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Edward Riley Boyd (1914-1994), conosciuto come Eddie Boyd, pianista blues nato in Mississippi a Stovall (vicino Clarksdale), attivo sulla scena di Beale Street a Memphis, poi a Chicago.
Va a Memphis a 14 anni e gira il sud come chitarrista, poi passa al pianoforte influenzato da Roosevelt Sykes e Leroy Carr. Emigra a Chicago nel 1941, lavorando di giorno in un’industria della Difesa, di sera nei club con Johnny Shines e John Lee ‘Sonny Boy’ Williamson. La sua prima apparizione in studio è nel 1945 come sideman in una sessione Bluebird di Sonny Boy I (tra i brani, Elevator Woman, poi ripresa da Muddy Waters).
Registra per RCA Victor (v. link per Bluebird) dal 1947 al 1949 a suo nome (Little Eddie Boyd) con la “Boogie Band” di J.T. Brown, poi con la “sua Boogie Band” (Oett ‘Sax’ Mallard, sax alto, Bill Casimir, sax tenore, Ellsworth L. Liggett, basso, Booker T. Washington, batteria), e infine “Trio” (Willie Lacey, chitarra, Ransom Knowling, basso, Judge Riley, batteria); per lo stesso marchio in una sessione del 1947 aiuta sui tasti Big Maceo Merriweather dopo l’infarto che gli impedisce l’uso del braccio destro.
Pubblica un paio di 78 giri per due piccole etichette, Regal (dei fratelli Braun, gli stessi di De Luxe Records) e Herald (di F. Mendelsohn, presidente di Savoy Records), entrambe con sede nel New Jersey: un salto nel vuoto dopo una major come RCA Victor. Non c’è seguito e nel 1951/1952 firma con JOB, per i quali registra Five Long Years (metà 1952, con Ernest Cotton al sax tenore, L.C. McKinley, chitarra, Alfred Elkins, basso, Percy Walker, batteria), drammatico e ominoso lento ispirato dal ritmo pesante e incessante del macchinario nell’acciaieria dove lavora, tanto che non manca di suscitare empatia: diventa il suo signature song e un successo permanente in classifica sette settimane, in seguito uno degli episodi chicagoani più ripresi.
Insoddisfatto per lo scarso riscontro economico nonostante il successo, Boyd firma un contratto con il dj, promotore e discografico Al Benson, il quale poi vende l’accordo a Chess, dove registra dal 1952 al 1957. Qui ha due ulteriori successi nel 1953, 24 Hours e Third Degree (il tema musicale dell’ultimo, scritto insieme a Willie Dixon, sarà richiamato al piano da Otis Spann in varie occasioni). Dopo un incidente d’auto nel 1957, dal 1958 fino alla venuta in Europa non registra più per etichette importanti, ma per una sfilza di minori (Oriole, Ruler, La Salle, Key Hole, Palos, Mojo), di cui le più note sono Bea & Baby, nel 1959, e Art-Tone, nel 1962, quest’ultima non nota di per sé ma in quanto una delle tante di Bob Geddins, produttore e discografico attivo nella Bay Area, a Oakland (per Geddins, v. articolo su Roy Hawkins).
Viene in Europa con l’American Folk Blues Festival nel 1965 dove, oltre a esibirsi nei tour e nelle riprese televisive con i colleghi di quell’anno, registra a Londra con Big Mama Thornton (v. sotto, “In Europe”) per Chris Strachwitz e un album a suo nome (Eddie Boyd, Five Long Years) a Londra e Amburgo con Buddy Guy, Jimmie Lee Robinson e Fred Below. Mai rassegnato alle discriminazioni subite in patria, l’Europa gli piace così tanto che quando la troupe riparte lui rimane, tornando a Chicago solo nel 1967, dopo aver registrato un altro album a Londra con i Fleetwood Mac. Tuttavia non molto tempo dopo lascia per sempre gli USA e si stabilisce dapprima in Belgio, poi nel 1970 in Finlandia, dove continua a esibirsi e a registrare fino alla sua morte, a Helsinki. È sepolto a Vantaa, una città vicino alla capitale.

Big Mama Thornton in Europe CD cover

Big Mama Thornton in Europe

Uscito su CD nel 2005, circa un anno dopo rispetto a Big Mama Thornton with the Muddy Waters Blues Band, In Europe fu registrato qualche mese prima, il 20 ottobre 1965 ai Wessex Studios...