Lightnin’ Slim – Nothin’ but the Devil

Cover of Lightnin' Slim CD "Nothin' But The Devil" (Ace Records)

Se nella precedente compilazione It’s Mighty Crazy! (Ace Records) sono contemplati i primi dischi Excello (anni 1955/1957, uno del 1958), un inedito assoluto più altri pubblicati solo un anno prima, (1) oltre al debutto su Feature del 1954, con questa Ace completa il materiale registrato fino al 1961 compreso, anche se in qualche caso si tratta di alternativi inediti. Non esaurisce l’intera discografia di Lightnin’ Slim sull’etichetta di Nashville (compito che spetta a una terza compilazione Ace, Winter Time Blues), ma si focalizza sul periodo centrale della produzione di questo epigrafico bluesman della Louisiana di stanza a Baton Rouge.
I dischi di Lightnin’ rimarranno essenzialmente nella forma scarna chitarra-armonica-batteria almeno fino al 1960, ma al sud vendettero bene lo stesso – naturalmente grazie anche alla produzione di Jay D. Miller a Crowley, alla distribuzione Excello e ai cinquantamila watt del canale radio WLAC – nonostante il rock ‘n’ roll avesse spiazzato il blues e il rhythm and blues in molte parti della nazione, e il blues elettrico di Chicago di successo fosse suonato da una formazione innovativa, oggi la classica blues band, che di norma contava almeno cinque elementi.
Nelle prime sessioni Miller si limitava ai controlli di registrazione, e in particolare con Slim ebbe mano leggera sulla manipolazione del suono per non compromettere l’autenticità downhome, componente primaria di colui che fece da apripista alla discografia swamp blues.
Le caratteristiche maggiori dello studio di Miller (pensando in particolare al secondo, dove nacquero le sonorità “swamp”) saranno lo sfruttamento di un’eco ambientale tramite echo room o indotta via registratore Concertone in una specie di rozzo delay (da lui chiamato slapback echo), e l’impiego di una batteria economica, perlopiù attutita ma sempre al centro, in una ritmica complessiva ammorbidita e arricchita anche nel timbro da percussioni a volte improvvisate o non convenzionali, tra le altre peculiarità che delineeranno l’atmosfera e lo stile del blues e del rhythm and blues del sud della Louisiana, in particolare di quell’area convivente con le tradizioni dei bianchi della regione acadiana, come il cajun (o french music), e le influenze della musica hillbilly.

Questa raccolta rispetto alla precedente è ancor più povera di una tracciatura, pur vaga, delle sessioni di Miller qui interessate, non solo sulle date, ma del tutto sul personale presente, da sempre motivo di supposizioni a partire dagli studiosi inglesi pionieri (nella fattispecie, quelli di Flyright Records, i primi negli anni 1970 a metter mano sul tesoro sepolto di Miller cercando di dare ordine e coerenza, spesso con esiti molto imprecisi data la minor conoscenza rispetto a poi e il caos di decine di nastri misti senza alcuna nota, a volte senza neppure il nome del solista) fino ad altri ricercatori inglesi, come i compilatori di questo CD, John Broven e Ray Topping, con la possibilità anch’essi negli anni 1980/1990 di attingere ai nastri originali e a varie testimonianze (ma in parte ambigue e/o inaffidabili).
Ricorro quindi anche qui all’aiuto della discografia di Dave Sax allegata al citato terzo volume Ace Records su Lightnin’ Slim, Winter Time Blues (CDCHD 674), almeno per quanto riguarda le date che però sono approssimate facendo riferimento al giorno di ricevimento dei master da parte di Excello e tenendo presente che in uno stesso invio poteva esserci materiale registrato in diverse sessioni.
In copertina s’evidenzia la presenza di Lazy Lester perché il periodo è proprio quello in cui Lester, già visto nella precedente compilazione, si conferma accompagnatore su misura per il chitarrista, sia per il carattere simpatetico del loro rapporto musicale e personale che per la presenza costante dell’armonicista in studio anche come percussionista per altri artisti – tanto da divenire per Miller una specie di braccio destro, e per Slim figura familiare e spalla con la quale interagire come in un’esibizione dal vivo (questo aspetto si nota più dal materiale inedito finito su Flyright che da quello pubblicato su Excello), quando invece poteva trattarsi di lunghe o estenuanti sessioni in cui si dovevano affrontare anche aspetti tecnici, noiosi e ripetitivi, che avrebbero potuto mettere in crisi artisti non avvezzi alle problematiche di uno studio di registrazione, ignari di come produrre un disco che doveva essere venduto.

La raccolta parte con l’ottavo singolo di Slim per Excello (2142, 1958). L’elastico lato B Long Leanie Mama (quasi un rockabilly) è un prototipo dei suoi uptempo (spesso più “mid” che “up”) a stop time con Lester, e in particolare è una prima versione di Rooster Blues (v. sotto), unico brano di Lightnin’ a scalare la classifica nazionale R&B di Billboard (al 23º posto) nel 1959. È la prova di come una canzone possa avere o no successo anche grazie al caso (al di là della promozione o della notorietà dell’artista): i brani sono quasi identici (cambiano le parole), è lo stesso artista, accompagnato forse dagli stessi musicisti, (2) prodotto nello stesso studio, pubblicato dalla stessa etichetta e la distanza di uscita è solo un anno. L’anticamera di Rooster Blues fu affollata dal momento che un’altra versione di Long Leanie Mama con un piano in sottofondo è udibile in Lightnin’ Slim, We Gotta Rock Tonight, (3) insieme a un’altra di Rooster intitolata We Gotta Rock Tonight.
Il lato A era il lento My Starter Won’t Work, qui in versione alternativa inedita. Sfrutta la metafora automobilistica – My starter won’t start this mornin’ / And my car won’t do a thing / I must begot some kind of bad disconnection / Somewhere in my piston ring – e mette in evidenza la forza di Lightnin’ che quasi parlando e (possiamo immaginarlo) senza muovere alcun muscolo, dichiara la sua impotenza scandendo le parole con enfasi e una chiarezza disarmante, da slow-talking southerner. La leggera percussione, il mormorio plumbeo di una seconda chitarra e l’armonica lamentosa di Lester rendono il tragico quadretto completo; a Slim basta aggiungere qualche rado, pungente lick elettrico e metallico tra una frase e l’altra, avendo ormai dismesso la sua Epiphone archtop acustica.
Il canto di Slim, per dote naturale, può essere paragonato a volte a quello di Howlin’ Wolf e a volte, come in questo caso, a quello di Lightnin’ Hopkins. Pensavo che qui Slim mi ricordasse il favoloso texano avendo eventualmente ripreso la sua My Starter Won’t Start This Morning da una possibile versione precedente rispetto a quella delle incisioni californiane del 1969 per Chris Strachwitz, ma pare che non ce ne sia una precedente. Questa di Slim è firmata da Miller, e non è la prima volta che trovo un brano in parte o del tutto suo precedente a un “originale” ufficialmente di altro autore. Vero è che Miller usa metafore consolidate nel repertorio blues, rime erranti accessibili anche a un “profano” del linguaggio, tuttavia mi stupisce sempre un po’. Nonostante Slim non appartenesse alla razza superiore di Hopkins, non fosse così ricco dal punto di vista narrativo e sonoro, e fosse lui a ispirarsi a Hopkins (oltre che al blues di Chicago), probabilmente i suoi dischi Excello sono stati più influenti di quanto si possa pensare. Certo è che i due erano senz’altro pari per quanto riguarda la massiccia dose di coolness.

Lightnin' Slim's Excello records

Lo stesso pacchetto ricevuto da Excello il 2 giugno 1958 con questi tre (i due sul singolo più l’alt. take di My Starter) conteneva anche Farming Blues (inedito fino alla pubblicazione sul CD 3002, v. nota 1), possibile prova di Tom Cat Blues, anch’esso nella stessa spedizione ed entrambi visti nel precedente articolo, uscito su un singolo del 1960. L’ultimo di questo invio, Blues at Night, forse registrato ben prima del maggio 1958 a cui sembra appartenere il resto, uscì ancora più tardi, nel 1963, lato A del singolo 2240. (4)
Blues all night / and you worry me all day long, dice Slim in questo ficcante passo lento che rimanda a Hopkins per il modo in cui usa le corde basse, creando insieme alla voce risonante, all’armonica sospesa e al tintinnare di cimbali (forse di Roosevelt Sample) un’atmosfera cupa e immutabile, paludosa come il territorio circostante.
Lightnin’ Hopkins riprese dopo Slim anche It’s Mighty Crazy, unico brano in comune con la precedente compilazione, qui in un’alternativa leggermente più lenta e parole un po’ diverse, alla fine simile ma con resa differente. Nel precedente articolo ho accennato alla stranezza della scelta di Miller dell’altra versione per la pubblicazione sul singolo data la falsa partenza (apparentemente non rimossa), tuttavia questa è meno convincente, e c’è fluttuazione nel volume del suono. Lo stile vocale aspro e ironico ricorda Wolf; il testo è ammiccante e dalla natura molto sudista, divertente, probabilmente originato da Rubbing on That Darned Old Thing (Rub That Thing) di Lovin’ Sam Theard (1934), che ha testo diverso ma è incentrato sullo stesso tema e attività, il “rubbing”: (5)

You know I love the way she got to rubbin'
I believe her rubbin's awful fine
I'm so crazy about the way she keep a-rubbin'
Cause every now and then it run across my mind
The way she rub it, it's mighty crazy
Just to keep on rubbin' at the same ol' thing

(...)

You know I had on some ol' dirty clothes
Standing by a tub
She pulled me right down in it
And she began to rub, it's mighty crazy
Just a keep on rubbin' at the same ol' thing

L’attività è così piacevole che Slim sostituisce il suo solito incitamento (“Blow your harmonica, son!”) con “Well let’s rub!”. Il brano è accreditato a “Williamson”, senza dunque specificare che si tratta di John Lee Williamson, che pubblicò Rub a Dub, dal quale è più probabile che Slim abbia preso data la somiglianza e la vicinanza del disco agli anni delle sue prime esibizioni rispetto a quello di Theard, ma non so se in mezzo ci sono state altre versioni. Faccio notare che Hopkins pare invece ispirato da Slim (idem, non sapendo se c’è altro in mezzo), dato che nelle versioni Theard e Williamson non c’è il chorus con “It’s mighty crazy” o varianti (e nemmeno la parola “crazy” di per sé) presente in Slim e mantenuto da Hopkins anche nei suoi vari cambi di titolo (Ain’t It Crazy, It’s Mighty Crazy, The Crazy Song).
I’m Leaving You Baby e Feelin’ Awful Blue furono il disco Excello 2150 del 1959; il primo titolo qui in un’alternativa inedita con riff d’armonica e chitarra ripetitivi, ipnotici. Ricorda un Wolf ancora memphiano, downhome, soprattutto nel portamento ritmico: fu l’unico brano ricevuto a Nashville il 12 gennaio 1959, in tre versioni. Il secondo risale al pacchetto del 1956 (v. prima parte), ricevuto “c. August 1956”, attribuito alla prima apparizione di Lazy Lester come suo accompagnatore (ma ricordo che stessa spedizione non significa stessa sessione), ed è il rifacimento con altre parole di uno dei brani galeotti incisi per Ace di Johnny Vincent nel 1955, Bad Feeling Blues, a sua volta ripreso da Woke up Feelin’ Bad registrato agli inizi dell’avventura di Hicks a Crowley (1954) quando Miller lo pubblicava su Feature, forse nella seconda sessione (Clement all’armonica e Drake alla batteria, v. primo art.), inedito fino all’uscita su Flyright. (6)
È un lento blues dell’abbandono in cui Slim si descrive a terra con una potenza vibrante e sommessa, da leone ferito e in gabbia, solo attraverso la sua voce gravida e la chitarra che si limita a commenti taglienti, con l’aderente sostegno dell’armonica e della batteria cadenzante con maestria il passo affannoso del protagonista.

Lightnin' Slim's records on Cash Box

Anche Sweet Little Woman è un’alternativa inedita, la cui altra versione uscì sul singolo 2160 del 1959. È un evidente rifacimento di Rock Me Mama (il suo primo singolo in assoluto, su Feature) con testo diverso e inserimento di stop-time, probabilmente del 1956, ma entrambe le versioni tenute da parte immagino proprio per la connessione con Rock Me Mama, ricevute da Excello solo nel luglio 1959. Episodi come questo dimostrano che non bisogna basarsi esclusivamente sull’anno di uscita del disco per sentire come Lightnin’ suonava in un determinato periodo o, meglio, come suonavano i suoi dischi in un determinato periodo dato l’importante fattore dello studio di Crowley.
Il retro presentava Lightnin’s Troubles, variazione di Lightnin’ Boogie, retro del sopra nominato singolo Ace (Vincent). È difatti un boogie carico di riverbero con l’effetto di un live prodotto da un trio mississippiano in un juke joint; proviene dallo stesso gruppo di quattro (“agosto 1956”) contenente anche la coppia del probabile esordio di Lester. In ogni caso auralmente si può ricondurre al 1956, e presenta una rarità per Lightnin’: un breve assolo di chitarra, purtroppo solo alla fine e inevitabilmente sfumato prima dei tre minuti (Slim ordina nel brano d’apertura di questa raccolta: Let’s fade away!).

I toni di Wolf saltano fuori con gran effetto in I Gonna Leave (o I’m Gonna Leave), ricevuto da Excello il 15 settembre 1959 in una spedizione che comprendeva gli altri brani qui seguenti (in grassetto) fino a I Just Don’t Know, non databili con precisione. Non so se è una di quelle sei registrazioni di I’m a Rollin’ Stone citate nella precedente recensione (in quella raccolta Rollin’ Stone è nella versione uscita sul singolo del 1957), ma di certo è lo stesso brano con qualche variazione, edito qui per la prima volta. In entrambe c’è l’incipit e riff di chitarra apparentemente inaugurato da Lonesome Sundown nel 1956 e da lì ricorrente nei suoi slow blues seguenti, di cui ho parlato nell’articolo a lui dedicato e nel precedente su Slim, formando una sommaria catena che va dal Catfish Blues di Petway alle riprese di Muddy Waters (Rollin’ Stone e Still a Fool).
Il Rooster Blues presente qui è un take alternativo (più veloce della prima versione Long Leanie Mama) del successo di Slim (Excello 2169) che, come detto sopra, all’inizio del 1959 divenne l’unico suo singolo a entrare nella classifica rhythm and blues nazionale (al 23º), motivo per cui Excello pubblicò subito un album omonimo, il primo di Slim e anche per l’etichetta credo (Excello LP 8000). La batteria mi sembra la stessa di Feelin’ Awful Blue e di I Gonna Leave (Warren Storm?), la chitarra fa il basso e la voce assume toni aspri e scavati, effetto che in Slim è più sottile e canzonatorio rispetto a quello viscerale e potente del massiccio bluesman di West Point, Howlin’ Wolf, che qualche anno più tardi registrerà con successo la sua versione del “mito” inerente il piccolo gallo rosso in visita alla piccola gallina rossa. Un’altra sorella gemella è We Gotta Rock Tonight.

Il retro di Rooster era G.I. Slim, canzone patriottica con il riff di I’m a Man (da Bo Diddley o da Muddy Waters), forse perché quel ritmo ben s’abbina al tipo di marcia cantata eseguita dai soldati in call and response con il loro superiore, anche se qui non si tratta di rime dal facile impatto ma di un testo inusuale in verso libero. G.I. è l’acronimo che designava i soldati impegnati al fronte, poiché l’attrezzatura e l’abbigliamento militare portava quella sigla, stante per Government Issue.
Il G.I., cioè il soldato, entra nella narrazione blues di solito nell’ambito di due “macro” significati: o viene ringraziato dal bluesman per essere lontano, insieme a tanti altri baldi giovani, lasciando così molte donne sole e magari disponibili con lui, (7) o al contrario è mal sopportato perché quando è in congedo e va in giro con l’uniforme gli ruba la donna facendo leva sul fascino della divisa. In Lightnin’ Slim, We Gotta Rock Tonight (3) si può sentire un aspetto simile a quest’ultimo: nel lento Soldier Boy Blues vuole unirsi all’esercito solo per impressionare la sua ragazza, attratta dal genere ogni volta che un flying-boy sergeant si fa notare in giro.
Qui invece Slim mostra inusuale patriottismo (ma il brano è accreditato a Miller) però sempre con risvolto personale, cioè incontrare Krusciov e pure il defunto Hitler per dirgli cosa pensa di loro. Val la pena riportare il testo così come lo esegue qua, anche se qualche punto non mi è chiaro; il riferimento va alla seconda guerra mondiale, e alla conseguente guerra fredda:

Now I want all you young chicks
An' grown up hens
I jus' wanna tell you
About where I been
From coast to coast
To the golded gates of Maine
I chat with the Queen May [?]
An' I shot George with the King [?]
I heard Hitler said President Roosevelt "We got the fastest plane in the world"
I heard President Roosevelt say "It ain't so 'cause we got plane clamp like a squirrel"

That's why goin' to join the Army
Just like any good boy should
I wanna ol' man Hitler to know
That po' Lightnin' didn't mean him no good

Now when they raised the white flag
And all of us came home
I thought that I would settle down
And no more would have to roam
Now I stand out there's more trouble
With the Russians over there
That fellow man they call Krusciov
Don't want to do it fair

So I'm goin' to join the Army
Just like any good man should
I wanna show ol' man Krusciov
That po' Lightnin' don't mean him no good

Drifting Blues è un altro inedito qui per la prima volta e porta i crediti di Brown, Moore, Williams; Johnny Moore lo scrisse e registrò con i Three Blazers facendone un successo negli anni 1940.
È presente un’alternativa nel vinile Flyright Lightnin’ Slim, Trip to Chicago (8) della quale si dice che arriva da un nastro sopra il quale c’erano altre canzoni come I’m Goin’ Join the Army (poi pubblicata come G.I. Slim), I Just Don’t Know e We Gotta Rock Tonight, e che quindi potrebbe datare 1960, suggerendo Kenneth ‘Sam’ Sample alla batteria (aka Roosevelt Sample). Se si tiene presente che We Gotta Rock Tonight è di fatto un altro take di Rooster Blues, questa dichiarazione può valere in quanto come titoli coincide con quanto sopra detto (dalla discografia Sax) sul “pacchetto” ricevuto il 15 sett. 1959 di cui stiamo esaminando il contenuto fino a Just Don’t Know, ma con il 1960 non ci siamo, e Sample alla batteria contrasta con ciò che di lui si sa o si ritiene di sapere, e cioè che a quella data era in servizio militare (v. Roosevelt Sample), anche se naturalmente tutto è possibile. Potrebbe quindi essere Warren Storm. Nella discografia Sax una nota dichiara che quel Drifting Blues su Flyright non è lo stesso brano pubblicato qua, ma non è del tutto così.
È vero che è un altro brano perché il testo è diverso (ed entrambi sono diversi da quello di Moore, se non in questo qui il “drifting, just like a ship out in the sea”), ma l’andatura da blues lento è più o meno la stessa, e al massimo cambia un po’ l’intonazione di Lightnin’ adattandosi al testo, e qualcosa nella melodia dell’armonica. Spesso gli alternate take di Lightnin’ sono varianti in quanto il testo è quasi sempre diverso, e quello si può considerare una variante più che un altro brano in toto, e anche se l’associazione è più immediata per via dello stesso titolo la sostanza non cambia. Si scovano anche con titoli diversi naturalmente, e infatti ne ho sentito un altro in Lightnin’ Slim, We Gotta Rock Tonight (3) come It Been a Long Long Time, qui però un alt. take quasi puro del Drifting Blues sull’altro Flyright (e viceversa).

Otis Hicks at the piano in Chicago, 1971
Lightnin’ Slim a Chicago, 29/1/71

Il breve I Just Don’t Know (appena due minuti) uscì come lato A del singolo 2195 (1961), ispirato dal I Don’t Know di Sonny Boy Williamson II (da non confondere con quello di Willie Mabon) nella versione sul singolo Chess nel 1957, ma a parte l’appiglio della telefonata e la frase topica del titolo, i versi sono differenti. Una voce, credo Lester, che qui suona una grande armonica, pone almeno un paio di domande (altre sembra porle lui stesso) a cui Lightnin’ ovviamente risponde I don’t know! Un’alternativa con brutto audio è presente nel vinile We Gotta Rock Tonight.
(Oltre all’originale registrato con un pezzo dell’élite Chess [Lockwood, Luther Tucker, Dixon, Below], Sonny Boy ne ha lasciato una magistrale versione lenta dal vivo all’AFBF il 13 ottobre 1963 a Bremen in Germania, con Otis Spann, Dixon, Matt ‘Guitar’ Murphy e Bill Stepney).
Il pacchetto successivo fu ricevuto il 4 aprile 1960 e uno degli episodi del nastro, Somebody Knockin’, ne divenne il lato B. Influenzato direttamente da Somebody in My Home di Howlin’ Wolf, segue la stessa andatura, con armonica che accentua l’atmosfera pendente, in riflesso al perenne sciabordio delle acque del Bayou. Sarebbe stato bene in Apocalypse Now mentre il battello scivola sul fiume. Nel vinile sopra detto è presente un’alternativa, chiamata I Hate to Leave You Baby, e un’altra in The Early Years con lo stesso titolo.
Nella stessa spedizione, Too Close Blues e My Little Angel Chile (sui CD è riportato erroneamente My Little Angel Child) divennero il tredicesimo singolo Excello (2179, 1960). Il primo è un uptempo che si rifà al Too Close Together di Sonny Boy Williamson II ma sullo stesso modello di Rooster Blues, con Lester protagonista. Il secondo, carico di eco al punto giusto, è il lento quasi parlato tipico di Slim, quello in cui fa le domande e si risponde (You know if I don’t see that woman this night / (What’s gonna happen Lightnin’?) / I’ll be forced to break these county laws). È accreditato a Miller, e mi pare possibile che si sia ispirato a Sweet Little Angel di B.B. King.

L’invio della primavera 1960 contava altri due titoli: uno è il lento Greyhound Blues, lato B sul disco 2252 del 1964, ripubblicato per la prima volta qui. È conversativo e rustico, anche se non quanto la sua origine, You Did Me Wrong Baby, su Lightnin’ Slim, The Early Years. (9)
L’altro è lo splendido Just a Lonely Stranger e pare che nelle intenzioni del produttore dovesse a tutti i costi uscire dato che lo propose in quattro differenti versioni nel corso degli anni (così dice il libretto), e questa qui uscì finalmente nel suo penultimo (ultimo con Ernie Young a capo di Excello) e ventinovesimo singolo Excello (2276, 1966), quindi almeno sei anni dopo la registrazione. Io però ne conosco solo tre, di versioni: la prima è nel primo volume, là chiamata Rocky Mountain Blues, e risale al 1956/1957, la seconda è questa presente qui, con piano in sottofondo (Katie Webster?) a differenza delle altre (forse in overdub), e la terza, Lonely Stranger (1963), è nel terzo volume (Wintertime Blues); le due inedite sono uscite poco prima nel CD Excello 3002 (I’m Evil, Rare and Unissued…). Sono molto simili, ma qualche piccola differenza non solo nei versi conferma che sono tre registrazioni distinte. Qui l’accredito va a Miller, mentre negli altri due CD è correttamente segnato Bill Gaither, autore di Rocky Mountain Blues.
Strano che sia stato scelto il lento ed equivalente Goin’ Away Blues come retro, appartenente a un gruppetto di tre ricevuto il 3 ag. 1960, ma dato che anche questo aspettò diversi anni è probabile che per tutti e due sia valsa la volontà di farli uscire prima dell’imminente cambio ai vertici Excello.
Gli altri due invece uscirono subito sull’Excello 2186 del 1960. Sul lato A Cool Down Baby, variazione di Rooster Blues con bel solo d’armonica mentre Slim lavora su toni bassi, dall’altro il bellissimo, ipnotico Nothin’ but the Devil, in cui rispuntano gli echi mannari nella voce di Slim, e di nuovo un’armonica eccellente. Di quest’ultimo si trova un altro take in Lightnin’ Slim, Trip To Chicago, e forse la sessione fu la stessa di Watch the Sun when It Rise, una versione di Goin’ Away Blues. In teoria dovrebbe esserci Lester all’armonica, ma per tutti e tre ho il sospetto, a orecchio, che possa trattarsi di Slim Harpo.

Il nastro arrivato il 21 giugno 1961 conteneva le tre tracce che chiudono questo dischetto, di cui una coppia andò sul singolo 2203 del 1961: I’m Tired Waitin’ Baby / Hello Mary Lee, entrambe su di tempo, con un bel tiro, e la stessa formazione. Se è Slim che suona sulla chitarra un basso costante, allora c’è un’altra chitarra che fa la ritmica e gli assolo. (10) Mary Lee in più ha quel tipo di percussioni legnose di solito attribuite a Lester, e se è lui da qualche parte è in overdub perché in entrambi i lati primeggia sull’armonica in un registro alto. Quest’ultima è la più veloce delle due, ed è un’ottima copia d’autore: My Girl Josephine di Fats Domino era uscita solo un mese prima.
Anche la terza traccia, il lento Death Valley Blues, sembra dalla stessa sessione, data la seconda chitarra. S’ispira al vecchio brano di Arthur Crudup, ma nello stile ricorda Lightnin’ Hopkins (con il cambiamento di voce alla Wolf). Fu pubblicato più tardi, sull’ellepì Excello 8011 del 1969.
I brani di questi primi anni Sessanta appaiono sicuramente più moderni, ma sono sempre diretti, essenziali, e mantengono la ruvidezza tipica di Lightnin’ Slim. Ascoltando la produzione Antone’s di Lester ci si rende conto di quanto di questa collaborazione con Slim l’armonicista abbia portato nel nuovo millennio, rimanendogli nelle vene anche a distanza di decenni, così com’è successo a Hubert Sumlin rispetto all’unione con Howlin’ Wolf.

A.C. Reed, Lightnin' Slim, Phil Guy in Chicago
Da sin. a dx: A.C. Reed, Lightnin’ Slim e Phil Guy – Chicago, 29/1/71

Nell’LP Flyright (533) Lightnin’ Slim, Trip to Chicago, c’è un episodio autobiografico dal titolo omonimo offrente il retroscena di un viaggio a Chicago che potrebbe essere stato fatto nel novembre 1960. È un semi-parlato sopra il riff wolfiano di Somebody Knockin’ (come detto, indicato sulle scatole dei nastri anche come I Hate to Leave You e I Hate to Quit You Baby), narrante il tour di un gruppo di artisti di Miller verso la Windy City, con un dialogo tra Lester e Slim. Strano come anche per questo episodio poco commerciabile furono richiesti più take.
Il primo è il più spontaneo, nel secondo il dialogo è stato riordinato ma entrambi inciampano nelle parole, il terzo presenta una strofa totalmente diversa. Il dialogo nel secondo identifica un’altra delle nove persone che fecero il viaggio “lungo tre giorni e tre notti”: il fratello piccolo di Carol Fran, Bobby, che suonava il sax tenore. C’erano anche Slim Harpo e un altro chitarrista, forse un bassista dato che oltre a Lightnin’ anche Lonesome Sundown era presente, e il “bus” era il nuovo furgone Volkswagen di Miller; J.D. era orgoglioso che fosse il primo in Louisiana – suo padre andò fino a New Orleans per prelevarlo dalla banchina del porto.
Comunque la trasferta non fu il successo sperato. Slim non si fece illusioni e fu “tanto contento di essere tornato a casa” dopo “uno dei più miserabili viaggi”, preferendo suonare per i compaesani nelle cittadine della Louisiana e del Texas. Jay Miller ha ricordato con tristezza che nei club di Chicago invece di fare la loro musica per la maggior parte suonarono gli ultimi successi di B.B. King, ciò che il pubblico voleva sentire.

Negli anni 1960 l’assenza di Lester in qualche sessione e la crisi del mercato del blues furono i primi segnali di declino, con il produttore che nel 1964 tentò arrangiamenti pop cercando di stimolare le vendite, senza fortuna. Otis Hicks continuò a registrare per Miller fino al 1965, periodo in cui il blues subì una flessione a favore di stili più moderni, come il soul, aderente ai tempi e alle conquiste sociali degli afroamericani, mentre al contrario in Europa riscuoteva grande successo e diffondeva molta influenza l’American Folk Blues Festival, da cui però i bluesman della Louisiana erano esclusi.
Nel 1966 Ernie Young vendette Excello, ma la fine per Hicks arrivò quando distrusse uno dei furgoni di Miller; temendo ripercussioni e non osando presentarsi di fronte al capo optò per un taglio netto. (11) Diede il suo equipaggiamento a Roosevelt Sample e si trasferì a Detroit lasciando per sempre la Louisiana. Successivamente trovò lavoro presso l’International Lock, Pipe and Junk Co. con sede a Romeo, nel Michigan, rimanendovi per tre anni. Si spostò poi non molto lontano, a Pontiac, dove la sorella di Slim Harpo aveva una casa con camere ammobiliate che dava in affitto, in cui anche Lazy Lester soggiornò.
Nel 1968, con l’occasione di una visita alla sorella, Harpo distolse Lightnin’ dalla fabbrica e lo portò a New York con lui per una serie di gig nel famoso locale di Steve Paul, The Scene, per un periodo di un mese circa (ne parlo più in dettaglio nel secondo articolo su Harpo), ma poi i due Slim tornarono a Pontiac. Almeno in un’occasione Buddy Guy condivise il loro palco. (12)

Nel 1970 firmò un contratto direttamente con la nuova Excello (come aveva già fatto Slim Harpo) e nel 1971 uscì un album, High and Low Down (Excello 8018), prodotto e arrangiato in “grande” (da Jerry Williams Jr) a Sheffield, Alabama, nello studio Quinvy con una band estesa, compresa una sezione fiati fuori luogo, e arrangiamenti altrettanto stranianti e ignari di Lightnin’, sommerso e affondato non solo a millemila miglia di distanza dalle sonorità e dalla sostanza del materiale di Crowley, ma da un qualsiasi aspetto della sua natura, poco incline a sovrastrutture sonore. L’album portava perfino le note di B.B. King, ma Excello a fatica recuperò i costi dell’operazione. Ne fu estratto un singolo nel 1972, il suo trentesimo per la Casa, Good Morning Heartaches / My Babe. Attenzione quindi a non incappare in una delle riedizioni di questo vinile in CD, intitolate Hoodoo Blues (ad es. di Prestige, 1993, Classic Sound, 1994, e altre, 1999, 2002…), tra l’altro maggiorate da una traccia in più che è però la stessa Bad Luck Blues già presente nel disco.
Ebbe un’ultima fase intensa grazie a Fred Reif, che s’interessò a lui dal 1970 e lo fece suonare in ambiti importanti. S’esibì regolarmente nella zona di Ann Arbor partecipando anche al rinomato festival nel 1972, stesso anno in cui venne per la prima volta in Europa, al Festival di Montreux; Lester non fu trovato, così fu Whispering Smith il suo accompagnatore nei diciotto mesi in cui fece più di un viaggio nel vecchio continente. Sul doppio vinile che ne fu ricavato (Lightnin’ Slim, Whispering Smith, Doctor Ross, Jimmy Dawkins, Bessie Griffin – Blues Night, Live from Montreux [Verve, 1972]), prodotto da Mike Vernon e registrato da Nashboro/Excello, con il supporto degli Aces più il pianista Lafayette Leake, il suo set è il più consistente per numero di brani. È convincente nei suoi, meno negli episodi più noti che pesca da altri (Jimmy Reed, Muddy Waters), che non gli si addicono e paiono proposti solo per il nuovo pubblico di giovani bianchi, davanti al quale forse ora si sente più confidente, ma tradendo un po’ la sua natura e la sua autostima. Anche ‘Whispering’ Smith esegue un brano come solista, con il suo impressionante vocione.

Peggio però è il (solito) trattamento di “modernizzazione” fuorviante e scadente a cui l’inglese Vernon sottoponeva i bluesman americani sui quali riusciva a mettere le mani in studio per la sua Blue Horizon (a meno che non ci fossero certi fattori “cuscinetto” che ne impedivano la piena realizzazione): purtroppo ci casca anche Lightnin’ e si sente con dolore nel vinile London Gumbo (1972). “R&B” leggero, obsoleto e stantio oggi come allora, arrangiamenti eccessivi, iperstrumentazione, non so se direttamente durante le sessioni in studio o, come era capace di concepire l’incomprensibile mente del produttore, con pesanti sovraincisioni a fine registrazione, magari all’insaputa del musicista titolare (come fece con Otis Spann).
Meno male che almeno viene ancora in tour in Europa e se ne può sentire una piccola testimonianza (due brani) del 1973 in un album con Whispering Smith, Washboard Willie, Boogie Woogie Red, Snooky Pryor e Homesick James registrato nell’ambito dell’American Blues Legends di quell’anno per il promotore e produttore Jim Simpson di Big Bear Records (American Blues Legends ’73).
Nel luglio del 1974 Reif ricevette la notizia del ricovero di Slim all’Henry Ford Hospital di Detroit per un tumore allo stomaco, ma quando lo vide era già in brutte condizioni e non del tutto cosciente. Morì pochi giorni dopo, il 27 luglio, e fu sepolto nella fredda Pontiac, non nella calda Louisiana dove esattamente vent’anni prima aveva dato un’iniziale identità allo swamp blues.

(Fonti: Note di Fred Reif a Lightnin’ Slim, It’s Mighty Crazy!, Ace Records Ltd. CDCHD 587, gennaio 1995; Note di Dave Sax a Lightnin’ Slim, Nothin’ but the Devil, Ace Records Ltd. CDCHD 616, ottobre 1995; John Broven, South to Louisiana: The Music of the Cajun Bayous, Pelican Publishing Company, Gretna, LA, 1983; Vari album della serie The Legendary Jay Miller Sessions, Flyright Records, ove indicati; Lightnin’ Slim Excello Discography by Dave Sax in Lightnin’ Slim, Winter Time Blues, The Later Excello Rec. Sessions, Ace Records Ltd CDCHD 674, 1998).


  1. In Lightnin’ Slim – I’m Evil, Rare and Unissued Excello Masters, vol. one, AVI CD 3002, 1994.[]
  2. Secondo Wirz, sito utile in generale anche se non molto affidabile nel particolare, dipendendo dalle fonti dalle quali pesca.[]
  3. Vol. 47, serie The Legendary Jay Miller Sessions, FLY LP 612.[][][]
  4. Il B, Don’t Mistreat Me Baby, è in Winter Time Blues (Ace Records CDCHD 674).[]
  5. Antecedente meno sofisticato e meno catartico dello “scratching” di Slim Harpo…[]
  6. In Lightning Slim, The Early Years, Vol. 5, serie The Legendary Jay Miller Sessions, FLY LP 524.[]
  7. In questo senso rovesciato ce lo racconta Slim Harpo, dove è lui il G.I. al fronte e in Jody Man, così chiamato in gergo, ce l’ha con l’uomo che a casa si diverte, in particolare con la sua donna.[]
  8. Vol. 12, serie The Legendary Jay Miller Sessions, FLY LP 533.[]
  9. Vol. 5, serie The Legendary Jay Miller Sessions, FLY LP 524.[]
  10. Nelle note della raccolta Winter Time Blues, Dave Sax afferma che la prima apparizione del basso elettrico (Bobby McBride) in un disco di Lightnin’ è in You Move Me Baby, del 1964.[]
  11. Anche negli anni Sessanta il rapporto tra artista e discografico poteva essere speculare a quello precedente tra mezzadro e proprietario nelle piantagioni. Ricordo di aver letto nell’autobiografia di B.B. King qualcosa di simile: King da giovane scappò dalla piantagione e non vi fece ritorno per paura di affrontare il padrone dopo un danno al trattore in dote, nonostante tra i due ci fosse un rapporto di stima.[]
  12. Buddy Guy, cresciuto sulla scena di Baton Rouge, tra le sue prime influenze ha sempre menzionato Lightnin’ Slim.[]
Scritto da Sugarbluz // 7 Febbraio 2012
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3 risposte

  1. Mark Slim ha detto:

    Non c’è due senza tre, quindi, visto che siamo anche nel periodo giusto, ci vuole la recensione di “Winter Time Blues” – ACE… Li ho presi e devo dire che Lightnin’ Slim era veramente THE MAN… La chitarra che ha nella copertina del disco è una Fender Jazzmaster piena di bottoni come piace ai “mori”… ci sono foto di Slim con una Epiphone? Anche la registrazione live con gli ACE deve essere interessante!!!

  2. Sugarbluz ha detto:

    Guarda la copertina di It’s Mighty Crazy, la precedente recensione. La foto risale circa al 1957, e suppongo l’abbia usata soprattutto nei primi anni.
    Invece la foto di questo disco dovrebbe risalire agli anni ’60 viste la chitarra e la cotonatura dei capelli…

  3. Mark Slim ha detto:

    … non ti sfugge nulla!!!

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