Al ‘Cake’ Wichard Sextette – Cake Walkin’
Un’altra interessante operazione Ace Records portante alla luce, dal grande catalogo acquistato da Modern Records dei fratelli Bihari, un nome pressoché sconosciuto che contribuì in modo consistente al materiale dei primi anni dell’etichetta.
In realtà la luce è fioca dato che di Albert C. Wichard si hanno solo i certificati di nascita e di morte (1) e poco altro, e in quanto batterista è stato citato sporadicamente nelle discografie al di là delle sessioni in questo dischetto con un combo a suo nome tra il 1946 e il 1949.
È possibile che si celi dietro qualche “unknown drummer” nelle line-up delle sessioni di vari artisti nei suoi cinque-sei anni (1945/1951) passati in Modern, come fu in quella del 24 aprile 1950 di Little Willie Littlefield (Cheerful Baby / Happy Pay Day) e in altre che nelle note, scritte da Tony Rounce, non sono citate, tipo quelle nello stesso periodo per la cantante gospel Sister Wynona Carr. Dal 1947 al 1952 lo si ritrova poi sovente nelle registrazioni di Smokey Hogg anche per Imperial (strano che Rounce non le nomini dato che Hogg era artista Modern e Ace gli ha dedicato diverse raccolte) insieme a Bill Davis, contrabbassista spesso con lui e presente anche nelle selezioni di questo dischetto (non è specificato in quali).
Fu inoltre in varie sessioni nell’estate 1945 (sempre a Hollywood, ma per Apollo) con Illinois Jacquet and His All Stars, e con la stessa formazione di Jacquet ma a nome di Wynonie Harris, occasioni in cui fa la ritmica con Bill Doggett e Charles Mingus (gli altri erano il fratello di Jacquet, Russell, voce e tromba, John Brown, sax alto, Arthur Dennis, sax baritono e Ulysses Livingstone, chitarra).
Nato il 15 agosto 1919 a Morrilton (Welborn Township), Arkansas, da Ernest Wichard e Claudia E. Thompson, arrivò a Los Angeles nel 1944, ed è probabile che una delle sue prime mete per trovare impiego fu Central Avenue, ricca di club e polo afroamericano della vita mondana di L.A. nei gloriosi anni del rhythm and blues. Se si considera ciò che è riportato nel certificato di morte, e cioè che faceva il musicista di professione da venticinque anni, essendo scomparso a quarant’anni significa che aveva cominciato a lavorare a quindici anni, e quindi quando entrò nella città degli angeli suonava la batteria professionalmente già da dieci anni. È forse grazie a questi crediti se non attese molto a entrare nel giro, dato che apparve poco dopo nell’unica sessione di Jay McShann per Philo Records (poi Aladdin) dei fratelli Mesner, la stessa in cui si trovava anche un altro arkansiano, Jimmy Witherspoon, al debutto discografico (non a suo nome) in Confessing the Blues. Questo articolo si può anche considerare un’appendice alla recensione a quest’ultimo link, dato che qui su ventiquattro brani ben tredici hanno la voce di Witherspoon, e dieci portano la sua firma.
I dischi usciti dalla sessione Philo furono intestati sia al Jay McShann’s Trio (con Wichard e il bassista Raymond Taylor) che a Jay McShann and His Jazz-Men (gli stessi più Cleophus Curtis, sax tenore, Edmond/Eddie Gregory, sax alto, Major Evans, tromba, e i due cantanti Charles ‘Crown Prince’ Waterford (2) e Numa Lee Davis), poi la storia ci consegna Wichard proprio all’apertura delle attività di Modern Records, nella prima sessione in assoluto dell’etichetta nell’aprile 1945.
Titolare era la pianista e cantante Hadda Brooks, per cui suonò in tante occasioni (e anche lei per Smokey Hogg), e nella band oltre a lui leggo nelle note che c’erano Jimmy Black al sax tenore, Bill Day al basso e Teddy Bunn alla chitarra; da lì uscì il primo disco Modern Music (come s’intestava allora), Just a Little Bluesie / Swingin’ the Boogie. Avendo qualche sospetto sul nome “Bill Day” per la somiglianza con quello del contrabbassista frequente partner di Wichard sopra nominato, Bill Davis (anch’egli oscuro), una ricerca mi ha fornito un terzo nome simile, “Basie Day”, relativamente a quel singolo (v. nº 102), il cui nome tra l’altro appare anche sull’etichetta del disco.
Escludo che siano tre persone diverse; è invece possibile che Bill Davis e Basie Day siano due persone distinte così come le distingue il sito Discogs, con discografie strettamente attinenti a ciò di cui stiamo parlando, ma proprio questa stretta attinenza (entrambi bassisti sconosciuti, stesso ambiente, etichette, periodo, genere) mi fa pensare che alla fine possa anche essere un’unica persona. Come sappiamo, le trascrizioni dei presenti alle sessioni oltre al titolare non erano la prassi in quei contesti, e quando lo erano andavano “a orecchio”.
Tornando a ‘Cake’, egli suonò in molti dischi di Hadda Brooks fino al 1950, quando entrambi lasciarono l’etichetta (Brooks si trasferì da London Records). Forse la prima sessione a nome del batterista fu nel 1946, e da questa uscirono due titoli sul 78 giri Modern Music #130, Did You Ever Love a Woman (lato A) e Slow Down Baby, intestato ad Al Wichard and His All Star Band, i cui componenti sono però ignoti.
Il lato A è un bellissimo mid-slow orchestrale, prestito di Gatemouth Moore con la poderosa voce di Sylvester ‘Duke’ Henderson, il retro invece ha il canto dello sconosciuto Jesse Perry (lasciò pochissime registrazioni), ma Ace non li ha infilati qui perché (Rounce scrive che) sono già stati pubblicati nella loro serie Mellow Cats ‘n’ Kittens. Vero per il primo, nel disco Yet More del set, mentre del secondo non v’è traccia.
Stando alla “Blues Discography, 1943-1970, A Selective Discography of Post-war Blues Records” di Leslie Fancourt e Bob McGrath, la sua prima sessione è circa dell’agosto 1946, sempre intestata ad Al Wichard and His All Star Band, ma dalla numerazione questa sembra posteriore rispetto alle registrazioni sopra. Da qui non fu pubblicato nulla e i tre brani, tutti con il canto di un giovane Jimmy Witherspoon, sono presentati qui per la prima volta.
In Far Away Baby (take 1, il titolo originale è Love My Baby, ma i compilatori l’hanno cambiato prendendo spunto dal primo verso per evitare confusione con un altro posteriore di Witherspoon dallo stesso titolo) si sente l’influenza di Big Joe Turner, tanto più essendo Witherspoon agli inizi, influsso presente anche nelle altre. La band ha una formazione da classica orchestra Swing, anche se ridotta, con sezione fiati e pianoforte, ma la batteria si sente solo quando marca gli stop e altre sezioni con piccoli chop o rolls; i bassi comunque si confondono per il suono sordo della registrazione non ideale. Il canto è quasi un parlato ma è vibrante e forte su una struttura a stop chorus che dura appena due minuti netti.
I Want a Little Girl (take 1), scritto da Murray Mencher e William Moll nel 1930, è stato interpretato, anche in versione strumentale, da tanti protagonisti dell’R&B e del jazz degli anni Quaranta e oltre. Questa è inferiore a quella di Big Joe Turner con Pete Johnson e Freddie Green, tra i primi a inciderla (per Vocalion), poi ripresa in tempi moderni nel disco con i Roomful of Blues, e a quella di Louis Armstrong, entrata stabilmente nel suo repertorio.
In realtà è inferiore anche ad altre, perché sono tanti i notabili che l’hanno ripresa. Tra le mie preferite quella di Lester Young, ma è splendida anche nelle mani di Stanley Turrentine, di Ray Charles, Nat King Cole, Buddy Rich con la sua orchestra, T-Bone Walker, Jimmy Rushing. L’incise anche il Wynton Kelly Trio, il trio a nome del grande pianista mezzo sordo caro a Dinah Washington.
È basato sul Roll ‘Em Pete di Joe Turner e Pete Johnson questo Roll ‘Em Boy (aka Dream of Me, take 1), boogie orchestrale trascinante in pista, in cui Witherspoon evidenzia ancor più il suo debito a Big Joe, come Jay McShann al pianismo di Johnson che lo impressionò al suo arrivo a Kansas City, in particolare proprio per questo brano. La mediocre qualità audio di questi tre forse fu il motivo per il quale non furono rilasciati, come s’ipotizza nelle note, oltre al fatto che Witherspoon era ancora sotto contratto Mercury insieme alla band di McShann, anche se questo giustificherebbe solo una non-pubblicazione immediata, e probabilmente questa e le altre sessioni furono intestate ad Al Wichard proprio perché i due erano con altra firma.
Anche i brani della sessione seguente hanno Witherspoon e risalgono a una data, 30 ottobre 1947, in cui il cantante stava facendo dischi con la neonata Supreme, ma furono rilasciati comunque nel 1948, durante il secondo sciopero delle registrazioni, intestati all’“Al Wichard Sextette”, e qui si trovano in versioni mai pubblicate prima. La qualità audio è buona e la voce di ‘Spoon (anche autore dei primi due titoli seguenti) esce con quel bel suono d’epoca, come quello dell’orchestra, tipico delle registrazioni Modern dell’immediato secondo dopoguerra. È R&B orchestrale che porta in sé il blues/jazz di Kansas City in “formato ridotto”, come il bel jump Thelma Lee Blues (take 1), alternativo alla versione uscita su Modern 604, con tutti gli strumenti, chitarra ritmica, sezione fiati, pianoforte e naturalmente batteria, in assetto swing.
Nel quieto e potente Daddy Pinocchio (Pinocchio Blues) la parte cantata ricorda il No Rollin’ Blues ancora da venire del 1949 (ma il testo è altra cosa); in copertina dicono che è un alt take del pubblicato su Modern 877, ma a me pare lo stesso. È invece diverso rispetto a quello dei primi anni 1950 con intro strumentale allungato, una strofa in meno e soprattutto overdub di fake audience (udibile nella raccolta I’ll Be Right on Down, sempre di Ace) per capitalizzare sul successo di altri 78 giri live autentici (tipo appunto No Rollin’ Blues, dove una voce risponde in modo coerente alle frasi di Jimmy, anche se molto vicina e quindi forse sul palco).
Junction Drive è uno strumentale jump blues (firmato Wichard/McShann) presentato in due versioni, l’originale uscito nel 1948 (Modern 557) e l’inedito alt. take 2. In mostra ci sono il piano di ‘Hootie’ e la bella e ignota chitarra sentita prima (Gene Phillips? Chuck Norris?). Il suono di ogni strumento è ben scandito e luminoso, come quello brillante della sezione fiati, con la seconda versione più veloce e più boogie, entrambe ballabili e aggraziate dal fine e leggero swing portato da Wichard.
Slow Lope è un lento jazz blues after-hours ancora a firma di Wichard per il suggestivo piano di McShann, solo di chitarra in punta di dita e leggeri lamenti di fiati, qui nell’alt. take 1 di quello uscito su Modern 629. È talmente evocativo che sembra di veder salire lente volute di fumo, immaginandoci in un contesto notturno e dal vivo.
Se si riuscisse a fare il conto esatto delle registrazioni discografiche effettuate in USA nel solo mese di dicembre 1947 ne verrebbe fuori una cifra impressionante, dato che tutte le etichette erano in corsa accumulando quanto più materiale possibile per affrontare il periodo di fermo previsto per il 1948.
Infatti, il 20 e il 27 dell’ultimo mese dell’anno Modern organizza altre due sessioni con Al Wichard aggiungendo tredici master alla scorta, ma durante lo sciopero uscirono solo sei di questi, sempre intestati all’“Al Wichard Sextette” e riportanti la nuova dicitura “Modern Records Hollywood”. Altri quattro sono stati pubblicati da Ace quando avevano la licenza, ma non ancora la proprietà del catalogo (in pratica credo significhi che hanno pubblicato copie da disco, non avendo i master), mentre tra i rimanenti tre inediti ce n’è uno, Old Fashioned Love, che lo rimarrà perché l’acetato è irreparabilmente danneggiato. A parte quello, qui appaiono tutti i brani di quelle due sessioni in altre versioni rispetto alle già pubblicate, più i due totalmente inediti, strumentali.
L’accoppiata con Bill Davis al contrabbasso pare confermata, ma nulla si sa degli altri: piano, chitarra, e un’ammaliante sezione fiati (sentite cosa fanno nell’intro) a incorniciare la tonante e dinamica voce tenorile di ‘Duke’ Henderson (una specie di Sister Rosetta Tharpe al maschile) in Gravels in My Pillow, firmata dal cantante e uscita insieme alla già vista Thelma Lee Blues di Witherspoon (Modern 604, 1948). Henderson si può sentire con altrettanto piacere anche nel suo (e di Forrest Powell) irresistibile His Majesty’s Boogie, tempo veloce della serie “jump for joy” alla Joe Turner, classico good rockin’ atto al ballo, basato su rime erranti, bruciante solo di sax tenore e urletto incendiario di Duke in finale. Favoloso!
Cake Jumps è uno strumentale jazz di Wichard più quieto, quasi pensoso, ma altrettanto ballabile, alternativo al Modern 584, composto da piccoli solo di (mi pare) sax alto, tenore, clarinetto, piano e chitarra ritmica su uno swing segnato da una batteria sempre leggera ed efficace e un contrabbasso dal passo implacabile.
Con TB Blues si torna a Jimmy Witherspoon, che rende magnificamente un “blues della tubercolosi”, argomento forse immesso la prima volta da Victoria Spivey con il suo T.B. Blues (nel filmato dell’AFBF del 1963 lo esegue al piano dicendo d’averlo composto nel 1927 per “un amico sfortunato”), proprio quello a cui si attiene Jimmy ma in chiave R&B, maggiorato da assolo sferzante di sax. Più della malattia, ad affliggere è la solitudine e l’abbandono:
T.B.'s all right to have,
but your friends treat you so low down
Alla sessione del 27 sono attribuite un numero maggiore di tracce, tra le quali l’affascinante tempo medio-lento in versione inedita (take 1) Connie Lee Blues (Witherspoon), con melodia malinconica condotta dai fiati, tromba in sordina e chitarra jazz, evidenziante, come tutti questi brani, una formazione tipica di quei tempi, il combo, piccola orchestra più agile (in genere da nove elementi in giù) che dopo la seconda guerra sostituì la big band.
Big Fine Girl (take 1) e Sweet Lovin’ Baby (take 3) sono alternative a quelle uscite rispettivamente su Modern 721 e 699 (nel disco di Witherspoon recensito qui, entrambe firmate da lui). La prima presenta bollenti interventi di honkin’ sax sopra un accompagnamento ritmico in stile Kansas City, la seconda una sezione fiati caldissima e avvolgente, dalla quale in finale esce la tromba in bellissimo obbligato: tutto ciò mentre il canto di ‘Spoon svetta alto, brillante, fertile.
That’s Your Red Wagon (Richard M. Jones [pianista nella versione originale], G. Paul, D. Raye) formò un disco favoloso (Modern 573, 1948) in coppia con His Majesty’s Boogie (là c’è Henderson, qui Witherspoon), ed è un brano molto interessante registrato in quello stesso periodo dalle Andrews Sisters e da Jimmy Rushing con versi efficaci tipo If you don’t have love songs to fit my key, baby, don’t sing your blues to me e (il refrain) That’s your red wagon, so just keep draggin’ your red wagon along interpretabile in “sono affari tuoi ora, continua per la tua strada (=arràngiati!)” dato che chi parla è una persona (spesso donna: il brano, in proporzione, ha avuto più versioni femminili) lasciata dall’amante e dove la morale è “se a giocare con il fuoco ti sei scottato, non venire a piangere da me, non sono la tua ruota di scorta”.
‘Spoon, coadiuvato nel break strumentale da assolo a ruota di sassofoni e pianoforte, snellisce il chorus (That’s your lil’ red wagon, keep on rollin’ along), toglie quasi tutte le strofe (rispetto alla versione Andrews Sisters, ed è diversa anche nel senso da quella di Rushing) nell’elenco delle varie responsabilità che ognuno si deve prendere, e sembra dargli un senso più tipo “fa’ quello che ti pare, se ti va di farlo” (If you want to smoke pot, drink China tea, do anything, give your jelly free…), cioè la stessa filosofia del suo cavallo di battaglia Ain’t Nobody’s Business: pensavo fosse una sua versione personale, poi ascoltandone diverse ho visto che è la stessa (cioè stesse strofe e sequenza) di Georgia White, che la registrò per prima, nel 1937.
Grandioso anche l’autografo (Witherspoon, con tutto il suo impeto) Grandma, Grandpa (take 2), simile a Big Fine Girl nello stile Kansas City, con rimbalzi profondi e incalzanti, e caratteristici solo alternati tra la sezione fiati “starnazzante” e il pianoforte boogie woogie (credo di Hootie) a riempire, ricordando ancora Joe Turner anche per l’uso di versi coloriti:
Here come grandpa
Strolling up and down the street
Shaking his pipe
At every woman he meet
Questo Geneva Blues (Witherspoon, take 4), blues della donna cattiva, uscì (su Modern 584, 1948) insieme a Cake Jumps, esaltando l’energico shouting di Jimmy e due solo acrobatici uno dietro l’altro, di sassofono e chitarra ritmica, mentre Piece of Cake (take 1 e 2) e Boogie Woogie Baby (take 1) sono gli inediti di cui sopra, entrambi firmati dal batterista.
Il primo, chiamato così da Rounce in quanto senza titolo, è uno strumentale presentato in due versioni ed è l’unica occasione in cui ho sentito Cake “rullare” i tamburi in brevi break; è un up-tempo jump a base ritmica costante lasciante spazio a vari strumenti solisti tra legni, piano e chitarra.
Il secondo, ancora strumentale, gli somiglia come se fosse la sua bella copia (senza break di batteria), con bei dialoghi tra sassofoni e chitarra swing spinti dal trascinante shuffle ritmico: un brano che può rappresentare l’imminente chiusura di sipario sull’errebi losangeleno degli anni 1940 data l’aria nostalgica che emana.
Nel settembre 1948 finisce il bando delle registrazioni prima del previsto e Wichard torna in studio in ottobre partecipando al titolo che uscirà sullo stesso disco della sua Slow Lope (Modern 629, 1948), Good Lover Blues (aka Feelin’ so Sad) di Witherspoon, vibrante lento per piano e sax tenore con qualche difetto audio evocante l’aria di Ain’t Nobody’s Business, incisa quasi un anno prima. Forse è lo stesso giorno (16 ottobre) in cui entrambi appaiono in due brani (Same Old Blues / I Love You Just the Same) intestati “Hootie McShann and His Orchestra with Jimmy Witherspoon”, qui non compresi; nelle note del disco relativo alla mia recensione di Witherspoon citata appaiono due date diverse (14 ottobre 1948 e 14 gennaio 1949), nonostante anche quelle note siano scritte da Rounce. Esistono poi altre due tracce senza data, ma probabilmente dello stesso periodo, That’s Why I’m so Blue e High Class Mama, non comprese perché non intestate a Wichard.
La bella immagine di copertina non solo dice abbastanza sul tipo di musica contenuta in questo dischetto (da sola m’ha spinto all’acquisto), ma è anche una delle poche di Wichard, ripreso in una scena ambientata in un club nel film noir DOA del 1949 insieme a Von Streeter al sax tenore, Ray LaRue al piano, Teddy Buckner alla tromba e ‘Shifty’ Henry al contrabbasso (per Shifty, insieme a Duke Henderson in quanto anche autori, v. anche Dinah Washington), ma in fase di montaggio il loro suono fu sovrainciso a causa di una non buona qualità audio (in ogni caso a Hollywood non facevano mai uscire film con musica dal vivo) con quello di altri musicisti della stessa piazza, Ernie Royal (tr), il noto Maxwell Davis (sax-t), Ray Turner (pf), George Bouje (cb) e Lee Young (batt.).
Nel 1949 Wichard ebbe almeno un’altra sessione Modern come titolare, con il chitarrista solista Pee Wee Crayton e al piano McShann o Hadda Brooks, producendo due strumentali selvaggi che paiono improvvisati, comunque pubblicati pur difettando di qualità sonora, su disco (Modern 657) accreditato solo “‘Cake’ Wichard” come dice Rounce, nonostante nella lista dei brani si legga “Al ‘Cake’ Wichard Trio”.
Uno è Boogie Woogie Basement, nel quale si sente una voce (prob. Crayton) e l’altro è il “piano superiore”, Boogie Woogie Upstairs, sostanzialmente lo stesso ma con tempo aumentato di circa 1/4, già apparso in un CD Ace dedicato al chitarrista, e anche qui c’è un vocalizzo. Cake nel secondo si lascia andare conducendo un ritmo indiavolato doppiato dal pianoforte e scheggiato dalla chitarra spessa di Pee Wee.
Dopo l’intensa attività per Modern, negli anni 1950 Wichard sarà usato occasionalmente dai Bihari così come da altre etichette, anche se purtroppo la sua presenza è poco documentata, e il suo posto a Hollywood fu sempre più spesso occupato da Jesse Sailes o Bill Douglass.
Facendo qualche ricerca nelle discografie disponibili in rete ho trovato altre sessioni a cui partecipò nel periodo 1945/1954 oltre a quelle che ho segnalato all’inizio, ad esempio per Modern e Apollo con la Johnny Alston Orchestra (di cui fu membro), per Capitol con Jesse Price & His Blues Band, per Excelsior e United Artists con la King Perry Orchestra, per Savoy con James von Streeter & Orchestra (tra gli altri, Chuck Norris e John ‘Shifty’ Henry), per Mercury con Hadda Brooks e Bill Davis, per
Federal con Lil Greenwood, per Lucky con Roland Mitchell.
Morì al County General Hospital di Los Angeles il 14 novembre 1959 a soli quarant’anni per problemi cardiovascolari. Sepolto nella stessa città all’Evergreen Cemetery, lasciò una moglie, Ollie Jean, e un figlio, Michael, scomparsi rispettivamente nel 1991 e 1992.
(Fonti: Tony Rounce, libretto a Al ‘Cake’ Wichard Sextette, Cake Walkin’, The Modern Recordings 1947-48, Ace Records CDCHD 1233, 2009; altre fonti indicate nel testo.)
- Grazie al ricercatore Eric LeBlanc[↩]
- Waterford tra l’altro registrò per Torch, la stessa etichetta che pubblicò i due 78 giri di Zuzu Bollin.[↩]
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