't know what you miss
Witherspoon's 78 rpm records

C’è l’influenza del suono Kansas City in questa ripresa del Good Rockin’ Tonight di Roy Brown (quella di Wynonie Harris arrivò in classifica nel 1948), della stessa famiglia di altri poderosi jump come Let the Good Times Roll di Louis Jordan e Do You Wanna Jump Children di Jimmy Rushing con l’orchestra di Count Basie, il cui titolo influenza anche il ritornello.
Il retro, Take Me Back Baby (non la stessa di Rushing), aumenta il ritmo ed è segnata dal contrabbasso, dal sassofono tenore con le stesse sonorità del precedente, attribuibile a Buddy Floyd, e da ficcanti lick di chitarra ritmica, stranamente sovrastati da un’altra, tagliente. Ha un suono splendido, e se la prima solletica e stimola, questa graffia, pur nella morbidezza e nella ballabilità; il disco ottiene risonanza solo localmente.
La sessione seguente è del marzo 1949, e il fatto che anche questa avvenga solo dopo un mese dall’altra è segno che i Bihari sono alla ricerca di un hit, mentre la sua ex etichetta ha risultati con il “vecchio” catalogo: come detto prima Ain’t Nobody’s entra in classifica i primi di marzo. Sperano nella sua versione del successo di Arthur ‘Big Boy’ Crudup Who’s Been Foolin’ You (Victor, 1945), re-intitolata Who’s Been Jivin’ You (Modern 677, retro Rain, Rain, Rain), ma ancora una volta gode di molte vendite solo nelle aree sud-centrali.
Di quella sessione è anche un altro episodio, il lento When I Had My Money (aka Good Money Blues), che esce in coppia con la Sweet Lovin’ Baby di due anni prima (Modern 699, 1949). La melodia ha molto in comune con Things ‘Bout Comin’ My Way di Tampa Red, su cui poi si basò la sua It Hurts Me Too del 1940, entrambe ispirate da Sitting on Top of the World dei Mississippi Sheiks (a sua volta ispirata da un altro brano di Tampa Red e Leroy Carr…). Il personale non è confermato, ma la sessionografia di Tony Rounce e Russ Wapensky suggerisce il tenorsassofonista di casa Maxwell Davis, con Vido Musso, tenore, ‘Chuck’ Norris, chitarra, Henry McDade, piano, Ralph Hamilton, basso e Jesse Sailes, batteria.

78 rpm record "No Rollin' Blues"

Finalmente arriva il suo primo successo Modern ed è addirittura doppio, con un 78 giri (Modern 721, 1949) registrato dal vivo a Pasadena, CA, il 9 maggio, durante un altro spettacolo Just Jazz di Gene Norman, che generalmente includeva non solo jazzisti ma anche qualche personaggio R&B sulla scena losangelena, come altre due punte Modern, Gene Phillips e Helen Humes.
Il limite di queste live performance originariamente uscite su 78 giri è che spesso sono potate perché superavano il tempo, ma ciò non intacca l’efficacia di questi due lati con il quartetto di Gene Gilbeaux, piano, Don Hill, sax alto, Herman Washington, basso, e Henry Green, batteria.
Sia Big Fine Girl che il b side No Rollin’ Blues dopo un modesto esordio entrano nella classifica R&B di Billboard la sera dell’ultimo dell’anno, e nei tre mesi seguenti raggiungono il 4º posto. No Rollin’, un po’ tagliata all’inizio, come da vinile Crown arriva subito dopo Ain’t Nobody’s e, nonostante il personale e la data diversi, sembra lo stesso concerto per via dell’audience calorosa (ho sempre il sospetto che fischi, applausi e urla potrebbero essere posticci, Modern lo faceva), e di nuovo per quella voce, e altre (che metto in corsivo), in botta e risposta con il cantante:

Well, have you ever loved a woman

Y-e-a-h!

Caught her runnin’ ‘round?

I know what you mean, daddy! (Risate dal pubblico)

Yees, have you ever loved a woman

Mmmm…

Caught her runnin’ ‘round?
There’s only one thing to do, boys
It’s stop it, put that woman down!

– (Incomprensibile, il pubblico approva)

Yes, when you come home from work in the evenin’

And get up in the morning

Everything you do is wrong
Yes, when you come home from work in the evenin’

Aaaaahhh…

Everything you do is wrong
Well, you might as well pack up your clothes and leave
‘Cause someone’s carryin’ your roller on

– (Il pubblico lo sostiene, e fischia)

Well, when I went to see my baby
She pulled the chains and locked the door

Ooh!

She says, goodbye Witherspoon, I don’t need your rollin’ no more!

– (Il pubblico esulta e fischia)

Ain’t that just like a woman?
Yes, they’ll leave you feeling awful bad
Yes, an’ all the time they know
You’re the best man they ever had

(Forse qui è stato tagliato il solo di sax)

Well, some people like to love out in the parlor

Ha-ha!
– That’s me!


Some like to love in Lover’s Lane

That’s me! (Con coro)

But I like to love in the wee hours of the mornin’

Woow!

When it’s pourin’ down rain

– (Il pubblico esulta)

(Primo verso forse fuori microfono)
Yes, she’s gone with the wind
Yes, if she ever do wrong once more

Yeah!

You know, she’ll never do right again
Baby, never do right again!

78 rpm record "Don't ever move a woman"

Esagerato o no dalla casa discografica nel suo impeto, comunque il rapporto tra pubblico e performer neri non era molto diverso tra ambiente rurale e ambiente urbano, come possiamo immaginare sull’altro lato, detto anche Big Fine Gal, nettamente tagliato e portato dal quartetto in uno stile Kansas City più asciutto. L’audio è quello che è, ma in queste registrazioni pionieristiche dal vivo è bene cogliere lo spirito e il sapore dell’epoca, la coesione tra i musicisti e tra il palco e la platea, e le qualità vocali e interpretative del nostro, che arrivano intatte.
Dopo l’entrata in classifica Jimmy fa un giro in Texas e nella zona sud-occidentale con la band di Big Jim Wynn, (5) tornando negli studi Universal, o ai Radio Recorders, il 4 gennaio 1950, con una band non identificata guidata da Buddy Floyd, e producendo quattro master, qui inclusi.

Nessuno di questi ha successo nazionale, ma la qualità è ancora alta, a partire dal sostenuto jump Drinkin’ Beer (aka Have a Ball) (che nel 1986 ha goduto di un’impressionante rivisitazione del compianto William Clarke con Junior Watson, nei Pacifica Studios di Culver City), mostrante l’intera sezione fiati schierata e il tipico svolgimento del West Coast blues. Un gioiellino che dura solo poco più di due minuti, appaiato su disco (Modern 737, 1950, recensito favorevolmente su Billboard nel febbraio 1950 – il “Modern 707” nelle note di copertina è un errore) con Hard Workin’ Blues, medio-lento con cornice di fiati avvolgente e melanconica, proprio come il canto di Spoon, con solo di sax alto e chitarra udibile nel sottofondo.
La lenta Better Love Next Time, sorella di Ain’t Nobody, è registrata e pubblicata in due parti (Modern 745, 1950), ma qui è presentata unita in una versione preparata negli anni 1950 probabilmente da Joe Bihari in vista della sua inclusione, poi non avvenuta, in un album Crown o United, mentre Don’t Ever Move a Woman into Your House (Modern 764, retro Doctor Blues) compete con la Caldonia di Louis Jordan, solo che la sua si chiama Sefronia ed è rea di avergli invaso la casa con parentela e annessi e connessi; l’orchestra dettaglia, evidenzia e supporta il cantante nota per nota.

Jimmy Witherspoon's 78 rpm record "New Orleans Woman"

In aprile s’unisce a Camille Howard, (6) Little Willie Littlefield e Joe Liggins & His Honeydrippers in un tour di tre mesi attraverso il paese, e alla fine fa una settimana con la pianista e Bull Moose Jackson & The Buffalo Bearcats al Baltimore’s Royal Theater, continuando poi a girare con Camille Howard lungo la West Coast.
La successiva pubblicazione, Failing by Degrees / New Orleans Woman (Modern 772, luglio 1950), arriva da un altro concerto registrato da Norman; il libretto dice che si tratta di Just Jazz al Civic Auditorium di Los Angeles nella tarda primavera 1950. Tuttavia sull’etichetta del lato B qui a fianco c’è scritto “From Gene Norman’s Blues Jubilee”, e il 1st Rhythm & Blues Jubilee si tenne nel grande Shrine Auditorium di L.A. (e comunque il Civic Auditorium è a Pasadena) a metà luglio 1950 (Norman organizzava anche un Dixieland Jubilee).
È un evento stellare con battaglia blues finale, che vede anche Dinah Washington, Helen Humes, Roy Milton, Pee Wee Crayton, Joe Lutcher e altri, come già riportato nella recensione di Roy Hawkins, presente anche lui.

Supportato di nuovo da Gene Gilbeaux, Don Hill, Herman Washington e Henry Green, anche queste tracce sono maggiorate dal consenso del pubblico (o con consenso maggiorato?). Failing ricorda il tema testuale di Goin’ Down Slow di Jimmy Oden, ma con andamento tipo il suo No Rollin’ Blues, mentre N.O. Woman è un robusto up-tempo jump-boogie firmato Claude Demetrius e Fleecie Moore; il canto di Jimmy è vigoroso, mostrante la scuola gospel e l’influenza dei cantanti delle orchestre di Kansas City, come quelle di Andy Kirk, Bennie Moten e Count Basie.
Nello stesso periodo fa diverse serate sulla costa est e, tornato a Hollywood, prende parte al primo programma radio totalmente nero del network Mutual, condotto da Leonard Reed, che oltre a lui presenta Roy Milton & his Solid Senders, Camille Howard, Billy Eckstine, Lionel Hampton, Joe Liggins, Roy Brown, Percy Mayfield e Wynonie Harris.
In novembre è per tre settimane al Club Oasis di L.A., in dicembre partecipa al Los Angeles Sentinel’s Christmas Benefit Show al Lincoln Theater e s’unisce a Vido Musso, Jack McVea e Hampton Hawes all’Avodon Ballroom, mentre esce il disco Just a Country Boy / There Ain’t Nothing Better (Modern 782, 1950), forse registrato nella sessione del 28 agosto.

Jimmy Witherspoon's 78 rpm records

Ci sono altre due sessioni in dicembre e qui abbiamo due tracce da quella del 13, con Maxwell Davis, sax tenore, Mitchell ‘Tiny’ Webb, chitarra, Henry McDade, piano, Chuck Hamilton, contrabbasso, Monk McFay, batteria, Forrest Powell, tromba, Jack McVea e Chuck Waller, sax, uscite su Modern 793 nel 1951.
La sua versione della ballata Once There Lived a Fool dell’autrice Jessie Mae Robinson nasce per raccogliere un po’ della popolarità dell’originale di Jimmy Grissom (stampato su un’altra etichetta cittadina, Recorded In Hollywood di John Dolphin, entrato nella classifica R&B di Billboard il 24 febbraio 1951 al nº 7), ed è accoppiata con I’m Just a Ladies Man, mid-tempo swing per combo orchestrale; il tono di Spoon è sempre ricco e dimostra di poter essere morbido e levigato come spigliato e accentato. Nel frattempo, siamo sotto Natale, Swing Time pubblica con tempismo How I Hate to See Xmas Come Around / Skidrow Blues dal master Supreme del 1947 (la prima si basa sul tema del celeberrimo St Louis Blues), mentre da altre sessioni Modern escono I’m Goin’ Around in Circles / You Can’t Kiss a Dream Goodnight (#806), Real Ugly Woman (la prima canzone di Leiber e Stoller registrata) / Give My Heart Another Break (#821) e Practice What You Preach / Love and Friendship (#827).

L’ultima sessione qui rappresentata è del 21 agosto 1951 e produce le classiche quattro tracce, con ancora Maxwell Davis, ‘Tiny’ Webb, e altri membri dell’orchestra: Willard McDaniel, piano, Selika Pettiford, organo, Bill Hadnott, contrabbasso, Bob Harvey, batteria, Bumps Myers e Freddie Simon, sax. Due di queste, Baby Baby e Slow Your Speed, non sono pubblicate fino al gennaio 1953 (Modern 895), un po’ di tempo dopo che Witherspoon ha lasciato Modern per tentare con Federal. Invece la morbida, splendida Fickle Woman (versione americana del concetto “la donna è mobile”) e la medio-lenta molto West Coast style I Done Found Out, anche se simili tra loro sono messe insieme (Modern 836, 1951) ed escono in ottobre riscuotendo molto successo in California, in particolare nella Bay Area.
Alla fine dell’anno esce il disco con le due parti di I’m Just Wandering (Modern, 845, 1951); ha il suo secondo e ultimo successo nazionale Modern nel febbraio 1952 con The Wind Is Blowin’ / Would My Baby Make a Change (Modern 857, 1952), con la prima che arriva al nº 7 della lista R&B. Lascia l’etichetta nella speranza che un cambio possa portare novità, ma rimane in buoni rapporti con i Bihari e torna con loro ancora durante una carriera in cui pubblica su tantissime firme: Federal, Checker/Chess, Atlantic, Specialty, Victor, World Pacific, Vee Jay, Hi Fi Jazz, Reprise, Society, Prestige, Rip, Disques Vogue, UK Fontana, Verve, Bluesway, ABC, Capitol, e altre.

In primavera attraversa il Midwest stazionando all’Orchid Room di Kansas City e al ritorno firma con Federal, sussidiaria King Records di Syd Nathan a Cincinnati, mentre in agosto i Bihari fanno uscire Love My Baby / Daddy Pinocchio (Modern 877, 1952 – ne ho parlato nella recensione del già nominato dischetto dedicato a ‘Cake’ Wichard), anche quest’ultima ripresa ai nostri tempi da William Clarke, e partecipa al 3rd Rhythm & Blues Jubilee con Floyd Dixon, Joe Houston, T-Bone Walker, Helen Humes, Peppermint Harris, Al Hibbler. Con il marchio della casa di Hollywood escono altri due dischi nel 1953: Each Step of the Way / Let Jesus Fix It for You e I’ll Be Right on Down / Oh Mother, Dear Mother (rispettivamente #903 e #909).
La prima uscita Federal è nell’estate 1952, Foolish Prayer / Two Little Girls, subito dopo è la volta di Lucille / Blues in Trouble, con un’orchestra: Jewel Grant, Floyd Turnham, Maxwell Davis, John Anderson, Harry Parr Jones, ‘Streamline’ Ewing, Earl Jackson, Tiny Webb, Ralph Hamilton e Robert Sims, mentre Don’t Tell Me Now / Corn Whiskey (la seconda, di Leiber and Stoller) sono con un combo (per combo allora s’intendeva un’orchestra sotto i nove elementi), oggi diremmo band. Questi sono brani con sonorità ben più levigate, ma molto pregevoli.
All’inizio del 1953 gira insieme all’orchestra di Johnny Otis con Big Mama Thornton nella West Coast e in agosto fa la sua apparizione annuale al 4th Rhythm & Blues Jubilee allo Shrine Auditorium, con Johnny Ace, Big Mama Thornton, Camille Howard, Roy Milton & his Solid Senders, Helen Humes, Chuck Higgins, Marvin Phillips, The Robins, The Flairs, mentre per tutto l’anno e quello successivo continuano le uscite Federal delle registrazioni del 1952/1953. Nello stesso periodo divorzia dalla prima moglie Rachel (sposata nel 1951) e dichiara bancarotta dopo esser stato derubato da un manager; in compenso ha un ingaggio di tre settimane al club Cadillac Bob’s Toast of the Town di Chicago e firma con Leonard Chess un contratto su Checker, tornando poi in California per alcune date con Percy Mayfield in locali come il Savoy Ballroom, e a Las Vegas con Shirley Gunter & The Queens e l’orchestra di Richard Lewis.

78 rpm record "Time Brings about a Change"

La prima data di registrazione con Chess dovrebbe essere 10 giugno 1954, con Eddie Chamblee, sax tenore, Lafayette Leake, piano, Echford ‘Lee’ Cooper, chitarra, Willie Dixon, contrabbasso e Fred Below, batteria, e dà origine a quattro lati, due dei quali escono subito, When the Lights Go Out / Big Daddy (Checker 798, 1954). In novembre torna agli Universal Recording per altri quattro lati, ancora accompagnato da Lee Cooper, Dixon e Below, mentre Chamblee (che ricordo in burrascosa liaison con Dinah Washington), sulla strada con Lionel Hampton, è sostituito da Harold Ashby, riconoscibile in Time Brings about a Change, e un sax baritono è aggiunto. Esce solo Time Brings about a Change / Waiting for Your Return (Checker 810, 1955), con effetto eco e bei lick di Lee Cooper, sottostimato chitarrista di Howlin’ Wolf dopo Willie Johnson e prima di Hubert Sumlin.
La terza sessione Chess data 15 giugno 1955 ed è supportata da Harold Ashby, Willie Dixon e altri non identificati, seguita dall’uscita di It Ain’t No Secret / Why Do I Love You like I Do? (Checker 826, 1955), mentre l’ultima sessione, con altri quattro brani all’epoca non pubblicati, è nell’agosto 1956.
I dischi non hanno molto successo; è l’epoca del rock ‘n’ roll e l’errebi passa di moda. James vive un momento difficile, ma va avanti nel chitlin’ circuit, rete di locali e teatri afroamericani, soprattutto nel sud e nell’est, sulla quale si poteva sempre contare, con pubblico esclusivamente nero; in questo contesto fa anche una settimana all’Apollo con Bo Diddley. Per un periodo suona il basso e canta in un club a Newport, Kentucky, in una piccola band in cui figura anche un’altra stella californiana, il pianista Charles Brown.
Continua a registrare per altre etichette, dal 1956 al 1958, a New York come a Los Angeles (a fine 1956 molto per Atlantic con la band di Wilbur DeParis, passa poi a RCA nella primavera 1957), e torna presso Chess un’ultima volta nel gennaio 1959 con Jay McShann, senza pubblicazioni; l’ultima sua sessione chicagoana è per Vee-Jay con l’orchestra di Riley Hampton, da cui esce un singolo.

Witherspoon's 45 rpm record "It ain't no secret", from the collection of Billy Vera
From the collection of Billy Vera

La riscossa avviene nel 1959 al Monterey Jazz Festival, quando il pubblico e gli addetti ai lavori lo scoprono ottimo cantante jazz. Semplicemente, i tempi sono cambiati e le differenze tra R&B, blues, rock e jazz diventate più marcate e quindi, in un certo senso, Spoon a trentotto anni è salutato come una novità.
Altro motivo d’orgoglio è che per la prima volta la madre assiste a un suo concerto. Il supergruppo con cui s’esibisce è formato da Ben Webster, Roy Eldridge, Coleman Hawkins, Woody Herman, Urbie Green, Earl ‘Fatha’ Hines, e il disco che segue lo rimette in pista come interprete blues in associazione con jazzisti. S’esibisce per platee più vaste, con Miles Davis al Birdland di Chicago, e prende parte al progetto messo in scena da Jon Hendricks, Evolution of the Blues, al Monterey 1960.
Collabora con Ben Webster e ‘Groove’ Holmes, anche in studio, gira l’Europa nel 1961 con Buck Clayton, tornandovi diverse volte, e nel 1963 esce un bel disco, Evening Blues (Prestige), con T-Bone Walker e Clifford Scott. Entra in classifica altre due volte, anche se non in posizioni alte, con You’re Next nel 1965, su Prestige (98º U.S.), e Love Is a Five Letter Word nel 1975, su Capitol (31º R&B), quest’ultima prodotta in Inghilterra da Mike Vernon.

Nel 1971 collabora con Eric Burdon ed esce un album, Guilty (poi chiamato Black & White Blues), senza successo, e nel 1973 va in tour con una band che comprende un giovane Robben Ford, con buon riscontro sul versante rock/soul. Conduce un programma notturno a Los Angeles alla stazione radio KMET, e appare nei film The Black Godfather (1974), To Sleep with Anger (1990) e Georgia (1995), e in qualche show televisivo.
A fermarlo arriva una forza maggiore quando, alla fine degli anni 1970, gli viene diagnosticato un tumore alla gola. Dopo l’operazione, la radioterapia lo tiene lontano dalla scena e gli rovina le corde vocali. Jimmy s’impegna con la rieducazione e per riacquistare il suo bel canto; il dinamismo è irrimediabilmente perduto, come la potenza, ma acquista un registro basso che prima non aveva.
Torna insieme a Robben Ford nel 1994 per un disco celebrato dalla critica, Live at the Mint. Non è blues in senso tradizionale (nonostante sia candidato al Grammy proprio in quella categoria) e lo consiglio solo a chi apprezza il chitarrismo di Ford. In quegli anni va in tour anche con Van Morrison, e appare nel suo album A Night in San Francisco, ma il tumore si rifà sentire fino al 18 settembre 1997, quando Jimmy muore a Los Angeles.

Oltre ai dischi già consigliati vale la pena procurarsi la registrazione del Monterey 1959, che ad esempio si trova in Rockin’ with Spoon (Charly UK 1995, ma ci sono anche altre edizioni), poi Singin’ the Blues, incisioni 1959 World Pacific (Blue Note, 1998), il citato album (Crown) Sings the Blues (Ace Records, CDCHD 896), molto bello e con ottimo audio, Gone with the Blues, inizio carriera con Jay McShann (Jasmine CD 3002), le incisioni Chess (benché non siano eccezionali), Spoon So Easy, (MCA, 1954-56) e il vol. 3 della serie Battle of the Blues di King Records, con alcune incisioni Federal, sedici brani divisi tra lui e Eddie Vinson; per tutte le Federal, invece, Jay’s Blues (Charly CRB 270).
Infine, Jimmy Witherspoon & Jay McShann, incisioni 1947/1949 a L.A. su Black Lion, anche se il contenuto va oltre il titolo (solo undici su ventiquattro le tracce di Spoon), ma non è un guaio perché si possono sentire anche Lois Booker, Maxine Red e Crown Prince Waterford, (7) voci di un’America andata per sempre, con alcuni dei più grandi strumentisti dell’ultimo periodo del Kansas City blues e jazz, swing e big band degli anni 1940.

There was a love affair between Spoon and the club crowds.
He made people feel such warmth, and he had perfect teeth, soft eyes, a powerful yet smooth face, and his songs were a working man’s dreams and nightmares. They were stories of relationships between men and women, men and bitches, bitches and bastards. But then he’d remind you, quite suddenly, in an up-tempo tune, that love was the answer, and to swing was the thing:
“Have you heard the news, there’s good rockin’ tonight!” (8)

(Fonti: Tony Rounce, libretto a Jimmy Witherspoon, 2005, CDCHM 1062, Ace Records; Arnold Shaw, Honkers and Shouters, The Golden Years of Rhythm and Blues, Macmillan Pub., New York, 1978. Inoltre, i siti Black Cat Rockabilly, 1201 Music, Big Road Blues, Bluegrass Messengers e The Encyclopedia of Arkansas History & Culture.)


  1. Di solito si legge l’8 o il 18 agosto 1923, e alcune fonti dicono 1920, ma io tengo buono il 1921 perché così ha dichiarato il figlio.[]
  2. Arnold Shaw, Honkers and Shouters, the Golden Years of Rhythm and Blues, Macmillan Pub., New York, 1978, pag. 212.[]
  3. Weatherford nacque in West Virginia nel 1903 e, dopo aver fatto il pianista a New Orleans, si trasferì a Chicago nel 1921 per unirsi alla rinomata Erskine Tate’s Vendome Orchestra, di casa al Vendome Theatre dal 1919 al 1928, dove suonarono anche Louis Armstrong, Fats Waller, Freddie Keppard. A Chicago godette di fama, fu di casa anche al Moulin Rouge Café ed ebbe influenza su Earl Hines, ma essendo sempre alla ricerca di novità si trasferì di nuovo, stando qualche anno in California e trovando poi la sua strada nel continente asiatico: in Cina, Giappone e Malesia, suonando a Shanghai, Hong Kong, Singapore e nelle East Indies. Fece anche un veloce tour in Europa negli anni 1930, ma in seguito tornò a Calcutta, dove morì nel 1945. L’orchestra di Weatherford raccoglieva musicisti americani espatriati, ed era ben nota ai militari.[]
  4. Arnold Shaw, op. cit., stessa pagina.[]
  5. Sassofonista e bandleader, Jim Wynn era nato in Texas, ma crebbe a Los Angeles. Cominciò suonando il sax tenore con Charlie Echols e fu sideman in centinaia di dischi della West Coast, compresa una lunga collaborazione con Johnny Otis. Come bandleader registrò sporadicamente dal 1945 al 1959 con una dozzina di etichette, incluse Modern, Specialty, Supreme e Mercury. Passò poi al baritono e continuò a fare il sideman fino agli anni 1970.[]
  6. Ottima cantante e pianista boogie di Galveston, attiva nell’orchestra di Roy Milton; negli anni 1950 fu un’altra vittima del rock ‘n’ roll e delle convinzioni religiose. Non escludo una sua influenza su Katie Webster.[]
  7. Per un periodo agli inizi con McShann, nel 1945, Crown Prince Waterford e Numa Lee Davis fronteggiarono la band insieme a Witherspoon, ottenendo un potente muro vocale.[]
  8. Eric Burdon, da Gadflyonline.[]
Scritto da Sugarbluz // 25 Ottobre 2012
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