Coahoma County, Mississippi
Anche le già viste Clarksdale e la piccola Lula sono nella Coahoma County (e Rena Lara, nel prossimo articolo), il titolo quindi è solo una comodità per riunire le località tra parentesi (1) incontrate sulla scenic route 1 (la Highway One di Muddy Waters), strada poco frequentata che origina dalla Highway 49 nei pressi di Lula e scende verso sud costeggiando il fiume Mississippi, parte della non segnalata Great River Road attraversante dieci stati.
Queste prime due foto però appartengono all’adiacente contea Quitman in cui siamo finiti per errore, da Dundee verso est fino alla piccola Sledge sul bordo della contea Panola attraverso una deserta backroad, sulla cartina una riga grigia che par disegnata a matita, in mezzo a una piana infinita punteggiata qua e là da casette solitarie dove invisibili umani sembrano abitare.
I cartelli stradali sono scarsi. Invertiamo e dopo una ventina di minuti di altro vagabondaggio rientriamo nella Coahoma County, passando per la città di Coahoma in direzione Friars Point. Continua a essere nuvoloso e piovoso come sarà più o meno tutti i giorni; a volte l’acqua cadrà lievissima a volte a dirotto, ma a parte un paio saranno sempre episodi brevi. Non così in Louisiana: erano gli stessi giorni della disastrosa alluvione a Baton Rouge.
Vista di Coahoma dalla E Main Street. Sembra Lula, o molti altri villaggi del Mississippi, divisa in due dalla ferrovia e prevalentemente afroamericana. Un agglomerato di casette, una scuola abbandonata, e come sempre a designare il centro l’ufficio postale, punto di riferimento del navigatore.
Friars Point nacque nel 1836 e divenne un florido porto fluviale sul Mississippi dal quale partivano carichi di cotone e di legname. Fino al 1961, quando fu costruito l’Helena Bridge sulla Highway 49, per passare sull’altra riva del fiume a Helena, Arkansas, si prendeva un ferry-boat dotato di ferrovia per traghettare vagoni dei treni e locomotiva.
Friar’s Point da Robert Friar, ma nel tempo l’apostrofo s’è perso.
La città si ritrova in diversi blues e molti musicisti vi transitarono per recarsi a Helena con il traghetto, diventata anch’essa una blues town soprattutto dagli anni 1940, quando la stazione radio KFFA cominciò a offrire brevi spazi quotidiani a musicisti blues, dove suonavano dal vivo e si facevano pubblicità personale, a patto che trovassero autonomamente gli sponsor per il loro programma. I primi, come noto, furono S.B. Williamson II e Robert Jr Lockwood; Williamson ebbe molto successo, sponsorizzato dalla locale farina King Biscuit di cui ne divenne anche il simbolo, e continuò a trasmettere per anni provocando una vasta influenza sui musicisti del Delta del Mississippi e dell’Arkansas (v. meglio nell’articolo su Helena).
Anche il famoso assaltatore di treni Jesse James passò per Friars Point. Oggi conta poco più di mille abitanti (tendenti a calare) ed è una tappa del turismo blues.
Il piccolo North Delta Museum, gestito da volontari e trovato chiuso perché domenica. La stele tutta a destra è dedicata ai caduti delle due guerre mondiali, di Corea e del Vietnam.
Cheseborough riporta un passo da un giornale di Memphis in cui si dice che entrare in questo museo è come “strisciare nella soffitta di qualcuno”, per via dell’atmosfera non per la qualità dei reperti che vi si trovano.
Ex Hirsberg’s Drugstore, portato avanti dalla stessa famiglia dal 1935 fino a tempi recenti, ora in abbandono. Robert Johnson era su una panchina davanti a questo negozio quando Muddy Waters lo vide e lo sentì suonare per la prima e unica volta, rimanendone impressionato.
Davanti, marker dedicato al bluesman errante Robert Nighthawk, nativo di Helena e bazzicante questa città a più riprese; suo figlio, il batterista Sam Carr, vi nacque nel 1926.
Secondo il cartello anche Nighthawk, come altri, s’esibiva davanti al negozio di Sol Hirsberg. Le parole citate nel marker sono in Friars Point Blues.
Qualche anno fa, quando il negozio era ancora aperto, vi si trovavano in vendita magliette commemorative dell’evento (cioè Muddy che vede e sente RJ), ricordato anche al North Delta Museum.
Anche le vetrine di Hirsberg’s sono un piccolo museo, e che rivelazione: è esistita davvero un’industria ACME, non solo nei cartoni di Vil il Coyote! Pubblicità d’epoca dell’ACME Washing Machine Co. (di Columbus, Ohio) per l’ACME Washer: “Ecco perché dovresti lavare a casa!”. C’era un rivenditore in ogni città, e la macchina aveva la garanzia “soddisfatti o rimborsati”.
“Holey smokes, butt Life Savers do chase that tobacco-ey taste and leave your breath sweet as a May morn…”, reclame delle note caramelle Life Savers, le prime con il buco in mezzo e a forma di salvagente, qui reclamizzate come salva-alito per fumatori: “lasceranno il tuo alito soave come un mattino di maggio”. Sopra il tavolino, due bottiglie vuote di qualche liquore ai tempi sicuramente spacciato come miracoloso.
OK Miss America! We thank you for your patronage, scolorita pubblicità Lucky Strike del 1932.
Jukebox-radio AM/FM Treasure Sounds of America, probabilmente anni 1950, e 78 giri Columbia.
Interni devastati
Una vetrina di Hirsberg’s è dedicata anche a Conway Twitty, nato a Friars Point nel 1933, figlio di un capitano di ferryboat. Il suo marker del Country Music Trail è davanti all’ufficio postale.
Friars Point è adagiata sulle rive del Mississippi, con l’argine a due passi.
Non c’è fretta…
… né rumore…
… o traffico
Reperti quasi inghiottiti dalla natura
Sulla strada per Stovall Farms, la piantagione in cui visse Muddy Waters. Da queste parti, sul terreno della piantagione, c’era il juke-joint in cui il giovane Muddy rimase folgorato da Son House.
Luogo in cui sorgeva la baracca di Muddy. Arrivò con la nonna alla piantagione Stovall nel 1918, quando aveva cinque anni, da Rolling Fork (dov’era nato). Il suo primo disco fu registrato proprio qui da Alan Lomax per la Biblioteca del Congresso, il 31 agosto 1941, con l’apparecchiatura portatile del ricercatore.
Suonò sulla chitarra Martin di Lomax usando il bottleneck e quel giorno nacquero Country Blues (I Feel Like Going Home), I Be’s Troubled (I Can’t Be Satisfied), Burr Clover Blues (rifatta nella spedizione dell’anno dopo), e altre come The Worried Blues insieme a Son Sims, Corn Song a cappella e Pea Vine Blues di Charlie Patton, ma il secondo acetato che conteneva quest’ultime andò distrutto durante il ritorno in macchina.
Ai tempi in cui arrivò Lomax, Muddy, sua moglie, sua nonna e uno zio abitavano tutti nella baracca, originariamente una capanna mono stanza ricavata da tavole di cipresso scavate con l’ascia e costruita ai tempi della Guerra Civile, ma quando la famiglia la occupò furono ricavate tre stanze in più, il tetto diventò di latta e le pareti furono incatramate, in modo simile alla maggior parte delle baracche dei mezzadri.
Non deve esser cambiato poi molto: questo era ciò che Muddy vedeva, e quelli i campi in cui lavorava. Negli anni Ottanta un tornado distrusse il tetto della casa e in seguito gli Stovall per motivi di sicurezza eliminarono le stanze aggiunte, lasciando in piedi solo la più robusta parte originale. Gli ZZ Top andarono in visita dopo il tornado, raccolsero un po’ della legna attorno e vi costruirono chitarre; una di queste fu donata al Delta Blues Museum.
Vandali del souvenir a ogni costo, insetti e agenti atmosferici stavano distruggendo ciò che ne rimaneva quando nel 1996 la famiglia Stovall fece un accordo con la catena House of Blues per smantellare la baracca, restaurarla e portarla in tour. Fu restaurata usando il legno di un’altra casetta di Stovall, diventando di due stanze invece che di quattro, mostrata alle olimpiadi di Atlanta nel 1996 e al festival blues di Chicago nel 1997, in seguito finendo in un magazzino di New Orleans. La casa è poi tornata (quasi) a casa a Clarksdale e ora sta al suddetto museo.
La famiglia Stovall comprò la terra nel 1840, e ancora la possiede. Howard Stovall, nipote dell’ex capo di Muddy, suona occasionalmente, è stato direttore della Blues Foundation di Memphis ed è uno dei proprietari del Ground Zero Blues Club. Nel 1917-1918 lavorarono qui anche i fratelli Chatmon (Bo, Lonnie e Sam).
Alla sinistra della capanna di Muddy una strada sterrata chiamata “canna bruciata” si perde nella piana.
In fondo, le strutture della Stovall Plantation tinte di rosso, tra cui una tipicamente a forma di fienile.
Cotone a destra e a manca
Ci inoltriamo cautamente, la strada è fangosa per la pioggia e le ruote dei trattori hanno formato grandi fosse. Ne sta passando uno, forse siamo nei piedi e ci aspettiamo d’esser guardati male, invece il trattorista ci saluta con un cenno amichevole, alzando una nuvola di fumo.
Immagine senza tempo decisamente southern
Torniamo un po’ indietro sulla strada (Oakhurst Stovall Rd) in cerca di una grande casa storica dietro una cancellata di ferro, dove Alan Lomax si fermò a chiedere a riguardo di un giovane musicista blues che lavorava alla piantagione Stovall e di cui aveva sentito parlare. Gli Stovall (i discendenti abitano ancora in quella casa) lo indirizzarono alle vicine baracche dei mezzadri. Il cancello è aperto, e non so se la casa è questa, ma è l’unica rispondente alla descrizione. È proprietà privata quindi non ci avviciniamo troppo.
A Farrell, sempre verso sud sulla Highway One, altro tenore per la casa di Larry (si legge sul fianco), ma stesso fascino di un vissuto che sarebbe bello sentir raccontare.
Farrell è cantata dal violinista Henry ‘Son’ Sims in Farrell Blues (1929), accompagnato da Charlie Patton. Sims proveniva da Anguilla, due passi da Rolling Fork nella contea Sharkey.
E mentre s’apre una bella giornata proseguiamo sulla Highway 1 verso Rosedale
(Fonti: Steve Cheseborough, Blues Traveling, The Holy Sites of Delta Blues, University Press of Mississippi, Jackson, 2009, III ed.; Robert Gordon, Hoochie Coochie Man, La vita e i tempi di Muddy Waters, Arcana/Fazi Editore srl, Roma, 2005.)
- Cittadine come Friars Point e Farrell sono denominate “cities” anche se contano poche centinaia di abitanti (e Friars Point lo è, una città, in confronto alla piccola Farrell; da noi la prima sarebbe un paese, la seconda una frazione), Stovall invece è un’area così chiamata dalla piantagione omonima, dal nome dei proprietari storici.[↩]
È vietata la riproduzione anche parziale di questo articolo senza autorizzazione