Memphis, Tennessee – pt 5

(Graceland, Days Inn)

Graceland, 3764 Elvis Presley Boulevard, Memphis. A meno che non si sia irriducibili di Elvis, il dubbio può salire a chi atterra nella River City in cerca di reperti aventi a che fare con la musica: Graceland val la pena? Non è meglio risparmiare tempo e denaro?
Che piaccia o no, Elvis è stato un erede genuino della musica che amiamo, ha ispirato intere generazioni e continua a farlo, ha dato vita e colore a un’epoca irripetibile, ha letteralmente impersonato il rock ‘n’ roll, e se non ci fosse stato bisognava inventarlo: in questa casa è vissuta e morta una leggenda della musica moderna.

Graceland, Elvis Presley's mansion in Memphis, Tennessee

Non sono riuscita a far meglio con il fronte della magione: una generalessa incitava a proseguire, quindi ho scattato camminando. I tour sono perfettamente organizzati; c’è molta gente per l’Elvis Week ma è ben distribuita, si riesce a vedere tutto tranquillamente e ci si può attardare. Qua fuori però non fan sostare, a meno che non si abbia un VIP tour.

Graceland, stairs in the hall at Elvis Presley's mansion, Memphis, TN

Graceland risale al 1939 ed è inserita nel National Register of Historic Places. Aveva già questo nome quando Elvis l’acquistò da celebrità nel 1957, a soli 22 anni, per la sua famiglia, e anche se in realtà lui non ci visse per lunghi periodi la considerò sempre “casa” fino alla fine, avvenuta solo vent’anni dopo. (1)
Le scale al piano superiore (chiuso al pubblico) sono rivestite di moquette bianca. A parte gli arredi kitsch, ricercati o in sfarzoso stile vecchia Hollywood, come struttura nuda la singola dimora di per sé appare anche modesta e di discreta eleganza per una star che ha venduto almeno un miliardo di dischi. Del resto, originariamente era una fattoria.

Graceland, living room and music room at Elvis Presley's mansion in Memphis, Tennessee

Il salotto utilizzato spesso come foyer, dove le persone in visita attendevano. Vista sul pianoforte a coda nella Music Room e giochi di luce sul soffitto. La sistemazione delle stanze e gli arredi fanno riferimento al periodo fine anni 1960 / inizio anni 1970.

Graceland, living room at Elvis Presley's mansion in Memphis, Tennessee

Foto dei genitori, ai quali era molto legato, soprattutto alla madre. Il giro è self-guided con iPad interattivo, comprensivo addirittura di lingua italiana, che localizza la posizione offrendo automaticamente la descrizione della stanza, e altri contenuti a richiesta relativi a punti particolari. Si possono anche selezionare foto da spedire via email, o salvare contenuti da rivedere in seguito. Elvis 2.0.

Graceland, parents' bedroom at Elvis Presley's mansion in Memphis, Tennessee

Camera dei genitori

Graceland, dining room at Elvis Presley's mansion, Memphis, TN

Sala da pranzo

Graceland, kitchen at Elvis Presley's mansion in Memphis, Tennessee

Cucina. “Polpettone tutte le sere per sei mesi”, dice Priscilla in cuffia. Se il pavimento moquettato non vi ha distratto troppo, avrete notato il microonde: alla fine degli anni 1960 in USA c’erano già versioni casalinghe, anche se costose; Elvis lo comprò per mille dollari.

Graceland, TV room at Elvis Presley's mansion, Memphis, TN

È un pugno negli occhi la TV Room, al piano inferiore. Tre televisioni affiancate per seguire tre canali contemporaneamente, idea passatagli dal Presidente Lyndon Johnson. Elvis aveva un debole per la TV e le armi. Il soffitto è tutto specchio, e in parte anche di lato. A destra dell’entrata c’è un bar, sempre con pareti a specchio, a sinistra un camino moderno. Tutte quelle scimmie sparse per casa sono inquietanti.

Graceland, pool room at Elvis Presley's mansion in Memphis, TN

Pool Room, rivestita completamente di tessuto. Da far girare la testa.

Graceland, pool room at Elvis Presley's mansion in Memphis, TN

Forse è questa del biliardo la stanza più kitsch di Graceland. La Jungle Room è un tripudio kitsch, però almeno ha finestre: si può sempre guardare fuori e non è così opprimente. In un angolo il biliardo è stato rovinato da un amico, ed è rimasto così.

Graceland, jungle room at Elvis Presley's mansion in Memphis, TN

Jungle Room. Moquette sul pavimento e sul soffitto, legni intarsiati.

Graceland, jungle room at Elvis Presley's mansion, Memphis, TN

Ideale per giocare a scova l’intruso

Graceland, jungle room at Elvis Presley's mansion, Memphis, TN

C’è pure una cascatella. In origine questo spazio era aperto essendo l’accesso esterno al piano interrato.

Graceland, jungle room at Elvis Presley's mansion, Memphis, TN

Negli anni Sessanta si trasformò in veranda e qualche anno dopo fu chiusa del tutto e diventò questa stanza che Presley arredò nel 1974 ispirandosi alle amate Hawaii.

Office at Elvis Presley's Graceland mansion, Memphis, TN

A parte il ritratto a destra con Il Re più grassottello, vige ovunque l’Elvis giovane e bello. Questo era l’ufficio da dove Vernon Presley cercava di salvaguardare gli affari personali, finanziari e relazionali del figlio, e altro, quindi la gestione di Graceland e del complicato entourage di amici, parenti e tuttofare attorno a Elvis (la cosiddetta “Memphis Mafia”), ma in fondo riuscì soprattutto a proteggere se stesso. Temeva di perdere tutto e di tornare in povertà, come ai tempi in cui fu rinchiuso (nel penitenziario di Parchman) per aver falsificato un assegno da quattro dollari, quando Elvis era solo un bambino.
La gestione della carriera invece era in mano all’inesorabile Colonnello Parker in ogni singolo aspetto decisionale, artistico, contrattuale, promozionale. Parker era in grado di far fruttare per bene la sua macchina da soldi (Elvis) e di manovrare a puntino i meccanismi necessari per ottenere il massimo; ciò che faceva Elvis di sé, della sua vita, del denaro e di tutto ciò che non interferiva direttamente con gli affari, non gli interessava affatto. Sapeva che anche da morto avrebbe fruttato, solo forse non immaginava quanto.

Scale model "Elvis' Birthplace" at Graceland mansion in Memphis, Tennessee

Casa natale. Elvis era di umili origini. Poi a Tupelo abbiamo visto l’originale.

Backyard of Elvis Presley's Graceland mansion, Memphis, TN

Backyard

Backyard and horse fence at Elvis Presley's Graceland mansion, Memphis, TN

Recinti per cavalli

Backyard and horse fence at Elvis Presley's Graceland mansion, Memphis, TN
Backyard of Elvis Presley's Graceland mansion, Memphis, TN
Graceland, garden of Elvis Presley's mansion, Memphis, TN

C’è un percorso da seguire ma si può fare con tempi propri. Da qui si accede anche a una stanza in origine affumicatoio della fattoria, che il nostro usò come poligono di tiro.

Graceland, Trophy Building display at Elvis Presley's mansion, Memphis, TN

Esposizioni nel Trophy Building, dedicato alla ricca collezione di dischi d’oro e di platino, premi, riconoscimenti e altra memorabilia. Era pericoloso, ma non troppo, si legge qui sopra, in riferimento al suo impatto nella società dell’epoca. Al tempo in cui il suo successo esplose fu vittima di feroci crociate moralistiche (imputanti soprattutto la fisicità che esprimeva sul palcoscenico, e le mosse considerate troppo audaci) e capro espiatorio del presunto degrado della società civile riflesso nelle giovani generazioni.

Sun Years display, Trophy Building, Elvis Presley's Graceland mansion, Memphis, TN

L’inizio della storia con i cinque dischi Sun

Memorabilia, Trophy Building, Elvis Presley's Graceland mansion, Memphis, TN
"Don't Be Cruel" five golden records, Trophy Room, Elvis Presley's Graceland mansion, Memphis, TN

Ben cinque dischi d’oro per Don’t Be Cruel, vale a dire cinque milioni di dollari.

Trophy Room at Elvis Presley's Graceland mansion, Memphis, TN

Sfilza di dischi d’oro e di platino nella Trophy Room

Trophy Room at Elvis Presley's Graceland mansion, Memphis, TN
Gift from RCA to Elvis for the sale of fifty million records between 1956-1960 (at Graceland mansion)

Regalo di RCA per la vendita di cinquanta milioni di dischi nel periodo 1956/1960

Garden of Elvis Presley's Graceland mansion, Memphis, TN

Altre vedute del giardino

Garden and backyard of Elvis Presley's Graceland mansion in Memphis, Tennessee
Garden and backyard of Elvis Presley's Graceland mansion in Memphis, Tennessee
South view of the neighborhood from Elvis Presley's Graceland mansion in Memphis, Tennessee

Vista sul vicinato

Horse at Elvis Presley's Graceland mansion in Memphis, Tennessee

Dopodiché si entra nel Racquetball Building, sul retro (sotto, l’atrio). Costruito nei primi anni 1970, era l’area relax / sport / divertimenti e includeva sala pesi, campo da racchettoni, spogliatoi e Jacuzzi.

Racquetball lobby area at Elvis Presley's Graceland mansion in Memphis, Tennessee

Sono colpita dalla sobrietà qui: impianto per la musica e pianoforte verticale. Dicono sia l’ultimo suonato da Elvis (al piano superiore non visitabile c’è un organo).

Racquetball lobby area with pinball at Elvis Presley's Graceland mansion in Memphis, Tennessee

Subito smentita (la sobrietà) da questa visuale che rivela flipper e attrezzi da ginnastica. L’area racquetball ora è l’esposizione di una quantità incredibile di riconoscimenti, molti postumi.

Awards in the Racquetball Building, Elvis Presley's Graceland mansion in Memphis, Tennessee
Awards and jumpsuits in the Racquetball Building, Elvis Presley's Graceland mansion, Memphis, TN
Elvis Presley's jumpsuits, Racquetball Building, Graceland, Memphis, TN

Due degli iconici jumpsuit, inaugurati a Las Vegas.

Elvis Presley's jumpsuits, Racquetball Building, Graceland, Memphis, TN
Elvis Presley's jumpsuit, Racquetball Building, Graceland, Memphis, TN
Elvis Presley's jumpsuit, Racquetball Building, Graceland, Memphis, TN
Elvis Presley's jumpsuit, Racquetball Building, Graceland, Memphis, TN
Racquetball Building, Elvis Presley's Graceland mansion, Memphis, TN

È l’area dedicata all’ultima parte della sua carriera e vita, anni 1972-1977.

Racquetball Building, Elvis Presley's Graceland mansion, Memphis, TN
Meditation Garden at Elvis Presley's Graceland mansion, Memphis, TN

Conclusione nel Meditation Garden, luogo di sepoltura di Elvis e dei familiari più stretti. La statua grande era il monumento a Gladys Presley nel luogo in cui originariamente fu sepolta, il Forest Hill Cemetery, in cui dapprima andò anche Elvis.

Meditation Garden at Elvis Presley's Graceland mansion, Memphis, Tennessee

Fu Vernon a far trasferire qui entrambe le salme per ragioni di sicurezza, nell’ottobre 1977.

Jesus statue, Meditation Garden at Elvis Presley's Graceland mansion, Memphis, Tennessee

Il Gesù regalo di Natale di amici

Elvis Presley's grave in the Meditation Garden at Graceland mansion, Memphis, TN

Tomba di Elvis Aaron Presley

Presleys' graves in the Meditation Garden at Graceland mansion, Memphis, TN

Alla sua sinistra il padre e la madre, a destra la nonna paterna. Di lato alla tomba della madre c’è una targa commemorativa per Jessie Caron Presley, il gemello nato morto.

Presleys' graves in the Meditation Garden at Graceland mansion, Memphis, TN

Nonna Minnie Mae è stata l’ultima a entrare nel Giardino a quasi novant’anni, sopravvivendo quindi alla nuora, al nipote e al figlio. Tutto attorno è pieno di omaggi e di messaggi.

Gifts in Meditation Garden at Elvis Presley's Graceland mansion, Memphis, Tennessee
Swimming pool at Elvis Presley's Graceland mansion, Memphis, TN

Nel nostro biglietto Platinum erano comprese altre attrazioni, come il museo delle automobili, gli archivi e varie esposizioni, ma abbiamo soprasseduto.
È stato tra il verde di Graceland che per la prima volta ho sentito quelle che poi ho bollato come “cicale di Elvis”. Emettono un suono diverso dalle nostre e questo penso sia normale essendo cicale americane, ma in seguito le sentirò anche e solo negli altri luoghi in cui avrò a che fare con Elvis. Persecuzione, messaggio, presagio?
Fossi una fan sfegatata potrei considerarlo un suo richiamo, qualcosa che voleva dire, o forse stava solo cantando evocato da quei luoghi ricchi di sue memorie; non lo sono, ma l’ho pensato lo stesso naturalmente. Muovendosi da un posto all’altro in poco tempo accadono molte cose, e alcune sembrano legate da più che fatalità. Si può perdere la trebisonda, oppure al contrario si acquista la supervista, il superudito…

Days Inn near Graceland, Memphis, TN

Più di due settimane dopo, una prenotazione fatta al volo dal cellulare per l’ultima sosta a Memphis ci riporta sull’Elvis Presley Boulevard. Senza volerlo dopo aver girato il Mississippi siamo di nuovo a due passi da Graceland, visitata il terzo giorno, ma ora siamo agli sgoccioli, in fase di ritorno. Questa pink Cadillac targata Elvis Presley 3023 ci precede lenta con la freccia di svolta lampeggiante, sembra andare dove dobbiamo andare noi, anzi ci guida letteralmente all’entrata del Days Inn (che non consiglio a meno che non vogliate un’esperienza pittoresca).

Days Inn near Graceland, Memphis, Tennessee

Quando scendo rimango senza parole e quando entro ancora di più. Non solo c’è Elvis in varie forme statiche o interpretato in carne e ossa, ma anche un folto gruppo di pensionati appena arrivati in torpedone, contenti e colorati, ai quali si legge in faccia motivazione, quale che sia. Qualcuno si accorge del mio stupore e mi sorride felice. La receptionist invece è nervosa e magra e dirige con piglio autoritario, indaffarata a sistemare tutte quelle persone, e sembra più vecchia di quel che probabilmente è.

La camera è abbastanza opprimente, umida, sa di chiuso e vecchio e l’aria condizionata funziona male. Dà l’impressione che nessuno ci abbia messo piede da tempo, soprattutto gli addetti alle pulizie. La porta d’ingresso è mezza rotta, non si chiude davvero se non la si tira forte. Tutto sembra fermo agli anni Sessanta, ma non nel senso buono. È al secondo piano sul retro, bisogna percorrere tutta la balconata e quando sembra finita invece si gira ancora e si va fino in fondo, nel posto più remoto. La televisione sembra a circuito chiuso perché non manda altro che film di Elvis, ripetutamente. Qua Trump e Hillary non esistono, è un’isola a parte. Se ci si vuole nascondere è il posto giusto. Anche per suicidarsi.
Nel parcheggio sottostante arriva una macchina d’epoca, scende un tipo vestito in tema che poi rispunterà in un altro momento, come un attore mandato in scena. Rimane lì, si rivolge a qualcuno che non vedo.

Days Inn near Graceland, Memphis, Tennessee

La mattina dopo, invece, l’intero hotel sembra stato evacuato da tanto è tranquillo. Sono usciti tutti, anche i dipendenti, a parte qualche cliente solitario come noi.

Days Inn near Graceland, Memphis, Tennessee

Il piccolo spazio colazione-fai-da-te fa tenerezza. Meglio farla fuori, in quei posti con vetrata, divanetti, pancakes e caffé in abbondanza. Il peggio sarà la sera della partenza quando, lasciata la camera e dovendo consegnare le chiavi per andare subito all’aeroporto, abbiamo trovato la porta della reception sbarrata, nessuno dentro. Nessuna indicazione con un numero da chiamare, o una cassetta in cui lasciare la chiave. Abbiamo dovuto aspettare, e solo dopo mezz’ora è arrivata trafelata un’impiegata.

Days Inn near Graceland, Memphis, Tennessee

La vista della piscina a forma di chitarra è un sollievo, m’assale però un senso di tristezza, di universo finito alla Truman Show. Sono assillata da ondate romantico-decadenti. Una, della crudeltà di tornare a Memphis solo per dirle addio. Un’altra causata dall’effetto parodistico ed estraniante del luogo. Un’altra ancora, il forte temporale che nel pomeriggio si abbatte violento sulla città e sulle ultime ore utilizzabili.
La mattina è serena, mi lascio trascinare prima in Beale Street (è la terza volta) e in giro in macchina per la città in cerca di bandiere per soddisfare anche i desideri altrui. All’ora di pranzo mi ficco dentro Spin Street, 3484 Poplar Avenue, di cui non so dire per quanto riguarda i CD o il blues in particolare perché ho visto subito una grande collezione di vinili usati e ho passato tutto il tempo in quell’area. È molto fornito e non sono riuscita a guardare tutto; i prezzi sono la metà dei nostri, ma le condizioni dei dischi non sono sempre buone (alcuni sono in uno stato pietoso). Va da sé che sono tutte edizioni americane o inglesi.

Swimming pool at Days Inn, near Graceland, Memphis, TN

Dopo pranzo mi aspetta altro, tra cui Xanadu Music & Books, 2207 Central Ave. Sta piovendo con gusto da un po’, ma quando arriviamo al negozio diluvia (when it rains it pours!) insieme a raffiche di vento, naturalmente non ho l’ombrello e anche l’avessi non servirebbe; aspettiamo forse mezz’ora e non cambia nulla. Non si capisce se è aperto: occorre uscire dal parcheggio a piedi, costeggiare la strada trafficatissima e cercare l’entrata.
A un certo punto non resisto all’inutile gesta. Mi butto fuori e dopo un secondo sono già fradicia, giro intorno alla casa, qualche scalino e trovo la porta chiusa con cartello Please use other door, mai così inopportuno. Cerco l’altra porta, non la trovo, dentro pare buio e non rimane che tornare indietro: quindici secondi sufficienti per sembrare appena pescata dal fiume.
A fatica torniamo al motel dopo esserci fermati un po’ sotto la tettoia di un distributore insieme ad altre auto. Arriva la polizia a prestare eventuale aiuto e/o a ripararsi anche loro. Come qualcuno più o meno ha detto, “è il dannato saluto redneck di quella terra”. Bel modo di dare commiato.

È sera, passata la tempesta (odo cicale far festa), valigie fatte, ultimo decaf bevuto. Il volo è la mattina dopo alle sei e qualcosa, ma decidiamo di andare in aeroporto a riconsegnare la macchina entro mezzanotte per non pagare inutilmente un altro giorno di noleggio.
Qualche giorno prima, dagli alberi in un tramonto rosso di Tupelo, in breve visita fuori orario alla casa natale di Elvis, era uscito lo stesso fragore di cicale udito a Graceland, partendo così improvvisamente al mio avvicinarmi da sembrare registrato, come i versi degli animali nei parchi divertimento.
Sono sul terrazzo del Days Inn ad assaporare Memphis in quella serata così tersa dopo il temporale. These southern nights…
Nel parcheggio sottostante c’è solo la macchina d’epoca, e per la terza volta in piena Elvisiana sono investita da quell’ossessivo frinire, stavolta proveniente dall’angolo estremo del motel attraverso una fitta vegetazione incombente su una malandata palizzata di legno bianco stinto.
L’insieme risulta familiare e una visione mi assale, amplificata da quel suono umido senza tempo; sono di colpo traslata negli anni Cinquanta. Mentre sono sopraffatta riappare il tipo agghindato da teddy boy in abito da sera, lo vedo di spalle ciondolare verso l’auto e mi sembra di sentirlo mormorare come se fosse rivolto a me… nothing here proves that you are not in the Fifties, prima di uscire dalla mia visuale.
Grosse pale appese sopra il lungo nastro trasportatore esterno muovono la bollente aria notturna del sud, accompagnando dolcemente i pedoni dentro l’aeroporto dormiente e semideserto. I pavimenti sono tirati a lucido e la filodiffusione manda successi Stax e altre gloriose sonorità americane.
Siamo solo poche anime ad aspettare di volar via.


  1. Ci abitarono suo padre soprattutto (sua madre morì non molto dopo l’acquisto), vari parenti e amici, e più o meno Priscilla e Lisa Marie quando non erano altrove. Era qui però che tornava sempre dopo i tour, Hollywood, Las Vegas, a Natale, ecc. Memphis per lui era casa, e questa la definitiva dopo un’infanzia e adolescenza di frequenti traslochi a Tupelo come a Memphis. Nei dieci anni in cui continuò a sognare di avere un ruolo da vero attore (mentre girava un film più brutto dell’altro, con colonne sonore una più brutta dell’altra) visse spesso in California, affittando o comprando diverse case a Bel Air, Beverly Hills, Holmby Hills, Palm Springs, e alle Hawaii, oltre al colpo di testa del ranch a Horn Lake, Mississippi, in cui assecondò senza controllo l’ossessione momentanea per i cavalli e la vita country, prima di vendere tutto al ribasso pur di liberarsene alla svelta.[]
Scritto da Sugarbluz // 2 Novembre 2016
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Una risposta

  1. RENE' ha detto:

    CIAO TITTI

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