Summer Jamboree 2013 – The Paladins

Surf senza onde

Tamarri a mollo nella pozza d’acqua del bagno in cui la maggior parte va per farsi vedere, se non per guardare chi balla il rock ‘n’ roll. Tutti i giorni da mezzogiorno alle sei ci sono tre dj set. Entrando con la macchina fotografica, dietro gli sguardi malcelati ho potuto chiaramente leggere: “Speriamo che fotografi me!”

Hanno vinto queste due, le solite che girano.

Anche queste fanno le divette ma sanno cantare, si chiamano Ladyvette.

Brave, dotate di sense of humour e sufficiente brio.

Cherry, Pepper, Sugar cantano canzonette originali e nonsenso in stile Italietta.

Non le ho ascoltate fino alla fine perché dopo un po’ ne ho avuto abbastanza di tutto questo liscio e spensierato, nonostante la piacevolezza delle loro armonie.

Gli arrangiamenti sono curati

E inseriscono piccole gag

Accompagnamento di Giorgio Cuscito, sax, Roberto Gori, pianoforte, Alberto Antonucci, contrabbasso, Riccardo Colasante, batteria.




La presentatrice del Summer Jamboree

Acappella Swingers. Marco Tinnirello (baritono/basso), Antonella Leotta (contralto)…

Elisa Caudullo (soprano) e Dario Greco (tenore)

Vengono da Catania e cantano in stile doo-wop

Anche qui non sono particolarmente coinvolta, ma rimango perché attendo The Paladins.

Le voci sono belle e le usano in modo dolce e armonioso. Forse fin troppo dolce.

Buona anche la pronuncia inglese. Inutile la comparsata di Greg, scarso talento eppure di casa sul palco del SJ solo perché personaggio televisivo. Idem un altro inutile visto qui, incompetente e incapace di mettere in fila tre parole senza l’abusato “straordinario”, quando non c’è davvero nulla di straordinario, Dario Salvatori.

Pur presentandosi come gruppo a cappella per buona parte hanno avuto l’accompagnamento di Adels Minimal Combo.

Anche loro dalla Sicilia, a suon di rock ‘n’ roll.


Dj Voodoo Doll

Breve esibizione di qualche coppia di maestri di ballo


Finalmente, The Paladins.

Dave Gonzalez concentrato e fluente tutto il tempo, e così bollente da spezzare due corde.

Ammirevole Brian Fahey, motore poderoso e calibrato.

Thomas Yearsley, esuberante e spettacolare.

Dopo tanti anni hanno ancora un tiro notevole, energico quasi come negli anni Ottanta; un trio compatto e trainante.

Roots rock e americana alla massima potenza

Splendide Daddy Yar e Kiddio

Big Mary’s, Slippin’ In, Mercy, Letter Roll, una dietro l’altra senza sosta.

Hot Rod Rockin’, Get on the Right Track, Tore Up, Follow Your Heart…

Yearsley su di giri e in posa per i fotografi

È il più “circense”, ma se lo può permettere.

Non apprezzo molto i gigioneggiamenti e Yearsley in questo senso non s’è risparmiato, in ogni caso il suo ficcante slap di sostegno a Gonzalez non è mai venuto a mancare.

Mi piace tutto di Gonzalez, il suono, lo stile musicale e il modo di stare in scena.

Con l’inseparabile Guild e la collaudata complicità dei vecchi amici cavalca onde sonore corpose e vibranti.

L’unico disappunto è che il ritmo e il volume sono stati spesso tiratissimi, escludendo così in parte quel meraviglioso shuffle che si realizza al meglio nei loro tipici mid-tempo.

Tecnica ed efficacia sonora a condurre una saporita ed equilibrata miscela di rock ‘n’ roll, rockabilly, surf, western swing e R&B.

Bellissima light blue “Cady” (Special Sixty, credo. Troppa gente attorno per fotografarla intera).

Un’altra Cady, con borsalino.

Chevrolet Belair

Fiammeggiante Plymouth Belvedere

Questa è inglese, ma il fascino della Rolls Royce non si discute.
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