Mississippi Hills – pt 3

(Senatobia, Gravel Springs, Hernando, Nesbit, Horn Lake)

Welcome to Senatobia, Miss.

Senatobia, sede della Tate County. Città apparentemente anonima, eppure è stata un altro fulcro dell’Hill Country blues, della tradizione fife and drum e della musica popolare pre-blues per strumenti a corda, generalmente nota come old time music. Di tutto ciò oggi non c’è traccia. Come altre cittadine a nord di qui sulla direttiva I-55 (tipo Hernando, Nesbit, Horn Lake), anche Senatobia pare più un sobborgo residenziale di Memphis, un po’ come Tunica e Walls più a ovest.

Senatobia, Miss.

Il nome origina dalla lingua dei nativi, la cui parola Senatohoba, “sicomoro bianco”, era simbolo di riposo per viaggiatori stanchi, come la consideravano gli indiani che sostavano qui lungo la via per Hot Springs in Arkansas, dove si recavano per curarsi alle sorgenti calde. Fondata dal colono James Peters quando nel 1834 comprò la terra dalla Chickasaw Nation, divenne una stazione ferroviaria nel 1856 con il passaggio della Tennessee and Mississippi Railroad.

Senatobia, Miss.

Del leggendario Sid Hemphill, patriarca della più nota famiglia musicale della zona, e discendente lui stesso da una famiglia musicale del XIX secolo, si dice sia nato a Como, nell’adiacente Panola County – il 13 settembre 1878 secondo i registri dello stato o 1876 da sue dichiarazioni – dove pare abbia vissuto la maggior parte del tempo, ma il suo recente blues marker (stranamente ancora non c’era quando sono andata io), inaugurato il 4 novembre 2017, è stato eretto a Senatobia, 218 Center Street, e anche la sua tomba si trova qui (al New Salem Baptist Church Cemetery, 532 Salem Rd, allora non lo sapevo). Il vecchio Hemphill deve quindi aver avuto un legame anche con Senatobia se la cittadina ne vanta le spoglie mortali, e se infine ha eretto, con enorme ritardo, un marker storico. Del resto Como custodisce un altro gigante, Fred McDowell. Una distribuzione di miti e leggende come pochi si possono permettere.

Alan Lomax in La terra del blues confonde un po’ le idee (il memoir è stato steso molti anni dopo la sua esperienza sul campo), ad esempio quando dice di trovarsi a Senatobia nel primo dei suoi incontri a casa dell’arcaico multi-strumentista Hemphill, poi però in tutto il capitolo, dedicato ai musicisti delle colline (anni 1942, 1959 e 1978), l’autore fa sempre riferimento alla Panola County, dove incontra Hemphill e famiglia, e altri musicisti. Stando alle note del disco Sid Hemphill, The Devil’s Dream (The 1942 Library of Congress Recordings), nel 1959 il musicista risiedeva a Como.
In ogni caso le contee Tate e Panola hanno avuto in comune lo stesso terreno musicale, dalla tradizione da ballo e intrattenimento al fife & drum, dalla musica religiosa al blues, e proprio nell’area rurale tra Como e Senatobia sono state portate alla luce tra gli anni 1940 e 1960 antiche tradizioni e caratteristiche (come la fabbricazione degli strumenti in proprio e il carattere musicale africano) sul punto di sparire, tramite figure importanti come Sid Hemphill, Fred McDowell, Othar Turner.

Senatobia, Miss.

Il fatto essenziale è che il 15 agosto 1942, grazie ad Alan Lomax (Library of Congress) e Lewis Jones (Fisk University), il quasi sessantaseienne cieco Sidney ‘Sid’ Hemphill, voce, violino, quills, (1) fife (o can fife, flauto traverso di canna della tradizione fife & drum vista nell’articolo precedente), e i suoi coetanei Lucius Smith, banjo a cinque corde, Alec Askew, chitarra, voce, quills, Will Head, grancassa o rullante, lasciano ai posteri le prime registrazioni di “musica delle colline” da un’eredità di fine secolo già arcaica anche allora, antecedente al blues, durante uno dei tanti picnic a cui Hemphill e i suoi partecipavano, in un posto chiamato dai locali Funky Fives, o Po’ Whore Kingdom, che poi si scopre essere Sledge, Quitman County, estremo nord della regione Delta sul confine con la Panola County.
A Sledge siamo capitati per sbaglio quando giravamo i dintorni di Clarksdale in quegli stessi giorni di agosto. Potendo saltare indietro di 74 anni forse avremmo notato quel picnic attraversando questa piccola comunità oggi pressoché disabitata, accostata sulla State Highway 3 nel tratto intitolato al nativo country singer Charley Pride (uno dei pochissimi di pelle nera, ho scritto di lui in Lost Highway), tra edifici in rovina, container, una chiesa battista e tanta desolazione.

Hemphill suonava violino, chitarra, mandolino, banjo, rullante, grancassa, fife, quills, organo. Aveva imparato il violino e un vasto repertorio di ballate da suo padre, l’ex schiavo Dock Hemphill, che a sua volta aveva appreso da un cugino nella Choctaw County, Mississippi del sud. In famiglia erano sette e in sei formarono una band con due rullanti, grancassa, fife, quills e violino richiesta soprattutto nei picnic, anche nel Delta e in Tennessee, che si svolgevano tra luglio e agosto, nel periodo di lontananza dai campi in attesa del raccolto.
Guidava sia insiemi con strumenti a corda di varie dimensioni per l’intrattenimento a base di square dances, sia bande fife & drum per le marce sincopate tipiche dei picnic; questi raduni spesso erano sovvenzionati da un politico o da un cittadino danaroso che voleva intrattenere i parenti di campagna, erano aperti al pubblico e in gran parte finanziati dalla vendita di cibo barbecue e bibite, mentre whisky a buon mercato era venduto sottobanco. I picnic più importanti erano il 4 luglio, nella giornata della massoneria in agosto e in occasione della festa del lavoro (il primo lunedì di settembre), ma ce n’erano di più piccoli in qualunque fine settimana della stagione lontano dai campi.

Fu l’armonicista cieco Turner Junior Johnson a informare Lomax di Sid Hemphill, definendolo “il miglior musicista al mondo”. Al folclorista Hemphill disse di conoscere un centinaio tra canti di chiesa, marce e ballate, anche scritte su richiesta, e gli mostrò il suo arsenale di strumenti fatti a mano da lui, raccolti in grossi sacchi di iuta appesi in un capanno per proteggerli dall’umidità.
Tra le ballate mostrate in quei giorni alcune erano molto lunghe, le più lunghe che Lomax avesse mai sentito da un afroamericano, come la storia di Jack Castle (The Roguish Man), un delinquente locale, da ventisei strofe, o The Carrier Railroad, nella forma di “abbozzo” da ventun strofe, scritta su richiesta e ispirata da un relitto sulla ferrovia Sardis & Delta di proprietà del barone del legname di Sardis, Robert Carrier, dove un macchinista chiamato Dave Carr provoca un incidente a causa dell’alta velocità; di questa, Hemphill disse che “era molto famosa intorno al 1903-1904”. (2)

Ancora tra quelle che Lomax identificò come originali The Strayhorn Mob, storia vera di un linciaggio, o tentativo di linciaggio, avvenuto nell’aprile 1905 da parte di una folla che prese d’assalto la prigione di Senatobia con l’intento di mettere le mani su un prigioniero, a costo di ammazzare la guardia. (3)
Da ricerche successive da parte di David Evans pare non vi fossero afroamericani coinvolti a differenza di quanto Lomax lascia intendere, e che il gruppetto giunto alla prigione intendesse linciare un prigioniero bianco colpevole di aver ucciso il figlio di uno dei presenti alla spedizione punitiva. Quando lo sceriffo si oppose gli spararono, uccidendolo. La storia si concluse con l’assoluzione dei responsabili. (4)
Lomax osservò che anche quando i racconti avevano carattere cupo o sanguinoso le ballate servivano comunque la danza, con adattamento delle parole a temi sincopati e ballabili, diversamente dalla ballata classica imperniata sulle liriche, a parte una marcia funebre fife & drum come The Death March, in cui tutti si fermarono ad ascoltare. Sid Hemphill e Alec Askew suonavano i quills a quattro o a dieci canne, ad esempio in Come on Boys, Let’s Go to the Ball e The Devil’s Dream, melodie che a Lomax ricordarono quelle dei pigmei, e in Emmaline Take Your Time, stranezza strumentale presentata da Askew sul flauto a dieci canne.

Cotton in Senatobia, Hills, Miss.

Cotone in fiore nella campagna di Senatobia nei pressi di Gravel Springs.
Queste registrazioni del 1942 per la Library of Congress rimasero inedite fino a quando qualcuna fu pubblicata nel 1960 da Atlantic Records, e in seguito da David Evans su album Testament negli anni ’70; oggi si possono trovare nel sopracitato Sid Hemphill, The Devil’s Dream.
Lomax tornò nella contea Panola nel 1959 con la musicista inglese Shirley Collins e registrò ancora l’ormai ottantunenne Hemphill al violino e al flauto a canne, insieme al fedele banjoista Lucius Smith. Si trattò della stessa occasione in cui immortalò anche i fratelli Miles e Bob Pratcher, (5) la fife & drum band di Ed, Lonnie e G.D. Young (apparsi poi al festival di Newport come Southern Fife & Drum Corps), e in cui scoprì Fred McDowell (v. articolo precedente).
Sid Hemphill morì il 20 ottobre 1961 a Holly Springs, portandosi via le tradizioni regionali. Sul sito Find a Grave si legge “Holly Springs, Blount County, Alabama”, ma è più probabile si tratti di Holly Springs, Mississippi, e come detto fu sepolto a Senatobia, dove è stato raggiunto dalla figlia Rosa Lee Hill qualche anno dopo.

Anche Rosa Lee Hill fu parte di quella fortunata partita del 1959; fu registrata da Lomax a casa di Fred McDowell il 25 settembre, e poi da George Mitchell il 23 agosto 1967 ancora nella campagna di Como, dove viveva di lavoro nei campi con il marito Ruffan Hill, in una povertà e semplicità disarmante. Dalle parole di Mitchell, attorno “non c’era niente, niente strade, solo colline, nel mezzo del nulla”, eppure Rose era piena di vita e di spirito positivo.
Nata nel 1911 nella contea Panola, fu istruita dal padre cominciando con la chitarra a sette anni, e a dieci si esibiva alle feste danzanti insieme alla famiglia, in cui suonavano anche la madre, le zie, le sorelle e i cugini: una famiglia musicale tipica dell’Hill Country. È ricordata per l’utilizzo di accordature cross-note (6) e per la musica ad andamento irregolare, atipico e dal carattere ominoso rimandante a Skip James. In realtà era una voce unica e distante, pur tipica del territorio e legata a doppio filo al maestro e vicino Fred McDowell di cui lei rappresenta il nucleo puro e originale, purtroppo poco documentato su nastro. Morì poco dopo le registrazioni Mitchell. Era zia di Jessie Mae Hemphill (v. sotto), dapprima nota come Jessie Mae Brooks.

Cotton in Senatobia, Miss.

L’ultima volta di Lomax nell’Hill Country fu nell’agosto 1978, quando filmò un picnic guidato da Othar Turner e Napolian Strickland, con la partecipazione di Jessie Mae Hemphill alla grancassa. Il ricercatore non poté riprendere tutto l’evento perché a un certo punto divenne “talmente audace” che il tecnico del suono, un afroamericano del posto, pretese lo spegnimento della cinepresa; nel libro suddetto ne offre comunque un racconto dettagliato.
Inoltre incontra di nuovo Lucius Smith (morì un paio d’anni dopo), novantenne ancora in grado di suonare il banjo, a casa sua a Sardis, dove lo intervista e vede per la prima volta Jessie Mae Hemphill, che con sorpresa di Lomax suona e si porta in giro una grancassa. In tale occasione Jessie Mae riferisce di aver suonato i tamburi con il nonno (Sid Hemphill) e il padre (il pianista James Graham, noto a Memphis, anche organista e chitarrista) dall’età di nove anni, e in un gruppo di sole donne con sua madre Virgie Lee e le zie Rose e Sidney (le figlie di Sid Hemphill Rosa Lee Hill e Sydney Lee Carter).

Jessie Mae Hemphill marker, Senatobia, Miss.

Il suo blues marker si trova davanti all’ingresso del Senatobia Memorial Cemetery, 2200 Highway 51 South. È un cimitero esteso e curato, diverso dalla media di quelli in cui sono sepolti musicisti blues in Mississippi, anche per la grandezza delle tombe.
Jessie Mae Hemphill ha rappresentato la quarta e ultima generazione di una lunga tradizione familiare musicale, dal bisnonno violinista nato schiavo, il citato Dock Hemphill, fino a tempi recenti, arrivando alla notorietà internazionale in quegli stessi anni 1980/1990 che videro la scoperta o riscoperta anche di altri artisti blues e della tradizione fife & drum della regione Hills.
Nata Jessie Mae Graham a Senatobia il 18 ottobre 1923 (dando per buono il riferimento della Jessie Mae Hemphill Foundation), come altre componenti femminili della famiglia di Sid Hemphill cominciò a esibirsi in seno al clan e localmente. La madre, Virgie Lee, suonava strumenti a corda, grancassa e rullante, ma non era interessata a una carriera musicale, mentre zia Sidney Lee Carter fu anche lei, come Rosa Lee, registrata nel fruttuoso Southern Journey di Lomax del 1959-1960 (v. sopra, e il precedente Hills, Mississippi, pt 2).
Jessie Mae cominciò a suonare la chitarra a otto anni sotto l’influenza di nonno Sid e la prima canzone completa che imparò fu Bullyin’ Well di zia Rosa, che le insegnò anche a cantare (c’è, infatti, similitudine tra le due), mentre la prima che scrisse lei, già eccentrica a undici-dodici anni, fu There’s Going to Be a Fire Burning One Day You Can’t Put Out. Imparò anche diddley bow, sassofono, trombone, armonica, piano, oltre agli strumenti delle band fife & drum, flauto, quills, tamburi, e un repertorio alla pari tra musica religiosa e mondana.

Senatobia Memorial Cemetery, Miss.

Tuttavia è con il blues e la chitarra elettrica, voce e tamburello, che poi divenne nota, quest’ultimo fissato a un piede, a volte maggiorato da campanelle alle gambe, con sonorità che mantenevano legami con le radici africane e la tradizione afroamericana. Suonava con accordatura aperta (ma senza slide, o almeno io non ricordo nessun suo brano con lo slide) in sol o più spesso in re, per aver maggior libertà esecutiva, da lei chiamata “Vasserpoo” (Vestapol, simile alla cross-note), la stessa utilizzata, per fare un esempio non a caso, da Fred McDowell con altro stile (bottleneck) e sonorità (più piene, acustiche, ricche di microtoni e meno ripetitive), e diffusa tra i chitarristi degli anni 1920.

Quello di Hemphill era un boogie essenziale dettato dall’inevitabile influenza ritmica fife and drum. Hill Country blues all’osso di una semplicità e un carattere ipnotico mono-accordale, senza lunghi assolo né frasi veloci, che forse risuonò ancor più affascinante in quanto contemporaneo (e quindi “nuovo”) in un’epoca, gli anni Ottanta, in cui la musica, anche blues, era soffocata da inutili sovrastrutture.
Credo che allora JMH sugli ascoltatori fece lo stesso effetto di Burnside e Kimbrough per quanto riguarda il sentire musicisti blues viventi certo non più giovani, ma non ancora troppo vecchi (che io ho conosciuto solo alle soglie degli anni Duemila, grazie al propizio e miracoloso avvento di Napster), con un suono elettrico odierno eppur ancorato alla tradizione rurale, quando gli interpreti di quello che s’intende come blues più genuino erano ormai tutti morti o fuori combattimento, o comunque quando regnava un suono urbano troppo spesso inflazionato dalle case discografiche.

Senatobia Memorial Cemetery, Miss.

Jessie Mae poi offriva una prospettiva femminile fuori dal tempo e dal mercato, come donna e chitarrista blues; forse artisticamente non tosta come Memphis Minnie, Geeshie Wiley, Elvie Thomas, ma imponendo comunque la sua personalità come emersa dalle ceneri di musiciste talentuose sconosciute, del passato o del suo vissuto, che avevano abbandonato o neppure iniziato una carriera, specie nel sud, per la pericolosità dell’ambiente maschilista o per altre ragioni di ambito familiare. Il suo personaggio rifletteva ciò che doveva essere una blueswoman in un mondo ostile: aggressiva e pittoresca nel vestiario, con grandi cappelli Stetson che diventeranno il suo biglietto da visita, lustrini, piume, top, mise leopardate, oro sui denti. E pistole.
Se cappelli e paillettes eventualmente servivano a mascherare una certa dolcezza o fragilità di fondo, anche se non sufficienti ad annullare quella dose di innocenza che traspariva dalla sua voce – in un certo senso una voce pura, non adulterata, come si dice di quella di un bambino – la pistola non era per scena: Jessie Mae la portava normalmente, e l’aveva pure usata. “My mother carried her gun all the time. She was a pistol-packing mama, so I’m a pistol-packing mama” (frase riportata dal fotografo Bill Steber).

Jessie Mae Hemphill grave, Senatobia, Miss.

Negli anni 1950/1960 si mantenne con umili impieghi extra-musicali, visse a Memphis e sposò J.D. Brooks, tornando alla musica quando trovò lavoro in un club della città suonando con diverse band e avendo un suo locale per un breve periodo. Nell’agosto 1967 George Mitchell la registrò a Dundee quando ancora si chiamava Jessie Mae Brooks, ma fu negli anni 1970 che riprese l’attività musicale, con il picco nel decennio seguente. Dopo la fine del matrimonio, JM tornò a vivere a Como, MS, vicino a Rosa Lee e alle sue radici musicali.
Nel 1979 David Evans le produsse un 45 giri nell’ambito della sovvenzione del National Endowment of the Arts di cui ho già parlato nell’articolo Hills, Mississippi pt 1 a proposito delle registrazioni di ‘Junior’ Kimbrough e R.L. Burnside, per l’etichetta High Water all’Università di Memphis. Il disco uscì con Jessie’s Boogie e Standing in My Doorway Crying; quest’ultimo titolo ebbe successo e le permise di registrare per la francese Vogue il suo primo album, She-Wolf (brano ispirato da Howlin’ Wolf e il cui titolo divenne il suo soprannome), che però non ebbe promozione e rimase a languire fino a quando non fu ripubblicato negli USA nei tardi anni 1990.

Jessie Mae Hemphill grave, Senatobia, Miss.

Vinse il W.C. Handy Award come “artista femminile tradizionale dell’anno” nel 1987 e nel 1988, e raggiunse l’interesse internazionale nei primi anni 1990 con l’apparizione nel documentario Deep Blues come chitarrista solista nel locale di Kimbrough e alla grancassa nella fife and drum band di Strickland, e con l’uscita del suo secondo album, Feelin’ Good, per High Water di Evans, che le procurò un altro Handy Award nel 1991 nella categoria album acustico. Partecipò anche alla serie TV Mister Rogers’ Neighborhood nella band fife and drum di Othar Turner, e girò in tour in Europa e in USA.
Purtroppo nel 1993 un infarto la lasciò con la parte sinistra paralizzata e per sempre impossibilitata a suonare la sua Gibson vintage. Da quel momento si limitò a cantare in chiesa accompagnandosi con il tamburello, ma in seguito, stimolata dall’ammirazione di qualche musicista bianco, ricominciò a cantare il blues, come nel novembre 2001 quando partecipò al concerto The North Mississippi Hill Country a Brooklyn Heights, New York, con Othar Turner e T Model Ford, Corey Harris, la giovane nipote di Turner Sharde Thomas, Lucinda Williams, North Mississippi Allstars e Jon Spencer Blues Explosion; Wim Wenders filmò l’evento in previsione della serie PBS The Blues del 2003 prodotta da Scorsese.
Il suo ultimo disco, Dare You to Do It Again, uscì nel 2004 registrato dal vivo alla Sherman Cooper’s Farm a Como con moltissimi ospiti, tra cui i locali Robert Belfour, R.L. Boyce, Kenny Brown, Cedric e Garry Burnside, Chris Chew, Ruthie Foster, Jimbo Mathus e Sharde Thomas.
Nonostante la fama, i suoi ultimi anni passarono precari e solitari, prima in una roulotte decrepita a Senatobia in compagnia del suo barboncino Sweetpea (che quando morì fu sostituito da un altro cagnolino, Pee Wee), poi in un nuovo trailer fornito dalla Sunflower River Blues Association di Clarksdale. Morì in povertà il 22 luglio 2006 in un ospedale di Memphis.

Gravel Springs road sign, Hills, Miss.

Alla ricerca del luogo in cui si svolgevano i picnic di Othar Turner a Gravel Springs, località non segnata sulla cartina (McNally) né indicata con cartelli, fuori Senatobia tra le contee Tate e Panola. L’unico riferimento a quel nome è Gravel Springs Rd, ma purtroppo non sono riuscita a individuare la casa di Turner, dove il raduno era ed è tuttora tenuto dagli eredi, ormai un festival ufficiale annuale durante l’ultimo fine settimana di agosto.
Ho seguito le indicazioni a vista di Cheseborough, ma a un certo punto ho abbandonato non avendo il numero civico, in una campagna cosparsa di varie fattorie e/o abitazioni simili distanti dalla strada, a volte recintate e tutte possibili imputate eccetto forse quelle messe meglio. Inoltre l’autore consiglia di fare riferimento alle macchine parcheggiate e alla musica ma, ovviamente, occorre che l’evento sia in corso; devo averlo mancato per una settimana o giù di lì. Di solito il picnic di Turner si svolgeva per tradizione nel periodo estivo in attesa del raccolto, e così ancora dovrebbe essere, ma conviene informarsi prima.
Comunque, anche se troppo tardi, ho saputo che la casa di Turner è al nº 924 di O.B. McClinton Rd (noi siamo arrivati solo fino al civico 616, poco più indietro), a beneficio di chi volesse recarsi sul luogo. Si tratta comunque di una proprietà privata, quindi se non si va per l’evento è corretto tenersi a distanza anche qualora non fosse abitata.
Un signore che passa in auto, vedendomi nella via sterrata a guardare il nulla, accosta e mi chiede: “Have you broke down?”, offrendo aiuto. Un altro esempio della disponibilità e cortesia di questa gente.

O.B. McClinton Rd, Gravel Springs, Hills, Miss.

Sopra e sotto, Gravel Springs, disseminata di fattorie e recinti per cavalli.
Come detto sopra, fu Lomax a scoprire la musica fife & drum a casa di Sid Hemphill nel 1942, e a uno dei picnic in cui Hemphill e i suoi erano spesso invitati a intrattenere. Ho scritto di questa tradizione in varie occasioni su questo sito e in particolare di alcuni dei suoi protagonisti oltre a Sid Hemphill, come Napolian Strickland, Othar Turner e la contemporanea Sharde Thomas (v. sopra per il link).
Posso riassumere che, nonostante il collegamento con le bande militari fife and drum dei coloni nel New England, le vere origini delle fife and drum band afroamericane del XIX secolo rimangono in parte oscure. Come detto, qui il flauto non è di legno ma ricavato artigianalmente dalla canna nativa dei luoghi, somiglia a un flauto dolce ma è suonato di traverso, creando un suono ronzante che può essere udito sopra i tamburi, comunemente due rullanti da parata e una grancassa, a distanza di chilometri nella silenziosa campagna estiva. C’è un certo rimando alle clave della musica afro-cubana e alle cerimonie dello shout, vale a dire i tradizionali ritmi e balli in cerchio di certe chiese sudiste rurali, e senz’altro alla musica delle marching band tipiche di New Orleans.

O.B. McClinton Rd, Gravel Springs, Miss.

Questa tradizione non è associata a esibizioni formali davanti a un pubblico estraneo (anche se oggi la giovane Sharde [n. 1990] la porta ai festival e sul palco, v. il Sunflower di Clarksdale), ma al terreno dei picnic e dei ritrovi tra parenti e amici nelle fattorie della regione Hills, tra cui quella qui a Gravel Springs era il regno di Othar Turner e delle feste da lui stesso organizzate, ultimo esempio di una tradizione secolare portata avanti con la sua Rising Star Fife and Drum Band fino alla sua scomparsa, il 26 febbraio 2003 a 94 anni.
Gli animali (in genere, capre e maiali) delle fattorie erano/sono macellati e serviti al barbecue, con insalata di cavolo, bibite, birra e moonshine whiskey (un tempo gli alcolici erano serviti di nascosto, il Mississippi uno degli ultimi dry state), e la musica destinata al ballo, con le incitazioni dei ballerini a cerchio attorno ai musicisti o in coda dietro di essi mentre questi procedono con una certa cadenza lenta, suonando (similmente al second line di New Orleans).
Oggi la famiglia Turner cerca di onorare la tradizione dei picnic almeno una volta l’anno, anche se ormai si tratta di un festival blues, con jam elettriche di musicisti locali oltre alla musica fife & drum, con la differenza che non c’è un vero pubblico né un vero e proprio concerto o orari prestabiliti, e non si assiste seduti in platea; è come un party privato aperto a tutti. Tradizione vuole che i picnic durino tutto il weekend a partire dal venerdì sera, riprendendo al sabato pomeriggio e per tutta la notte, e poi ancora alla domenica.

Gravel Springs, Hills, Miss.

La via è dedicata al cantante e compositore country Osbie Burnett McClinton, nato a Gravel Springs il 25 aprile 1940 e qui cresciuto, uno dei pochi di cui dicevo sopra (a proposito di Charley Pride, anche lui mississippiano del nord) di pelle nera ad aver raggiunto un certo successo, pur limitato all’epoca e scarsamente ricordato, nel bianco olimpo della country music americana (altri furono il precursore DeFord Bailey, nato in Tennessee e stella al Grand Ole Opry prima ancora che si chiamasse così, e il contemporaneo di McClinton Stoney Edwards, dell’Oklahoma). Ottenne il suo primo successo come autore per le etichette soul degli anni Sessanta di Memphis, e quando Stax-Volt fondò Enterprise per la pubblicazione di dischi country, McClinton emerse negli anni 1970/1980 come uno degli artisti afroamericani di maggior successo nel settore.
OB era uno di sette figli del pastore George A. McClinton e di sua moglie Mary, coltivatori nella fattoria di settecento acri di loro proprietà a Gravel Springs. Osbie capì molto presto che il lavoro nei campi non faceva per lui mentre sognava di Hank Williams, che ascoltava alla radio; trascorreva gran parte del suo tempo libero dalla scuola con la chitarra in mano formulando idee e canzoni. Per un breve periodo abbandonò casa imbattendosi in strani impieghi a Memphis, ma dopo il ritorno e il diploma andò al Rust College di Holly Springs con una borsa di studio del coro, diplomandosi nel 1966 e lavorando come dj alla WDIA di Memphis prima di affrontare la leva.

Gravel Springs, Hills, Miss.

Questi cartelli devono fare un certo effetto se non ricordo d’aver visto rifiuti per strada.
McClinton perfezionò le sue abilità di cantante e autore durante i quattro anni passati nella U.S. Air Force, alla fine ottenendo un contratto nell’editoria musicale per FAME di Muscle Shoals, Alabama, e acquisendo importanza come compositore con brani di successo come You Got My Mind Messed Up e A Man Needs a Woman per James Carr, e altri per Otis Redding e Clarence Carter.
Come cantante R&B ebbe una carriera limitata (presso Goldwax di Memphis), poi il successo di Charley Pride nella musica country lo spinse a dedicarsi al genere che favoriva da sempre. Nel 1971 Al Bell di Stax-Volt iniziò una nuova (la seconda) etichetta Enterprise e lo pubblicò nella credibile veste di cantante country (sfido chiunque a riconoscere che non si tratta di un country singer bianco, anche se un baritono così caldo è dote tipicamente afro), con singoli come Country Music That’s My Thing, The Unluckiest Songwriter in Nashville e il più grande successo tra i suoi quindici entrati nelle classifiche country, Don’t Let the Green Grass Fool You.

Essere nel piccolo contingente di artisti afroamericani della musica country non è mai stato un gioco da ragazzi, ma McClinton affrontò la sfida benevolmente. Rivolse una delle sue composizioni, The Other One, a coloro che lo scambiavano per Charley Pride, e continuò a registrare dischi country, alcuni seri, altri ironici, con etichette come Mercury, ABC/Dot, Epic. Apparve di frequente in televisione, le sue esibizioni dal vivo erano molto popolari, e il suo fedele seguito gli permise di commercializzare nuovi dischi country da solo, come The Only One, fino agli anni ’80, con il supporto di Epic. Quando nel 1986 si seppe che era afflitto dal cancro, star del country come Waylon Jennings, Tom T. Hall, Ricky Skaggs, Reba McEntire e Johnny Rodriguez diedero un concerto benefit a Nashville per coprire le spese, ma OB morì il 23 settembre 1987, a soli 47 anni.
Anche Willie Johnson, noto chitarrista di Howlin’ Wolf, è nato a Senatobia (ma si legò al blues di Chicago), idem il cantante e bassista Aron Burton.

Water tower, Hernando, Hills, Miss.

Hernando, insieme a Nesbit e Horn Lake più a nord (tutte e tre sono sulla stessa direttiva della Highway 51, come Sardis, Como, Senatobia e Coldwater nelle contee Tate e Panola), è nella DeSoto County e oggi pare solo un sobborgo residenziale benestante a sud di Memphis, eppure ha dato i natali a diversi musicisti storici e, come dice il blues marker qui sotto, è stata culla di un importante gruppo di talenti afroamericani che ha contribuito a far diventare Memphis uno dei più grandi centri blues dagli anni 1920.

Beale Town Bound blues marker, Hernando, Hills, Miss.

Tra questi Jim Jackson (1876-1933), Robert (Timothy) Wilkins (1896-1987), il chitarrista e banjoista Elijah Avery (1886-1951) dei Cannon’s Jug Stompers, Dan Sane (1892/1896-1965, Stonewall, a est di Hernando), partner di Frank Stokes (1877/1888-1955, Whitehaven, Memphis, visse a Hernando dopo il 1895), pioniere del blues di Beale Street, Gus Cannon (1883-1979, Red Banks, a nord di Holly Springs), leader dei Cannon’s Jug Stompers, suonò da queste parti prima di stabilirsi a Memphis, Joe Callicott (1899-1969, dalla vicina Nesbit), e Garfield Akers (1902/1908-1959, forse Aiken, Tate County), che collaborò con Joe Callicott, fu nel Doc Watts’ Medicine Show insieme a Frank Stokes, e visse a Hernando molto tempo. Akers fu influente su Robert Wilkins ma registrò solo due dischi, per Vocalion a Memphis tra il 1929 e il 1930; in uno era accompagnato da Joe Callicott alla seconda chitarra. Più tardi sposò Emma Horton, diventando patrigno di Big Walter Horton.

Hernando, Hills, Miss.

Altri nativi di Hernando sono l’armonicista George ‘Mojo’ Buford (1929-2011), noto nel blues di Chicago specialmente a fianco di Muddy Waters in vari periodi, e il chitarrista Earl Bell (1914-1977), che a suo dire suonò in giro con Robert Johnson negli anni Trenta. Mancato all’attenzione dei talent scout della prima fase discografica, negli anni Cinquanta si stabilì a Memphis, vivendo solo di striscio il blues revival della fine degli anni Sessanta, registrando per una stazione radio svedese nel 1964, per George Mitchell nel 1967 e al Peabody Hotel nel 1970 (per un’antologia Adelphi). Accompagnò il bassista Dewey Corley e insieme furono al Memphis Cotton Festival del 1970 (album live).
Marshall Grant (1928-2011) invece, contrabbassista di Johnny Cash nei Tennessee Two (e Tennessee Three) con Luther Perkins (che nacque a Como), originali fautori del tipico suono di Cash, ha vissuto a Hernando i suoi ultimi anni, mentre il contemporaneo Kenny Brown è nato a Selma, AL, ma è cresciuto a Nesbit vicino a Joe Callicott e poi ai musicisti dell’Hill Country blues come Othar Turner, R.L. Burnside e ‘Junior’ Kimbrough.

Gus Cannon graves, Greenview Memorial Garden, Nesbit, Miss.

Il Greenview Memorial Garden in cui è sepolto Gus Cannon si trova tra la chiesa Oak Grove MB (2541 N Highway 51) e una Sala dei Testimoni di Geova, a Nesbit. Come si vede ha due lapidi, una orizzontale e una verticale, in disaccordo sull’anno di nascita.
Quella piatta lo dichiara nato nel 1875, la verticale nel 1874, e forse sbagliano entrambe dato che alla morte nel 1979 avrebbe avuto 104-105 anni. Il sito Find a Grave riporta il 1883, il libro Blues, A Regional Experience (di Bob L. Eagle ed Eric S. LeBlanc, 2013) cita il 1884, altri ancora il 1885, mentre sul 12 settembre sembrano esser tutti d’accordo.
In ogni caso Gustavus Cannon, nato in una piantagione nel Mississippi del nord, fu figura seminale, uno dei bluesman più datati a registrare, e non a caso il suo strumento principale era il banjo (a cinque corde), anteriore rispetto alla chitarra nella tradizione afroamericana. Cannon suonava anche il jug simultaneamente, con un supporto attorno al collo.

Gus Cannon grave, Greenview Memorial Garden, Nesbit, Miss.

Da adolescente nella zona di Clarksdale fu influenzato dal pioniere chitarrista slide Alec Lee e presto iniziò a suonare il banjo con lo slide, lavorando nei medicine show, spesso insieme a Jim Jackson.
Registrò diversi brani nel 1927 a Chicago alla Paramount come ‘Banjo Joe’ (in una sessione con ‘Blind’ Blake, accompagnandosi a vicenda), poi con l’armonicista Noah Lewis e il chitarrista Ashley Thompson formò i Cannon’s Jug Stompers, che firmarono con RCA Victor e registrarono molto a Memphis tra il 1928 e il 1930 (il sopracitato Elijah Avery appare dalla sessione del settembre 1928 al posto di Thompson, a sua volta poi sostituito da Hosea Woods).
Incisi sulla lapide verticale ci sono un jug sopra un banjo e una fascetta con la scritta “Baby Let Your Mind Roll On”. Sotto si legge: Composer – Songster – Jug band pioneer – Pride of Memphis – Beale Street Balladeer.

Gus Cannon grave, Greenview Memorial Garden, Nesbit, DeSoto County, Miss.

I Jug Stompers furono tra le principali (jug) band del periodo oltre che sicuramente la più conosciuta, avendo successi che ancora oggi si ricordano grazie a rifacimenti illustri, come Walk Right In (1929) e Viola Lee Blues (1928).
Il primo è stato ripreso da tanti trasversalmente (Jimmie Rodgers, Duane Eddy, Chet Atkins, J.L. Lewis, Feliciano, Ella Fitzgerald, Jimmy McCracklin, Janis Joplin, Yvonne Elliman, e molti altri), a partire dal e soprattutto nel 1963 (al ritmo di almeno una nuova versione al mese), dopo che alla fine del 1962 i Rooftop Singers, gruppo folk del Greenwich Village, ne fecero un successo mondiale (nel 1959 il brano originale apparve in un’antologia di country blues prodotta da Sam Charters; forse fu lì che i Rooftop la sentirono) permettendo a Cannon di tornare a esibirsi nel 1963 dopo molti anni di relativa inattività. Del secondo brano basta ricordare la versione Grateful Dead.
Cannon rimase nel circuito anche negli anni 1970, come solista o in trio, soprattutto ai festival folk e blues. Morì al Methodist Hospital di Memphis il 15 ottobre 1979 (a 96 anni se si tiene buono il 1883 come anno di nascita).

Joe Callicott blues marker, Getwell Road, Nesbit, DeSoto County, Miss.

Blues marker per ‘Mississippi’ Joe Callicott al 1919 di Getwell Road (la lista del Mississippi Blues Trail lo posiziona a Hernando, ma in effetti si trova a nord di Nesbit), davanti al Mount Olive CME Church Cemetery in cui è sepolto (verso il fondo). Per arrivarci si percorre Pleasant Hill Road, zona verde e leggermente collinosa con residenze borghesi; paesaggio assai diverso rispetto al Delta, ma comune nella contea DeSoto, nell’Hill Country. Il cimitero è più o meno alla stessa altezza di quello di Gus Cannon, ma dalla parte opposta (a est) dell’Interstate 55, nella stessa area in cui Callicott ha vissuto come agricoltore, lontano dall’industria discografica (anche se Memphis è a pochi passi) e dai giri dei talent scout.
Nato l’11 ottobre 1899 a Nesbit, Josephus Callicott imparò a suonare la chitarra a quindici anni studiando i musicisti che suonavano alle feste locali, e in seguito acquisì esperienza lavorando in un medicine show. Grazie al conterraneo Jim Jackson, già popolare sulla scena di Beale Street a Memphis e che in quel periodo si esibiva al Peabody Hotel, Callicott registrò dapprima come seconda chitarra in un brano di Garfield Akers (Cottonfield Blues, parts 1&2, Vocalion) il 23 settembre 1929 al Peabody, come solista due giorni dopo (Mississippi Boll Weevil Blues, non pubblicato) e il 20 febbraio 1930 i brani Fare Thee Well Blues e Traveling Mama Blues, usciti per Brunswick sul suo unico disco singolo. Non ebbe seguito e tornò a Nesbit limitandosi a suonare localmente.
Aveva affinità stilistica con l’occasionale partner Frank Stokes, e si trovava bene anche con Elijah Avery e Washboard Sam, ma era così legato all’amico d’infanzia Garfield Akers – con il quale componeva un duo com’era consuetudine ai tempi, sulla falsariga di quello di Frank Stokes e Dan Sane – che smise di suonare alla di lui scomparsa nel 1959 (il disco di Memphis rimarrà l’unico loro duetto registrato).

Mount Olive CME Church Cemetery Nesbit, DeSoto County, Miss.

Tornò alla chitarra solo pochi anni prima di morire (nel 1969), e George Mitchell fu il primo a cogliere l’occasione durante questo breve periodo, registrandolo nel settembre 1967 sul portico di casa a Nesbit, dove Callicott viveva con moglie e suocera. Un paio d’anni prima il suo Fare Thee Well Blues del 1930 era apparso in un’antologia a cura di David Evans.
Non ho mai visto riuniti tutti insieme in un’unica pubblicazione i brani della sessione Mitchell; in totale ne conto ventidue, come al solito con ottimo audio nonostante il ricercatore registrasse in loco con attrezzatura mobile, ma sono suddivisi e sovrapposti in vari dischi. Il primo fu un LP Arhoolie (#1042, Mississippi Delta Blues Vol. 2 – dal 1994 su CD 402 con tre titoli in più rispetto al vinile) condiviso con registrazioni (Mitchell) di R.L. Burnside e una traccia di Rosa Lee Hill, il secondo un LP Revival (#1002, Deal Gone Down, 1970) con dieci episodi che non si sovrappongono al vinile Arhoolie. Altri brani sono usciti su Fat Possum (Ain’t a Gonna Lie to You, 2003, e nella G.M. Collection, 2008) e Southland (North Mississippi Blues, 2004); ogni disco ha qualche inedito rispetto alla pubblicazione precedente, nessuno è esaustivo di per sé ma lo sono complessivamente, ovviamente con qualche ripetizione. Uno di questi brani, Love My Baby Blues, è stato ripreso da Ry Cooder come France Chance.
Nelle note Mitchell menziona un giovanissimo bianco che Callicott aveva preso come studente: era Kenny Brown a dieci anni, in seguito “adottato” anche da Burnside.

Joe Callicott grave, Getwell Road, Nesbit, DeSoto County, Miss.

Le sue seconde e ultime registrazioni moderne furono prodotte dall’inglese Mike Vernon (Blue Horizon), con il partner americano Seymour Stein di Sire Records, a Memphis il 21 luglio 1968 agli Ardent Studios (John Fry alla consolle). Sedici brani (in tutto sarebbero diciassette, ma uno, Chief Police Blues, è stato omesso da Vernon perché venuto male) con ottima resa sonora, e un suono più caldo rispetto alle reg. Mitchell (fortunatamente Vernon non li ha ritoccati). Come quelli Mitchell mostrano la freschezza e la semplicità di un bluesman introverso che canta in modo gentile e leggero, ma con vocalità vibrante, sicura, in uno stile quasi parlato, più da songster, e anche qui ogni tanto usa un falsetto alla Tommy Johnson. La chitarra è usata soprattutto in semplice funzione ritmica, accompagnando con cadenze garbate.
In tre brani è presente anche il chitarrista Bill Barth, (7) co-fondatore della Blues Society di Memphis e organizzatore del Memphis Country Blues Festival, nel 1968 alla sua terza edizione, al Municipal Shell dell’Overton Park; Vernon registra anche il festival, il giorno prima, con Callicott che canta due episodi davanti al pubblico più vasto che abbia mai avuto, nonostante fossero solo circa duecento persone.
In un brano in studio (Joe’s Troubled Blues) si sente un leggero fischettio: si tratta di Bukka White, altro in cartellone al festival, come Furry Lewis, che registra anche lui quel giorno all’Ardent Studio. Le registrazioni in studio di Lewis e Callicott si trovano insieme in Furry Lewis & Mississippi Joe Callicott, The Complete Blue Horizon Sessions, mentre la registrazione di quell’edizione del festival, a cui partecipò anche il Rev. Robert Wilkins, è uscita su altra pubblicazione Blue Horizon.

Antiques, Hernando, Hills, Miss.

Hernando è un concentrato di botteghe di antichità, se ne contano decine. Alcune hanno un aspetto moderno e curato mentre altre, come queste, sono affascinanti di per sé al di là di ciò che offrono, per la loro struttura e aspetto autenticamente datati.

Antiques, Hernando, Hills, Miss.

Fu a Hernando che il ventitreenne Jerry Lee Lewis sposò (in terze nozze) sua cugina di terzo grado, la tredicenne Myra Gale Brown, verso la fine degli anni Cinquanta, poco prima di imbarcarsi in un tour in Inghilterra che avrebbe dovuto consacrarlo ai vertici del rock ‘n’ roll (Elvis, tra l’altro, stava facendo il militare), e che invece distrusse e interruppe la sua carriera per parecchi anni. La stampa inglese, infatti, mossa dalla curiosità su chi fosse la ragazzina che lo accompagnava, gli si scagliò contro non appena si diffuse la verità (che peraltro i due non avevano nascosto), e perché per la seconda volta Lewis s’era sposato senza attendere la sentenza di divorzio del matrimonio precedente. Fu uno scandalo e fu costretto a rinunciare al lungo tour dopo pochi concerti, e al ritorno in patria le cose non andarono meglio, anticipato dalla furiosa ondata britannica.
Si ritrovò a suonare nei bar per duecentocinquanta dollari quando prima ne prendeva diecimila a botta. Gli ci volle una decina d’anni per tornare in carreggiata, e lo fece con un album country. Dopo il divorzio da Myra, dal 1972 Lewis visse in un ranch a Nesbit (The Lewis Ranch, 1595 Malone Rd, visitabile).

Antiques, Hernando, Hills, Miss.

Come Gus Cannon, Jim Jackson è stato tra i più datati a registrare blues. Viaggiò per molti anni con i medicine show itineranti, tra cui il Rabbit Foot Minstrels e il Silas Green from New Orleans. Il repertorio che formò in questi spettacoli si riflette in ciò che registrò dal 1927 al 1930, come I Heard the Voice of a Porkchop.
Il suo brano più famoso, Jim Jackson’s Kansas City Blues (Part 1 & 2, Vocalion, 10.10.1927), uno dei primi dischi blues di successo, è stato spesso rifatto da altri artisti, tra cui la Memphis Jug Band, Lonnie Johnson, Robert Nighthawk, Sam Chatmon, Walter Horton, Big Joe Williams, ed ebbe influenza anche su Rock Around the Clock e sulla nota Kansas City di Leiber & Stoller.

Antiques, Hernando, Hills, Miss.

Buddy’s Antiques

Antiques, Hernando, Hills, Miss.

Nella biografia dedicata a suo nonno, l’insegnante e musicista Mary Elaine ‘Lane’ Wilkins ha scritto che Robert Wilkins incontrò per la prima volta Jim Jackson e Gus Cannon nel 1912 mentre si esibivano insieme al Mary Cotton’s Place nel West End di Hernando. Wilkins in seguito si trasferì a Memphis e tra il 1928 e il 1935 registrò diversi singoli, tra cui Rolling Stone (settembre 1928, Memphis), per Victor, Brunswick e Vocalion. Registrò anche in accompagnamento a Minnie Wallace and her Night Hawks, e con il nome di Tim Wilkins a Jackson, MS.
Alla fine degli anni 1930 Wilkins divenne ministro della Church of God in Christ, e negli anni 1960 iniziò a suonare la sua musica gospel intrisa di blues sul circuito del revival blues. Mutò il suo blues That’s No Way to Get Along nel gospel Prodigal Son, ben ripreso dagli Stones in Beggars Banquet (ma ahimé senza accredito). Suo figlio John Wilkins cantò e registrò il gospel in uno stile blues simile a quello del padre.

Antiques, Hernando, Hills, Miss.

Il chitarrista Dan Sane (anche Sain, Saine o Sains) come detto nacque vicino a Hernando nel 1892 o 1896. S’unì al chitarrista e cantante Frank Stokes a Memphis nei primi anni 1920 in una solida collaborazione, nota per la complessità della loro interazione chitarristica. Registrarono oltre venti duetti tra il 1927 e il 1929 per Paramount e Victor come Beale Street Sheiks, ma Sane appare anche in alcuni dischi intestati solo a Frank Stokes. Sane era il nonno di Oliver Sain, produttore e artista blues e R&B scomparso nel 2003, batterista per S.B. Williamson II e Howlin’ Wolf, sassofonista per Little Milton; il pianista Willie Love era il suo patrigno.

Antiques, Hernando, Hills, Miss.

Ci saranno dei motivi per cui Hernando ha così tanti negozi di antichità, ma non li conosco. Tra l’altro non ho mai incontrato il proprietario di nessuno di questi, sembravano sempre deserti.

Antiques, Hernando, Hills, Miss.
Antiques, Hernando, Hills, Miss.
Antiques, Hernando, Hills, Miss.
Big Walter Horton marker, Horn Lake, Hills, Miss.

Il marker del grande armonicista Big Walter Horton ha concluso il percorso mississippiano allora e chiude ora, con questo ultimo articolo, la mappatura del blues che ne ho tratto, mappatura che ha richiesto trentasette volte il tempo occorso per viverla.
Per quanto riguarda Horton, ho già parlato estensivamente di lui (v. link sopra), ma di Horn Lake, suo paese natale, non ho molto da dire, se non che al 5921 Goodman Rd West (a dieci minuti da Walls) si trova il cottage in cui Elvis e Priscilla passarono la luna di miele, parte del grande Circle G Ranch, comprato da Elvis nel 1967 per metterci i suoi cavalli e per assecondare la sua dispendiosa, fugace passione equestre e per un’improbabile country life. È una proprietà privata normalmente visibile da fuori, ma non aperta al pubblico.

Welcome to Tennessee

Il Tennessee e Memphis ci accolgono di nuovo, il giro in Mississippi e dintorni è finito. Solo tre settimane per farlo, più di due anni per scriverne. Una fatica pressoché inutile quest’ultima dato che nessuno leggerà mai i 32 capitoli, forse neppure solo uno di questi.
Una storia del blues non necessariamente da percorrere in viaggio (tuttavia spero possa tornare utile soprattutto per quello), e una mappatura del blues mississippiano storico aggiornata, completa e portatile: partita dall’ottima guida di Cheseborough, sono andata oltre correggendola ed allargandola. Continuerò ad aggiornarla nel tempo, se potrò.

(Fonti: Steve Cheseborough, Blues Traveling, The Holy Sites of Delta Blues, University Press of Mississippi, Jackson, 2009, III ed.; Mississippi Historical Markers; Welcome to Senatobia; Alan Lomax, La terra del blues, viaggio all’origine della musica nera, Il Saggiatore, MI, 2005; note a The George Mitchell Collection, Volumes 1-45, Fat Possum Records, 2008; Stefan Wirz’ American Music.)


  1. Flauto a canne tipo flauto di Pan, appunto detto anche panpipe, di canna di bambù nativa.[]
  2. Sarà stata ispirata dalla vicenda di cronaca di Casey Jones del 1900, immortalata in musica da Wallace Saunders, anche se si trattò al contrario di un gesto eroico? Forse, ma ai tempi gli incidenti ferroviari erano frequenti. La storia di Casey Jones diventò molto popolare – più che il brano di Saunders in sé, con le liriche originali perse – e ha continuato a esserlo, tanto che ne sono state fornite innumerevoli versioni fino ai nostri giorni.[]
  3. Questo episodio mi ricorda molto Warlock, il bel libro di Oakley Hall. Il Mississippi non era diverso dal selvaggio West.[]
  4. Ricerca di D. Evans riferita in Robert Springer, Nobody Knows where the Blues Come from, Lyrics and History, pag. 42, Univ. Press of Mississippi, 2007.[]
  5. Tre nipoti di Miles Pratcher, vale a dire le due sorelle Angela Taylor e Della Daniels, e la cugina Ester Mae Wilbour, hanno da sempre cantato insieme a cappella nella loro chiesa di Como, MS. Da qualche anno sono entrate nella scuderia Daptone Records registrando accompagnate da un suono aggiornato con il nome di The Como Mamas.[]
  6. Accordature aperte in re o mi minore. Skip James chiamava così questo tipo di accordatura, o semplicemente “cross”, ed era comune chiamarla così tra i bluesman che ne facevano uso, anche se non è chiaro in cosa consista l’“incrocio”: nessuno di loro è mai stato in grado di spiegarlo.[]
  7. Colui che insieme a Vestine e Fahey rintracciò Skip James in un ospedale di Tunica, portando alla sua riscoperta.[]
Scritto da Sugarbluz // 28 Febbraio 2019
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2 risposte

  1. Stefano Grelli ha detto:

    Articolo bellissimo, complimenti! Spero un giorno di poterlo prendere come riferimento di viaggio nelle terre del blues. Molto affascinante e con dei dettagli da vero ricercatore, si sente quando c’è passione.

  2. Sugarbluz ha detto:

    Grazie! Ti auguro di andarci al più presto.

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