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Dew Drop Inn, storico e leggendario nightclub, ristorante e hotel in Lasalle Street a New Orleans, nel quartiere di Central City. Fu residenza e palcoscenico per molti, centro performativo afroamericano della città.
Frank G. Painia (1907-1972) durante la grande Depressione in quell’edificio gestiva un negozio di barbiere. Alla fine degli anni 1930 si espanse aprendovi anche un hotel con lounge bar e musica dal vivo, nel 1945 quest’ultimo divenne un nightclub con un suo proprio spazio e pista da ballo, mentre accanto il fratello gestiva un ristorante.
Il Dew Drop ospitò musicisti come Duke Ellington, Nat King Cole, Ivory Joe Hunter, Big Joe Turner (v. sotto), Amos Milburn, Clarence ‘Gatemouth’ Brown, Big Maybelle, Cecil Gant, James Brown, Ray Charles, Ike e Tina Turner, Otis Redding, Sam Cooke, Solomon Burke, Little Richard (che gli ha dedicato un brano, [Meet All Your Fine Friends at] The Dew Drop Inn), e intrattenimenti tipo cabaret in stile vaudeville; tra gli emcee del locale vi furono Joe ‘Mr Google Eyes’ August e il female impersonator Patsy Vidalia.
Importanti per lo sviluppo che ebbe l’R&B e il rock ‘n’ roll cittadino negli anni della maggior gloria del club, soprannominato Groove Room, furono le house band abituali guidate da Dave Bartholomew e dal chitarrista Edgar Blanchard, che videro membri come Allen Toussaint, Irma Thomas, Earl King, James Booker, Charles Neville, Earl Palmer, Tommy Ridgley, Deacon John Moore e Huey ‘Piano’ Smith, che vi debuttò nel 1950 insieme all’amico Guitar Slim (v. sotto); una scuola con jam session notturne espressione di una comunità musicale compatta e variegata.
Paina aveva standard rigidi per l’abbigliamento e il decoro nel suo club, ma faceva entrare tutti, anche bianchi, in un’epoca in cui era fuori legge servire clientela mista nello stesso spazio senza divisioni o zone riservate, violando così un’ordinanza cittadina e venendo denunciato. Anche se le accuse furono ritirate fu perseguitato dalla polizia e qualche volta arrestato. Intentò causa contro la costituzionalità delle leggi Jim Crow, ma non arrivò mai in tribunale perché il Civil Rights Act del 1964 pose fine alla segregazione forzata nei luoghi pubblici.
Ironia della sorte, l’avvenuta integrazione per cui Painia aveva combattuto contribuì alla fine del Dew Drop e di altri locali afroamericani. Infatti, se prima i neri non potevano andare in Bourbon Street o frequentare altri club, quando finalmente tutto questo finì trovarono un intero mondo da esplorare, e anche per i musicisti ci furono più opportunità; l’unità che il Dew Drop aveva rappresentato si dissipò. Il club chiuse nel 1970, Paina morì due anni dopo ma la sua famiglia continuò a gestire l’hotel fino al 2005.
Dopo i danni subiti da Katrina l’edificio non è più stato aperto al pubblico. I tentativi di recupero storico sono tutti falliti; l’ultimo del 2015, il più promettente, s’è anch’esso arenato. A tutt’oggi l’edificio, fatiscente in un quartiere semi-residenziale molto lontano dal centro città, si riconosce soltanto per la bella insegna bianca e rossa in stile anni 1950.

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