Articoli in riferimento a: Jerry Wexler

Gerald Wexler (1917-2008), conosciuto come Jerry Wexler, newyorchese di Manhattan appassionato di letteratura e di musica afroamericana. Dapprima giornalista e critico musicale per Billboard (a lui si deve l’invenzione del termine “rhythm and blues” alla fine degli anni 1940, che andò a sostituire il riferimento a “race records” nelle classifiche dei dischi), poi realizzatosi come produttore di grande importanza nella musica moderna americana. Entrò in Atlantic Records nel 1953 come partner di Ahmet Ertegun contribuendo a renderla tra le firme discografiche indipendenti più potenti e influenti della seconda metà del Novecento, spaziando dal rhythm and blues al soul, dal jazz al rock.
Quando Wexler arrivò Atlantic era già un’indie di successo, avendo fatto fortuna con Ruth Brown e pubblicato artisti come Al Hibbler, Joe Morris, The Clovers, Big Joe Turner, Lil Green, Dizzy Gillespie, Ray Charles, Tiny Grimes, Professor Longhair, ma la scelta di Ertegun si rivelò vincente in quanto oltre all’orecchio e alla passione musicale Wexler aveva anche quella sufficiente dose di arroganza necessaria per fare affari, controbilanciata da dedizione e apertura.
Tra gli artisti s’aggiunsero Clyde McPhatter con i Drifters (ebbero successo con Money Honey, scritta da Jesse Stone, come un altro hit Atlantic del periodo, Shake, Rattle and Roll di Big Joe Turner), LaVern Baker, Chuck Willis, Solomon Burke, Ivory Joe Hunter. Verso la fine degli anni 1950 Wexler produsse il primo album di Champion Jack Dupree (Blues from the Gutter, per la sussidiaria Atco) e co-produsse gli LP The Boss of the Blues di Big Joe Turner e Fathead di David ‘Fathhead’ Newman.
Negli anni 1960 la sua più grande conquista artistica fu cogliere l’essenza di Aretha Franklin registrandola nell’album del 1967 I Never Loved a Man the Way I Love You, che lanciò la carriera della cantante dopo cinque anni improduttivi alla Columbia, mentre la più grande dal punto di vista commerciale fu l’accordo di distribuzione e pubblicazione del materiale di Stax Records fatto quando l’etichetta-studio di Memphis era ancora agli inizi e si chiamava Satellite, in cambio (credo) della partecipazione ai profitti dei dischi di Rufus e Carla Thomas, Booker T. & the MG’s, Eddie Floyd, Otis Redding, Don Covay, e degli altri artisti della Casa, oltre che di Sam & Dave e Wilson Pickett, appartenenti ad Atlantic. A un Jim Stewart ancora inesperto non sembrava vero poter disporre di un alleato così importante, che effettivamente fece crescere la firma, mentre Wexler, attratto dalle nuove sonorità del soul sudista e dal successo che avevano, trovò nello studio, oltre alla creatività della favolosa squadra di autori e di sessionman, un’atmosfera rilassata e provinciale, lontana da certe logiche affaristiche, in cui avrebbe potuto avere mano libera e lungimirante per la sua compagnia, vedi il possesso dei master. Il partenariato per un po’ fu felice (almeno fino al 1965), poi Stewart cominciò a prendere coscienza della volontà di Wexler di sfruttare la situazione, inoltre quando Atlantic fu venduta a Warner Bros. nel 1967 il contratto stipulato con Stax fu rinegoziato e i nuovi proprietari fecero valere una clausola che estendeva i diritti totali di Atlantic su ogni disco Stax distribuito, quindi la maggior parte del catalogo Stax 1959-1968 divenne proprietà di Warner.
A metà anni 1960 Jerry Wexler cominciò a usare anche lo studio FAME di Rick Hall a Muscle Shoals, altro ambiente ristretto e familiare in cui veniva prodotto southern soul di razza con sonorità distintive, dove produsse la nota sessione di un’Aretha Franklin ispirata e in stato di grazia purtroppo interrotta bruscamente da un litigio, dapprima tra un componente dell’house band e il marito/manager di Aretha, poi tra Hall e quest’ultimo, che portarono Wexler a giurare di non mettervi più piede. Wexler aveva già ottenuto il permesso di Hall d’usare i musicisti del suo studio per una sessione di King Curtis, e il produttore ne approfittò per chiamarli a New York per finire l’album di Aretha. Nel 1969 Wexler aiutò finanziariamente quello stesso gruppo di quattro musicisti, la Muscle Shoals Rhythm Section, a rendersi indipendente lasciando lo studio di Hall per aprirne uno proprio, il Muscle Shoals Sound Studios a Sheffield, AL, diventando concorrenti del loro ex-capo; qui ad es. in quell’anno Wexler produsse l’album di Cher 3614 Jackson Highway, per Atco (non ebbe successo, ma la copertina ha valore storico in quanto è un’istantanea dei musicisti dello studio).
Jerry Wexler aiutò anche l’American Studios di Chips Moman a Memphis, dove nel 1968 co-produsse un album diventato importante, Dusty in Memphis di Dusty Springfield (rifinito poi a New York), e i Criteria Studios, dove formò l’house band Dixie Flyers per produrre altri artisti, a Miami, Florida, città in cui si ritirò pur lavorando ancora in Atlantic (dalla cessione non più da capo, ma da dipendente di lusso).
Nonostante fosse stato Wexler a convincere un reticente Ertegun a vendere Atlantic a una major, poi fu quest’ultimo a trovarsi meglio nella nuova situazione; mentre Atlantic si volse verso la fama internazionale del british rock facendo accordi di distribuzione negli USA dei dischi delle più note band del momento (Rolling Stones, Led Zeppelin, Yes, King Crimson, Emerson, Lake & Palmer, ecc.), Wexler continuò a interessarsi agli artisti del sud americano, pubblicando ad esempio il materiale 1949-1953 di Prof. Longhair in un album nel 1972 (New Orleans Piano) e co-producendo Tony Joe White (The Train I’m On) e Dr John, prendendosi un rischio con la per lui strana musica psichedelica di Gumbo. Nel 1972 Wexler tentò di creare un varco a Nashville per Atlantic aprendo una divisione dedicata alla musica country (poi chiusa nel 1974), ma il massimo che riuscì a ottenere furono due album con Willie Nelson. Si dimise da Atlantic nel 1975, passò un breve periodo alla Warner Records poi divenne freelancer, e in tale veste continuò a produrre molti altri artisti, tra cui Etta James, Staple Singers, Dire Straits, Santana, e due album della trilogia cristiana di Bob Dylan, Slow Train Coming e Saved, a Muscle Shoals (per la cronaca, Dylan cercò di convertire senza successo il produttore, ch’era un ebreo ateo). Nei tardi anni 1990 Jerry Wexler si ritirò dalla musica trasferendosi in Florida.

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