Sunflower River Blues & Gospel Festival, Clarksdale, MS

12-13-14 Agosto 2016

Sunflower River Blues & Gospel Festival, Clarksdale, MS, blues marker

Forse l’afa non si può fotografare, ma l’umidità sull’obiettivo rende una leggera patina vaporosa visibile solo in foto: nella realtà non si vede però si sente, equivalendo a una temperatura superiore ai 100° fahrenheit. È probabile che sia proprio il caldo e il periodo di metà agosto a far sì che al Sunflower River Blues & Gospel Festival non ci sia troppa gente, almeno di giorno (ma anche alla sera rimane accessibile), nonostante la gratuità e una programmazione fitta, partita la sera prima, giovedì, rispetto all’apertura ufficiale del venerdì, con una cena sotto la VIP Tent a base di grits, greens e barbecue in cui si sono esibiti musicisti dell’area di Clarksdale: Richard ‘Daddy Rich’ Crisman, Marshall Drew e Sean ‘Bad’ Apple.

Sunflower River Blues & Gospel Festival, Clarksdale, MS

Sono il numero degli spettatori e i musicisti per la maggior parte del Delta, o comunque mississippiani, e lo spirito informale, a renderlo più godibile rispetto ad altri festival blues, se non dal punto di vista climatico almeno per il carattere familiare e la possibilità di incrociare o conoscere direttamente gli artisti. Impossibile non perdersi niente anche risiedendo a Clarksdale (noi stavamo un po’ lontano, vicino ad Helena, AR) dato che nel giorno centrale, sabato, ci sono stati quattro palcoscenici diversi che insieme hanno offerto musica ininterrotta dal mattino alla sera e di cui tre (Acoustic Stages), tutti a distanza pedonale, si sono sovrapposti nel pomeriggio. Io poi mi sono lasciata incantare dalla decadente estetica blues della cittadina, dalla sua cucina e dai vari reperti “archeologici”, arrivando regolarmente in ritardo.

Sunflower River Blues & Gospel Festival, Clarksdale, MS

Al venerdì invece il festival si è svolto dal pomeriggio a mezzanotte solo sul palco principale, mentre alla chiusura, domenica, è stato di scena il gospel nel pomeriggio. Negli stessi giorni poi qualcuno s’è esibito fuori programma anche nei locali, come il Ground Zero e il Red’s, sempre in sovrapposizione al festival, invece al negozio Cat Head Delta Blues & Folk Art dalla domenica mattina alle 16.00 è andato in onda il Cat Head Mini Blues Festival.

Heather Crosse: Heavy Suga & The SweeTones, Sunflower River Blues & Gospel Festival, Clarksdale, MS

Sul palco c’è la giovane bassista Heather Crosse, ex partner musicale di Super Chikan (che predilige band di sole donne), al Main Stage sulla Blues Alley (di fianco al Delta Blues Museum), vale a dire Heavy Suga’ & The SweeTones, con i chitarristi Dan Smith e Walt Busby, il batterista Lee Williams, talento di Clarksdale ed ex “bimbo prodigio” uscito dalla scuola del Delta Blues Museum, il tastierista Mark Yacovone e il più anziano di tutti Dick ‘The Poet’ Lourie, qui al sax tenore ma dalla variegata indole musicale: cresciuto come folkie, passato per la tromba, il jazz, il doo wop, e di nuovo alla musica tradizionale, alla chitarra acustica, all’autoharp, al sax, al rock ‘n’ roll classico, arrivato a Clarksdale negli anni Novanta come sideman di Big Jack Johnson, e poeta.

Sunflower River Blues & Gospel Festival, Clarksdale, MS

Come accennato nel precedente articolo, avendo intravisto Heather e qualcuno dei suoi anche al Ground Zero, confermo che non mi ha colpito, con una visione tra rock e soul-blues onesta ma di modesta levatura, pur in una band di musicisti stagionati attivi anche come solisti o sideman per altri. Di quelli che penso siano autografi ricordo Why Does a Woman Need a Bass Guitar, somigliante a certo blues-soul un po’ pompato degli anni 1980-1990, Clarksdale Shuffle, che contrariamente al titolo non è uno strumentale ma un canto sulla gloria musicale della città in stile Chicago blues, e Rockin’ Chair, innocuo pop soul mid-tempo, mentre tra i classici passano e vanno My Girl e Flip Flop Fly. Il chitarrista Walt Busby si rivela in posizione favorevole sulla scena di Clarksdale come sideman, peccato che in solismo riversi troppe note.

Scene from Sunflower River Blues & Gospel Festival, Clarksdale, MS

Comunque la gente balla e si diverte. Per quanto riguarda le foto qui s’è resa necessaria una cernita: le gallerie complete si trovano a questa pagina (complete nel senso dei set a cui ho assistito, non di tutto il festival).

Sunflower River Blues & Gospel Festival, Clarksdale, MS

Polizia a cavallo

Joshua 'Razorblade' Stewart, Sunflower River Blues & Gospel Festival, Clarksdale, MS

Joshua ‘Razorblade’ Stewart, altro a me sconosciuto su cui nutrivo qualche speranza poi disattesa per via delle sonorità troppo cariche portate dalla band, imparentate molto vagamente con la musica che amiamo. Stewart ha cantato e basta (ma leggo che ha una storia multi-strumentale: trombone, tromba, sax, tastiere, basso, batteria), con bella voce soulful evocante un passato da personaggio interessante.
Nato in povertà a Clarksdale, è vissuto raccogliendo cotone altrui, coltivando l’orto di casa, allevando animali e andando a caccia e a pesca non per hobby ma per sostentamento. Azzoppato in Vietnam, ex poliziotto (uno dei primi afroamericani nella Clarksdale degli anni Settanta), e chiamato “lama di rasoio” per la sua eleganza (sharp, affilato, è sinonimo di abito elegante, sharp dress), soprannome affibbiatogli da Super Chikan, con il quale ha suonato per qualche anno.

Walt Busby, Josh 'Razorblade' Stewart,  Clarksdale, MS

Walt Busby rimane, come Heather Crosse e il batterista Lee Williams, ai quali s’aggiunge un tastierista e una giovane al violino elettrico. Soprattutto mi hanno infastidito le sonorità del violino non integrate con il resto, e un bambino che, agghindato da blues brother in miniatura, interagiva sul palco.

Walt Busby, Josh 'Razorblade' Stewart, Sunflower River Blues & Gospel Festival, Clarksdale, MS

Così, ad esempio, due specialità come I’ll Play the Blues for You e Ain’t No Sunshine, che potevano essere dignitose interpretate da Razorblade, sono andate perse in un marasma di suoni.

Sunflower River Blues & Gospel Festival, Clarksdale, MS

A tratti cade qualche goccia, giusto per aumentare ancor più l’umidità.

Sunflower River Blues & Gospel Festival, Clarksdale, MS

Isn’t she lovely?

Jimbo Mathus, Sunflower River Blues & Gospel Festival, Clarksdale, MS

James ‘Jimbo’ Mathus nel suo tortuoso percorso ha cercato le fondamenta della musica americana lasciando, con un’attitudine bohémienne e quasi casuale (nel senso che sembra essere, anche nei dischi, lì per caso, e ciò che fa quantomeno estemporaneo se non improvvisato), diverse piccole gemme a base di una realista e vissuta “catfish music for the masses”, come lui definisce la sua musica.
Spirito ribelle cresciuto in una famiglia musicale nel sud conservatore e allevato a Bill Monroe, Flatt & Scruggs, John Prine, rimane folgorato dalla schiettezza del punk, ma per anni si assesta e inizialmente si realizza agli antipodi con lo Swing revival degli Squirrel Nut Zippers. Poi, in parte svicolandosi dal pur buon progetto SNZ, che non poteva andare verso ulteriori sviluppi, fa un salto di qualità come solista tuffandosi in mare aperto, dapprima con un disco di country blues del Delta allo scopo di raccogliere fondi per Rosetta Patton Brown, figlia di Charlie Patton che non ha mai visto un soldo dai dischi di suo padre, bisognosa di cure e considerata come una cara zia perché collaboratrice della sua famiglia quand’era bambino (Mathus scoprendo solo anni dopo l’illustre discendenza della donna).
Lavori eccellenti come Songs for Rosetta, Jimmy The Kid (honky-tonk country, southern-rock) e l’old timey Old Scool Hot Wings (sic), più varie perle roots rock sparse nell’estesa discografia (penso, ad esempio, alla chiusura di Confederate Buddha, ma non solo), rimangono il materiale di cui dovrebbe andare orgoglioso. Da segnalare anche il recente live acustico con Ian Siegal, Wayward Sons.

Jimbo Mathus, Clarksdale, MS

“Jas” ha beneficiato della tutela del guru Jim Dickinson, s’è fatto notare come spina dorsale di Sweet Tea di Buddy Guy, ha aiutato a dare forma a centinaia di dischi altrui nel suo studio (prima a Clarksdale, poi a Como, Mississippi) con attrezzatura d’epoca, e ha sperimentato jug band, string band, early jazz, roots music, soul, southern rock, swamp rock, blues; in una parola: americana. Da un esploratore della tradizione sudista, quindi, mi aspettavo di più. Non posso dire che mi ha deluso, ma l’ho trovato un po’ fuori forma, forse poco stimolato da un palco “troppo” casalingo o forse stanco.

James 'Jimbo' Mathus, Clarksdale, MS

Il suo set ha visto una prima parte più autografa, come Rock ‘n’ Roll Trash, Let Me Be Your Rocker, Calvin’s Boogie, Crazy About You, e materiale a lui prossimo come Shake What Your Mama Gave You (NMA) volendo considerare gli eredi Dickinson come suoi fratellastri, e una seconda con classici resi in modo personale (qualcuno già presente nel suo repertorio), come Let’s Straighten It Out, cavallo di battaglia di Latimore che dedica alla stella del B.B. King’s Blues Club Ruby Wilson, scomparsa proprio quel giorno, Let’s Work Together, una Lodi rallentata, Mama Talk to You Daughter e Tramp, il successo di Carla Thomas e Otis Redding.

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Inviato speciale vagamente black panther

Toni Green, Sunflower River Blues & Gospel Festival, Clarksdale, MS

Apparato da star completo di coriste, fiati e tastiere come si confa a una regina del soul sudista, Toni Green, di cui ho già parlato nelle recensioni del Porretta 2013 e 2014.

Toni Green, Clarksdale, MS

Distratta (io) per un po’ da un nerboruto della sicurezza – che d’emblée ha cominciato a vietare foto e riprese anche a chi come me aveva l’accredito stampa, e dal fatto che ho chiesto chiarimenti a Panny Mayfield per sapere se davvero dovevo dargli retta (Panny c’è rimasta male per questo episodio tanto che si è scusata con me anche il giorno dopo, ma la cosa non mi aveva dato particolare fastidio) – poi ho potuto gustarmi dalla calda voce di Toni, emessa con la consueta passione, Dr Feelgood, prestito di Aretha, You’re Gonna Make Me Cry dal troppo dimenticato O.V. Wright, e la sua Just Call Me che mi ha fatto vivere l’esperienza di un Otis Redding versione femminile.

James 'Super Chikan' Johnson, Sunflower River Blues & Gospel Festival, Clarksdale, MS

Se quella di Mathus è “catfish music” quella di James ‘Super Chikan’ Johnson è “chicken music”, e non si può dire che a volte i singulti gutturali del pollame non gli siano d’ispirazione su una qualsiasi delle sgargianti chitarre che costruisce con materiali di recupero e che lui chiama “chiktar”. Anche la bassista ne indossa una.

Super Chikan, Clarksdale, MS

Nipote di Big Jack Johnson, forse è il musicista vivente più noto o più rappresentativo di Clarksdale, ma ho ascoltato superficialmente il suo set, conversando con persone conosciute lì. Comunque s’è trattato di dance music, musica per far divertire e ballare, tanto che sono riuscita lo stesso a seguirlo, su tempi medi e veloci con un blues rock primitivo che in qualche modo, per carattere, strumentazione e quote rosa, lo collega a Bo Diddley, un boogie percussivo di fondo alla John Lee Hooker e finger-picking con qualche venatura alla Freddie King, tranne quando usa uno dei suoi diddley bow (ne ho visto qualcuno al negozio Cat Head) con lo slide o percuotendone le corde (così distanti dal manico da rendere impossibile un’accordatura normale di chitarra), ricordando lo stile gutbucket dei Jelly Roll Kings.

Super Chikan, Clarksdale, MS

Era con l’usuale, rodata band senza fronzoli che ben gli calza e che continua a chiamarsi Fighting Cocks anche se tutta al femminile, con Laura ‘La La’ Craig alle tastiere, Heather Tackett al basso e Jamiesa ‘Pinky’ Turner alla batteria. Nel complesso un set divertente anche se troppo rockettaro per i miei gusti, e non molto originale ad esempio nel proporre due classici di Jimmy Reed, Baby What You Want Me to Do e You Don’t Have to Go, e la lunga, calorica Hookin’ Up, che è pur sempre la Boom Boom di John Lee Hooker. Ricordo anche Living in the Country e Boogie Man.

Lala Craig, Sunflower River Blues & Gospel Festival, Clarksdale, MS

L’esuberante LaLa Craig lo supporta anche alla voce, e ha una sua carriera solista.

Sunflower River Blues & Gospel Festival, Clarksdale, MS

I trailer di cibarie e beveraggi a fine serata

Lil Willie Farmer, Sunflower River Blues & Gospel Festival, Clarksdale, MS

La mattina dopo sulla John Lee Hooker Lane, davanti al Main Stage, abbiamo accesso gratuito alla Vip Tent per l’Acoustic Stage n. 1, non perché siamo belli (cioè siamo belli ma il motivo non è quello) ma perché fino a una certa ora non si paga, e a partire da mezzogiorno ascoltiamo Lil’ Willie Farmer, perdendo David Dunavant (troppo presto essere a Clarksdale alle 10.00 dopo le ore piccole, soprattutto in considerazione che ne avremo fino a notte) e Pat Thomas, che passa e mi saluta per primo pur non conoscendomi, perché ha capito che l’ho riconosciuto. Poco male, perché Dunavant l’ho sentito per un po’ al Ground Zero, e Thomas qualche giorno dopo lo incontreremo per caso a Leland e suonerà solo per noi (v. link al suo nome).

Lil Willie Farmer, Clarksdale, MS

Il prossimo festival (2017) sarà il 30º

Lil Willie Farmer, Clarksdale, MS

È una tra le frasi topiche di Red Paden, girata talmente tanto che ci hanno fatto la maglietta. “Sul retro il fiume, di fronte il cimitero” si riferisce alla locazione del suo juke-joint, Red’s.

Lil Willie Farmer, Clarksdale, MS

Nonostante si chiami acoustic stage suona un’elettrica, in solitaria (con “stage acustico” intendono più estesamente “senza band”). Non lo conoscevo prima, e non posso dire sia un emulo di Lightnin’ Hopkins, ma evidentemente lo ispira molto se ha proposto Mojo Hand, Grandma Told Grandpa e Mr Charlie nel di lui stile, senza la pretesa di avvicinarsi alla malia del grande stregone texano. I classici arrivano con Rock Me Baby e Boogie Chillum.

Lil Willie Farmer, Sunflower River Blues & Gospel Festival, Clarksdale, MS

Viene dalla piccola Duck Hill, tra Grenada e Winona (avremmo dovuto passarci ma non abbiamo fatto in tempo: a Grenada è nato Magic Sam e a Winona ‘Pops’ Staples), dove a luglio si tiene il Grass Roots Blues Festival. Farmer raramente suona fuori della sua area, e quando si fa accompagnare da una band fa blues-soul alla Little Milton, Albert King.

Panny Mayfield, Sunflower River Blues & Gospel Festival, Clarksdale, MS

Chi fotografa la fotografa? Panny Mayfield, responsabile dell’ufficio stampa e molto altro.

Super Chikan and Lil Willie Farmer at Sunflower River Blues & Gospel Festival, Clarksdale, MS

Tanti saluti da Super Chikan e Lil Willie Farmer

Lucious Spiller, Sunflower River Blues & Gospel Festival, Clarksdale, MS

Lucious Spiller, altro a me sconosciuto, ha stupito tutti per il suo nuovo taglio di capelli, tranne me che non so com’era prima. Forse sarebbe più interessante parlare di quello piuttosto che del taglio dato alla sua esibizione, avendo (Spiller) mostrato soprattutto fisicità, a volte muovendosi come se la sedia scottasse, ma a mio parere non ottenendo molto dal punto di vista musicale ed espressivo.

Lucious Spiller, Sunflower River Blues & Gospel Festival, Clarksdale, MS

Viene dal vicino Arkansas, ma è nato in Missouri (come ha detto in un suo brano in scaletta: “I was born in Missouri, ‘cross the line with Arkansas”) e suona spesso a Clarksdale.

Lucious Spiller, Clarksdale, MS

Lo fa con uno stile intricato un po’ pesante, a singhiozzo, spezzato da variazioni e accelerazioni. Al di là che si ritenga blues o no (strutturalmente non lo è, ma non è questo il punto, e nemmeno la presunta modernità lo è) in ogni caso a me non è piaciuto proprio per il suo modo di suonare e cantare, e il suono in sé che ha addirittura stentato ad arrivarmi come musica.

Lucious Spiller, Sunflower River Blues & Gospel Festival, Clarksdale, MS

Tra la scelta, Big Boss Man, il soul ballad Rainy Night in Georgia di Tony Joe White, Little Red Rooster, una simil-Dust My Broom, Catfish Blues, 634-5789, Sweet Home Chicago, l’autografa Put the Blame on Me, e A Change Is Gonna Come in medley con All Along the Watchtower (forse neanche un gigante potrebbe associare con senso questi due colossi).

Sunflower River Blues & Gospel Festival, Clarksdale, MS

Lil Willie Farmer firma il poster del festival. Non è finita qui.

Scritto da Sugarbluz // 26 Febbraio 2017
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