Bentonia, Mississippi
In certe cartine Bentonia non è compresa nella regione Delta, ma lo è in quanto risiede nella Yazoo County, contea in parte pianeggiante e in parte collinare dell’estremo sud-est del Delta, e credo che nella definizione delle cinque regioni (Hills, Delta, Pines, Capital/River, Coastal) tengano conto delle contee. Bentonia è tra le cittadine più a sud della contea, vicino al confine con la regione Capital/River, quella di Jackson.
In ogni caso questa piccola cittadina (1) sulla Highway 49 incombe grande nella storia del blues anche se distante dalle località del tipico Delta blues, in quanto luogo natio di Skip James ed epicentro di una fantomatica “scuola”, cioè un particolare stile chitarristico e vocale, lo stesso che identifica James.
Tuttavia non è corretto parlare di scuola in quanto il termine implica una discreta diffusione e una certa evoluzione, cose entrambe non avvenute rimanendo di fatto peculiarità locale in gran parte derivata da Henry ‘Son’ Stuckey, inconsapevole iniziatore come vedremo, mentre è accettabile riferirsi al “Bentonia style”, o “Bentonia blues”, dato che lo stile ritenuto univoco di Skip James s’è poi potuto attribuire ad almeno un altro musicista che registrò tardivamente, coetaneo di Skip e altrettanto vicino a Stuckey, Jack Owens, e che il tipo di accordatura alla base di quello stile divenne familiare a più di un musicista dell’area dopo la diffusione operata da Stuckey. Che poi siano stati i primi dischi di Skip James a definirlo, consacrarlo e sublimarlo è indubbio.
Fu la scoperta di Jack Owens e di altri musicisti della zona da parte del Dr David Evans, negli anni 1960, ad attivare il sospetto di tradizione preesistente a James, cominciando di fatto il dibattito su chi l’avesse sviluppata prima. La questione è ormai insondabile, e rimane che abbiamo i dischi di James degli anni 1930 e quelli di Owens degli anni 1960, mentre Stuckey non ha mai registrato.
Immaginario lirico cupo ed evocativo, sonorità eteree, canto in falsetto o in tenue tonalità tenorile, accordature in minore (in re o mi) aperte pur suonando in fingerpicking (con le unghie), raro uso delle tradizionali strutture ritmiche e accordali (forse James neppure conosceva un accordo completo, tra disdegno del suono accordale e non-necessità, avendo un approccio più orizzontale; in definitiva prediligeva le note singole), ecco in breve la musica di Skip James, che anche al pianoforte mostrava uno stile peculiare, trasposto dalla chitarra o viceversa, e maturato nei barrelhouse dei campi di lavoro.
Ho già accennato a James in diversi articoli (ad es. in The American Folk Blues Festival 1962-1969 Vol. 3 e in Roots & Blues Food Festival, Correggio, ma anche in Deep Blues, Legends of The American Folk Blues Festivals, Vicksburg e nel sopracitato Jackson pt 1), qui integro con maggiori dettagli dalla prospettiva di Bentonia.
Strada ferrata, acquedotto e ufficio postale, questo più o meno il centro di Bentonia.
‘Skip’ James (Nehemiah Curtis James, 1902-1969) crebbe alla piantagione Woodbine, fondata prima di Bentonia, che come altre cittadine del Delta si sviluppò con l’arrivo della ferrovia – in questo caso anche grazie al passaggio della Highway 49 decenni più tardi. La madre Phyllis lavorava come cuoca e babysitter per il proprietario della piantagione, il padre Edward, chitarrista e bootlegger, lasciò la famiglia quando Skip aveva circa cinque anni fuggendo dalla polizia per le sue attività illecite, poi divenne predicatore.
James cominciò a suonare la chitarra da autodidatta in tenera età (e, prima dei quindici anni, l’organo), ispirato da Henry Stuckey (1897-1966), residente a Satartia ma spesso a Bentonia insieme al violinista di mezz’età Rich Griffin. (2) Fu influenzato anche da altri musicisti locali più vecchi di Stuckey, come Griffin appunto, Will Owens (zio di Jack Owens), e Greene McCloud, altro violinista che Stuckey accompagnava. Noto anche come Bill McCloud (o Green Clowers), nato attorno alla fine della Guerra Civile e attivo a Bentonia fino circa al 1930, è il più antico musicista afroamericano dell’area che si conosca, seguito da George Nelson (padre di Jack Owens), nato nel 1881 e vivente a Crumps. James fu colpito da McCloud al punto da cimentarsi con il violino, poi abbandonato non avendo raggiunto un livello per lui soddisfacente.
È possibile che, avanza Stephen Calt, autore dell’unica biografia di Skip James (I’d Rather Be the Devil, v. fonti), all’origine del suo falsetto ci sia il voler riprodurre le sonorità misteriose e ipnotiche del violino di McCloud. Fu inoltre influenzato da due fratelli provenienti dalla vicina Valley, Charlie e Jesse Sims, che secondo Calt erano i migliori chitarristi della Yazoo County.
Durante l’adolescenza Skip (tra il 1919 e il 1924) lasciò ancora casa (l’aveva già fatto da quattordicenne, per un anno) lavorando come operaio nel progetto “Good Roads” (costruzione di diverse miglia di highway), vicino a Ruleville, abbandonando presto il campo per fare l’artificiere dalle parti di Drew e Doddsville. Di nuovo nella Yazoo County lavorò come taglialegna a Flora, e poi nella contea Rankin. Nel 1924 tornò a Bentonia e si mantenne come mezzadro, giocatore d’azzardo, bootlegger (e forse pimp), iniziando il sodalizio con Henry Stuckey che dal 1919, dopo il ritorno dalla prima guerra mondiale, aveva sperimentato l’accordatura aperta in mi minore sentita usare da soldati neri caraibici in servizio in Francia (tornerò su questo e su Stuckey più avanti). Nel momento in cui la mostrò a Skip James (1924), Stuckey aveva già diffuso l’accordatura ad altri locali e familiari, tra cui Jacob Stuckey, e a diversi musicisti incontrati in altre zone del Delta.
S. Calt vede la precedente lontananza di Skip per quattro-cinque anni da Bentonia e da Stuckey determinante per sviluppare in proprio il materiale acquisito dal mentore, evitando una piena assimilazione della tecnica “grossolana” di Stuckey, unicamente volta a movimentare le danze nelle piantagioni e nelle feste casalinghe: un tipo di chitarrista che Skip James non sarebbe mai stato. (3) Solo i brani più vecchi del suo repertorio s’avvicinano a quell’approccio presentando un misto di “pennate” e picking, come Drunken Spree e Sliding Delta; Stuckey era un guitar strummer, James un finger-picker. (4) Sempre Calt scrive che Stuckey lo spinse a usare le unghie, cosa direttamente responsabile del suono vibrante di James. Un’altra particolarità di Skip era l’uso di tre dita (oltre al pollice, s’intende), inusuale tra i bluesman del Delta.
Henry Stuckey non suonava propriamente blues, piuttosto “rag”, (5) semplici canzoni da otto o sedici battute usate per le danze. Tipicamente con frasi da due misure, con l’ultimo battito, o due battiti di ogni frase, strumentale, i rag erano molto più melodici del blues; (6) Stuckey aveva cominciato a suonare prima che il blues divenisse popolare, s’identificava con la figura dell’intrattenitore e non era interessato a impegnarsi nel nuovo stile, diversamente da James.
Ho accennato nel primo articolo su Jackson alle circostanze dell’audizione di Skip (7) al cospetto di H.C. Speir, che gli permise di registrare per Paramount a Grafton, Wisconsin, la storica sessione del 1931 con tredici brani alla chitarra e cinque al piano, tra cui Hard Time Killing Floor Blues, alludente alla Grande Depressione in corso, e 22-20 Blues, modello per il 32-20 Blues di Robert Johnson tanto come Devil Got My Woman lo fu per Hell Hound on My Trail.
Stuckey conosceva già una versione di Devil Got My Woman quando Skip cominciò a suonarla nel 1925 o 1926, ma è impossibile sapere se la sua era precedente a quella di James; Stuckey nell’intervista del 1966 non l’ha espressamente dichiarata come sua, ma disse che Skip prima la chiamava Devil’s Dream. Non è certo quanto Stuckey contribuì al repertorio di James, anche per il modus operandi del blues che, come sappiamo, non distingue nettamente tra comporre e arrangiare, e fa largo uso di frasi e temi ricorrenti. Calt scrive che Stuckey aveva nel suo repertorio l’equivalente del brano pianistico di James If You Haven’t Any Hay, Get on down the Road sulla chitarra con accordatura standard, da lui chiamato All Night Long, con la stessa melodia ma a un tempo più lento, per il quale Skip dichiarò: “Boy, it sounded good back then!”. (8)
Skip non l’ha mai chiaramente attribuito a Stuckey (in realtà, non ha mai attribuito niente a Stuckey), ma neanche a se stesso; imparò All Night Long sulla chitarra, poi lo traspose sul piano, con abbellimenti. La melodia era un rifacimento di Alabama Bound, tradizionale a cui furono aggiunte terze minori acquisendo un suono più blues.
I tempi duri e lo scarso riscontro lo convinsero a non registrare più nulla, e alla fine del 1931 si trasferì a Dallas, dove fu direttore nel coro di una chiesa e divenne ministro battista e metodista, abbandonando quasi completamente l’attività di musicista.
Visse anche a Birmingham, Alabama, e ad Hattiesburg e Meridian in Mississippi, tornando occasionalmente a Bentonia. Quando richiese la tessera di previdenza sociale nel 1937 era impiegato dai Cage Brothers, forse la famiglia Cage che aveva una fattoria a nord della città. Si rivide a Bentonia nel 1948, dove a volte suonava all’appena aperto Blue Front Cafe (vedi sotto), ma non si manteneva con la musica. Più tardi visse a Memphis, e quando fu riscoperto nel 1964 (nello stesso periodo in cui fu riportato a galla anche Son House) da John Fahey, Henry Vestine e Bill Barth si trovava in un ospedale di Tunica, MS. Fu mandato sul palco di Newport nel luglio dello stesso anno e catapultato nel revival blues del periodo, acquisendo notorietà internazionale soprattutto quando i Cream ripresero I’m So Glad nel 1966.
Si trasferì a Washington, D.C., e poi a Philadelphia per suonare nei festival folk e blues, e nei club della zona. Registrò diversi album, ma non diventò mai troppo popolare, forse a causa del suo attaccamento all’integrità artistica rispetto al concetto dell’intrattenimento. Morì a Philadelphia il 3 ottobre 1969, introdotto nella Blues Hall of Fame nel 1992.
Tra i bluesman di Bentonia pubblicati oltre a Skip James ci sono il sopracitato Jack Owens (all’anagrafe L.F. Nelson, 1904-1997), unico altro musicista dell’area, tra i registrati, direttamente comparato allo stile di James, Cornelius Bright (1916-1991), Jacob Stuckey (1916-1998), Benjamin ‘Bud’ Spires (1931-2014, armonicista, figlio di Arthur ‘Big Boy’ Spires), Tommy Lee West (1932-2012), Cleo Pullman (armonicista), Otha Holmes (cugino di Jimmy ‘Duck’ Holmes; anche il fratello John e lo zio Percy Smith suonano), e Jimmy ‘Duck’ Holmes (1947). (9)
La musica di Jack Owens in generale era più ballabile rispetto a quella di Skip James, e suonò di più come quella di quest’ultimo dopo che Owens fu riscoperto e da lui ci si aspettava che somigliasse a James provenendo da Bentonia ed essendo della stessa generazione. Owens non ha registrato fino agli anni 1960, ha sempre fatto il contadino, non s’è mai mosso da Bentonia e s’è esibito per molto tempo soprattutto durante i weekend nel suo juke joint casalingo.
Quando David Evans lo incontrò nel 1966 notò come suonasse in modo simile a Skip James, ma con uno stile più complesso, diverse accordature personali tra cui alcune varianti della standard, e un tocco meno delicato rispetto a James, accompagnandosi con un forte battito del piede. Sonorità quindi più decise e brillanti, adatte per le feste danzanti a casa sua. In comune avevano un certo repertorio di versi, melodie e figure chitarristiche, e uno stile molto individualistico, ma la generale qualità tonale della loro musica era diversa. Nei suoi ultimi decenni Owens registrò vari album, apparve nei documentari The Land Where the Blues Began (1980) e Deep Blues (1990, v. recensione del filmato al link di Owens, sopra), oltre a esibirsi nei festival accompagnato da Bud Spires.
Blue Front Cafe, East Railroad Ave, di fronte alla strada ferrata, il più vecchio juke joint ancora operativo in Mississippi. La tradizione di Bentonia sopravvive con Jimmy ‘Duck’ Holmes e ormai si può circoscrivere in questo luogo ereditato dai suoi genitori, che lo aprirono nel 1948. Nato Jimmy Charles Holmes il 28 luglio 1947, non ha mai incontrato Skip James (che se ne andò da Bentonia nel 1953). Interessatosi alla musica all’età di dieci anni, ha cominciato a suonare solo quando ha ereditato il locale nei primi anni 1970, stimolato dai musicisti che lo frequentavano, e comprando la sua prima chitarra acustica nel 1974.
A metà anni 2000 ha pubblicato per la prima volta, dopo che Bentonia e in particolare il Blue Front sono diventati luogo di pellegrinaggio per i turisti del blues: due dischetti registrati al suo interno nello stile imparato da Jack Owens, con l’accompagnamento di Bud Spires in qualche traccia; da allora ha fatto uscire altri sei dischi.
Jimmy è il nono di dieci bambini avuti da Carey e Mary Holmes, che ne crebbero altri quattro della giovane e defunta sorella di Mary. Da piccolo vide solo occasionalmente i bluesman al locale perché ai bambini non era permesso frequentarlo, non sul davanti almeno, dove non potevano mischiarsi agli adulti e soprattutto ai clienti. Qui hanno suonato Skip James (tra il 1948 e il 1953), Jack Owens, Henry Stuckey, l’onnipresente Sonny Boy Williamson II, James Son Thomas, Bud Spires e molti altri, quasi sempre non in modo programmato. Raramente il locale pubblicizzava o ingaggiava per tempo i musicisti, i quali arrivavano qui chiedendo di suonare per le mance, con il permesso di Mary Holmes perché attiravano clientela. Suonavano anche alle feste presso la fattoria Holmes a nord della città, abitudine evoluta nel Bentonia Blues Festival, sponsorizzato da Jimmy e tenuto davanti al locale annualmente nel terzo sabato di giugno.
I suoi genitori dapprima lavoravano alla piantagione Woodbine (a ovest di Bentonia), la stessa di Skip James, che risiedeva lì insieme alla madre, poi acquistarono una proprietà avviando una fattoria; Henry Stuckey vi lavorò, vivendo fianco a fianco con gli Holmes.
Jimmy ‘Duck’ (epiteto per il suo modo di camminare da bambino) è cresciuto nella fattoria dei suoi, dove mi ha detto che ancora risiede, poco distante. Nell’intervista pubblicata su Living Blues (v. fonti), Holmes dichiara di esser stato introdotto alla chitarra nel 1957 da Stuckey (non direttamente), il quale spesso intratteneva i bambini della fattoria (tra cui molti erano suoi) suonando e preparando i popcorn, soprattutto nei weekend quando i genitori di ‘Duck’ erano al Blue Front.
Nell’epoca della segregazione gli Holmes dovevano chiudere il caffè entro le dieci di sera per le leggi razziali locali sul coprifuoco, ma all’apice della stagione di raccolta e sgranatura del cotone gli era permesso tenerlo aperto tutto il giorno per servire i turni dei lavoratori. Il Blue Front non poteva servire Coca Cola, né gli afroamericani potevano acquistarla da nessuna parte a Bentonia come altri generi riservati ai bianchi, che invece compravano di nascosto il liquore di contrabbando nel retro del locale. Ai neri erano destinati marchi come Nehi e Double Cola; solo dopo l’integrazione il Blue Front poté sfoggiare i cartelli della Coca Cola che ne caratterizzano il frontespizio.
Nonostante fosse la madre la forza trainante del Blue Front (e della fattoria), Holmes ha cominciato a occuparsi del locale solo dopo la morte del padre nel 1970. S’è diplomato e ha avuto figli, ma non s’è mai sposato e ha passato, e ancora passa, buona parte della sua vita qui, in questo autentico juke joint plasmato dallo scorrere del tempo, non da arredatori odierni ispirati allo stile dei vecchi locali afroamericani. Di solito apre alle dieci di mattina; in passato Holmes ha lavorato come school truant officer. (10)
Negli anni 1970/1980 ha lavorato a Parchman in un programma d’istruzione e reinserimento in società per i detenuti. Da tempo in pensione, la sua volontà di tener aperto il Blue Front è soprattutto d’utilità sociale più che economica, oltre che per motivi personali e affettivi, e forse in rispetto e in debito alla storicità e all’interesse che il luogo ha raggiunto semplicemente continuando a esistere.
Arriviamo in un quieto sabato mattina di agosto, Holmes è all’interno occupato con varie carte sparpagliate su un tavolo. Sono titubante, ma lui ci accoglie subito, avendoci probabilmente già visto o sentito arrivare. La mia speranza di tornare in serata a sentir suonare sfumerà quasi subito: niente musica dal vivo per due settimane, è in ferie. Prima che io possa fargli troppe domande ce ne fa lui molte, riempiendoci poi di gadgets e magliette. È preparato alla visita dei turisti, li riceve come se li aspettasse, e si offre per fotografie. Il materiale che consegna pare arrivare da qualche associazione blues.
Anche se la vita e la frequentazione, musicale e non, attorno al Blue Front non è la stessa degli anni 1950, oggi il locale conserva ancora un ruolo di socializzazione per i residenti, che di solito arrivano presto la sera. Quando non c’è musica dal vivo ascoltano il jukebox, e considerano il posto più come un salotto di famiglia. Il cibo non è certo la sua attrattiva, e ormai anche la definizione di “cafe” gli sta molto larga: (11) offre solo roba confezionata come merendine e biscotti, birra e bibite in bottiglia; com’è comune da quelle parti, i clienti possono portarsi il cibo da scaldare nel microonde. In passato il locale era frequentato, oltre che per il whiskey clandestino, per il suo buffalo fish, i generi alimentari, le attività ricreative e perfino i tagli di capelli offerti da due barbieri nel retro.
Non conosco tutta la discografia di Holmes, ma come sentito nel concerto a Correggio e nel suo ultimo dischetto, It Is What It Is, preso durante l’incontro (autografato con la data della nostra visita, 20 ag. 2016, era da poco uscito per l’etichetta fondata con Michael Schulze, Blue Front Records), nella sua musica ci sono diversi influssi, ma Bentonia si rivela con il repertorio e l’aura d’ipnosi, mistero e dissonanza dei suoi predecessori, senza però raggiungere alte vette. Dati i tempi, può solo dare una certa continuità a uno stile (inarrivabile nell’intensità e nelle sonorità di Skip James) appartenente sì a una tradizione che Holmes ha conosciuto in prima persona, ma legato in particolare a musicisti individuali (e individualistici) che non ha mai voluto imitare; nonostante dal 1976 la maggior parte dell’insegnamento gli sia provenuto direttamente da Jack Owens, non gli ha mai interessato suonare esattamente nello stile del maestro, né in quello di Skip.
Ancora nell’intervista su Living Blues, Holmes riporta che nessuno dei musicisti che frequentavano il locale, come Jack Owens, Tommy Lee West, Cornelius Bright o Jacob Stuckey, gli diedero mai lezioni formali o tecniche, e che nessuno di loro usava termini come “accordatura aperta”, “standard” o “minore”; piuttosto si riferivano alla tipica accordatura di Jack Owens come “cross note” (cross-note tuning), che è aperta, ma non è chiamata “open”. (12)
Cornelius Bright perse due dita alla fabbrica di cotone (di fianco al Blue Front) e non poté più suonare: Holmes afferma di non averlo mai visto all’opera su una chitarra, ma di averlo accompagnato al canto. Un’altra ispirazione di Holmes è stata Adam Slater (lontano cugino di Skip James e parente prossimo di Stuckey), che gli insegnò lo standard locale Cherry Ball (tra i brani portati da Skip alla Paramount) e l’accordatura cross note prima di Jack Owens. Tommy Lee West poteva suonare nello stile di Bentonia, ma era più vicino all’Hill Country blues. Per quanto riguarda l’influenza di John Lee Hooker sentita nel concerto di Holmes a Correggio e di cui scrissi nella recensione, ho letto ora nella stessa intervista che suo zio Percy Smith suona in quello stile.
Non siamo andati alla tomba di Jack Owens – la visita fuori programma alla Foresta Pietrificata a Flora ci ha portato via tempo – ma Cheseborough dà le indicazioni per arrivarci: da Bentonia prendere Cannon Ave (Hwy 433, la strada che passa accanto al Blue Front) in direzione nordest per circa sette chilometri, girare poi a destra su Scotland Road passando davanti all’Old Liberty M.B. Church, dov’è stato tenuto il suo funerale. Continuare per circa cinque chilometri fino a una strada sterrata a destra (poco prima di Turnage Rd che si trova dalla parte opposta, a sinistra). Il cimitero è in mezzo al bosco, e dovrebbe esserci un cartello che lo indica come “Day Cemetery”.
La tomba si trova a destra e quasi in fondo, ed è doppia essendoci anche sua moglie, Mrs Mable Owens. Suggestivamente, sulla lapide si fa riferimento alle date di nascita e morte come sunrise e sunset.
Per lo stesso motivo non abbiamo visitato la tomba di Henry Stuckey, al Pleasant Grove Missionary Baptist Church Cemetery di Bentonia.
Fino a non molto tempo fa di Henry Stuckey rimaneva la sua casa in rovina, tra Satartia e Bentonia, immortalata in uno scatto del 2002. Figlio di Will Stuckey e Hattie Slater, nacque in una piantagione di Bentonia nel 1896 o 1898 (dall’articolo di Jim O’Neal su Living Blues si evince che la data di nascita è 12 dicembre 1896 secondo la previdenza sociale e l’esercito, ma nel censimento del 1900 appare come marzo 1898, mentre lui dichiarò 11 aprile 1898 sulla tessera della previdenza). Secondo O’Neal, in ogni censimento degli anni 1930 apparve in luoghi differenti della Yazoo County nell’area attorno Bentonia e Satartia, e nel 1940 nella Leflore County come contadino. Gestiva anche un juke joint guadagnando meglio rispetto all’attività di musicista, secondo il necrologio nel 78 Quarterly n. 2 (1968) di Jacques Roche, nome di penna del biografo di Skip James, Stephen Calt.
In un’intervista del 1965 disse di aver imparato a sette anni ad accordare la chitarra, e qualche accordo di base, da un musicista chiamato Rich Dickson (o Dixon), e di aver poi formato un suo proprio stile, ma di non esser mai stato un gran cantante. Come accennato, al ritorno dal suo servizio nella I g.m. in Francia portò a Bentonia un tipo di accordatura che continuò via Skip James e Jack Owens, e oggi sopravvive in Jimmy ‘Duck’ Holmes. Dall’articolo di Gayle Dean Wardlow (riportato su LB):
Guidavo camion e ambulanze in Francia, e vidi un gruppo di soldati neri che suonavano al termine del lavoro. Non avevo mai sentito un suono di chitarra come quello. Sapevo che non era un’accordatura naturale [standard, ndr] così mi feci avanti e chiesi loro di mostrarmi com’era. (13) Gli chiesi di dov’erano e mi dissero che venivano da un posto nei Caraibi, un posto che non avevo mai sentito (…).
O’Neal dalle pagine di Living Blues ricorda la distorsione avvenuta nel web (a partire da un sito che ora non esiste più, ma la cosa perdura) sulla storia di Stuckey, secondo la quale l’incontro sarebbe avvenuto con soldati zingari caraibici, citando Wardlow come fonte, cosa che l’autore non ha mai detto o scritto, ricordando (intervistò Stuckey nell’aprile 1964 e nel giugno 1965) che Stuckey non disse nulla a proposito di chitarristi gitani, e neppure Stephen Calt ne ha mai menzionato; quest’ultimo ha però supposto che i soldati potrebbero esser stati delle Bahamas.
O’Neal è preciso anche riguardo al servizio in Francia, dai dati dell’esercito americano rivelanti che Stuckey si registrò per la guerra nel 1917, ma non servì in Francia fino a quando non fu quasi finita. S’imbarcò sulla USS Mercury da Newport News, Virginia, il 14 ottobre 1918, assegnato a un’unità che continuò a fare assistenza ai militari malati anche dopo la guerra, fino a quando non poterono tornare tutti a casa. Stuckey, con le altre truppe afroamericane, salpò di nuovo per l’America sulla nave inglese SS Ortega, partendo da Brest in Francia il 7 febbraio 1919.
Stuckey adottò la nuova accordatura ai balli e alle feste di Bentonia, poi ‘Skippy’ James prese ad abbassarla al re minore. Stuckey e James suonarono insieme per più di sette anni, recandosi a nord a Yazoo City, e a sud, a Jackson, dove incontrarono Johnnie Temple (registrò per Decca dalla metà degli anni 1930 fino agli anni della seconda guerra). Temple ha ricordato (dallo stesso articolo di Gayle Dean Wardlow su Living Blues):
Venivano quaggiù al sabato e tutti e tre suonavamo in un house party o in un juke. Son (14) era altrettanto bravo alla chitarra quanto Skippy. Erano come fratelli.
C’era chi li considerava davvero fratelli: Arthur ‘Big Boy’ Spires ha ricordato d’aver sentito “Henry Stuckey e il suo fratello pianista Nemiah suonare in una festa paesana”. (15)
Di veri fratelli, cugini o nipoti di Stuckey musicisti ce ne sono stati diversi: Shug, Dodd e Jacob Stuckey, Adan e Bird Slater. I due si divisero per un po’ dopo il ritorno dalla Paramount di James che, come detto, in seguito lasciò il music business e andò in Texas diventando ministro di chiesa. Stuckey si trasferì a Morgan City vicino a Greenwood lavorando in una piantagione e suonando localmente, poi nel 1935 tornò a Bentonia. Anche James vi era tornato, da predicatore, cercando di tenersi al largo dal gioco d’azzardo e dal bere, come ha ricordato Stuckey. Nel 1936 i due ricominciarono a suonare in coppia, continuando fino alla seconda guerra.
Mentre James fu riscoperto sulle scene nazionali e internazionali nel 1964, Stuckey proseguì come al solito lavorando in una piantagione e vivendo in povertà insieme a un nipote a Satartia, morendo il 9 marzo 1966 al Veterans Administration Hospital di Jackson. C’è un capitolo nella vita di Stuckey poco documentato, relativo al Nebraska. Riferì di aver suonato in una band a Omaha, e quando chiese il tesserino della previdenza il 27 giugno 1952 diede come indirizzo North Platte, Nebraska, dove lavorava in un’impresa chiamata Hahler’s. Secondo Wardlow aveva una figlia in Nebraska, che lo tenne lì quando era malato.
Avanti dritto sulla Highway 49, verso Yazoo City.
(Fonti: Steve Cheseborough, Blues Traveling, The Holy Sites of Delta Blues, University Press of Mississippi, Jackson, 2009, III ed.; Stephen Calt, I’d Rather Be the Devil, Skip James and the Blues, Chicago Review Press, apr. 2008; Living Blues, Issue #249, Vol. 48, #3 – Yazoo County Blues – Articoli di Scott Barretta, di Gayle Dean Wardlow e di Jim O’Neal; Mississippi Historical Markers; The obituary of Henry Stuckey.)
- Dopo un picco in salita nel 2000 con 500 abitanti, la popolazione ha ripreso la costante china discendente e nel 2016 era di 423 individui. La popolazione massima s’è registrata nel 1970 con 544 abitanti.[↩]
- Skip James rimase impressionato da Drunken Spree, tra i pochi brani del primo periodo rimasti nel suo repertorio, sentito in un house frolic proprio da Rich Griffin accompagnato dal giovane Henry Stuckey.[↩]
- “Mighty seldom you’ll hear me rap”, parola di Skip, in Stephen Calt, I’d Rather Be the Devil, pag. 139, v. fonti.[↩]
- In gergo non si usava il termine “strum”, ma “rap”, vedi precedente dichiarazione di Skip.[↩]
- Niente in comune con la musica ragtime, o le canzoni di Tin Pan Alley che si basavano su quella musica, vedi pagg. 42 e 95 del libro di Calt.[↩]
- Drunken Spree è un esempio di rag song. Brani come Hard Times Killin’ Floor e Illinois Blues utilizzano uno schema rag o non tipicamente blues, come anche Devil Got My Woman e I’m So Glad, ma il modo di suonarli (tonalità, e melodia a note singole) li rende blues.[↩]
- Dapprima fu ‘Skippy’: “I never was in anything too long or deep; that’s why I reckon they called me Skip”, ivi, pag. 6. Calt sospetta che le sue fughe fossero conseguenza delle attività illecite, più che caratteriali.[↩]
- Ivi, pag. 90.[↩]
- Ci sono, naturalmente, diversità tra i musicisti di Bentonia che hanno adottato quel tipo di accordatura. Però – a differenza di altri, distinti per provenienza e stile, che usavano accordare in open D minor, detto cross note, con o senza bottleneck, come ‘Bukka’ White, Arthur ‘Big Boy’ Crudup, Henry Townsend (nelle incisioni Columbia, prima che cominciasse a suonare il piano), o come Albert Collins, che di solito accordava in fa minore aperto – si può dire che i bentoniani sono accomunati da un carattere tendente all’ominoso e al misterioso, o quantomeno ipnotico. Rosa Lee Hill, figlia di Sid Hemphill e della tradizione Hill Country blues, in tre brani su quattro nella George Mitchell Collection utilizza diverse accordature cross-note e ottiene un carattere simile, ricordando peraltro Fred McDowell.[↩]
- Il cui compito è incentivare l’interesse verso le attività scolastiche presso le famiglie degli alunni con molte assenze.[↩]
- Chiamano indistintamente cafe o café i luoghi in cui come minimo si servono bevande calde, ed è diverso da cafeteria, che è più come un ristorante o un self-service.[↩]
- E nemmeno usava quei termini Skip James, che chiamava la sua accordatura “cross”, senza esser in grado di descrivere compiutamente la sua tecnica. L’accordatura standard era invece chiamata “naturale”.[↩]
- Era un’accordatura aperta in mi minore, ndr.[↩]
- Nomignolo per Henry Stuckey, ndr.[↩]
- Riportato da Pete Welding in Blues Unlimited 28, dic. 1965.[↩]
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