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Cookie and the Cupcakes, formazione swamp pop nero-creola di Lake Charles, Louisiana (v. sotto), con Huey ‘Cookie’ Thierry (1936-1997), Shelton Dunaway (1933 o 1937), entrambi voce e sax (tenore, ma Dunaway in qualche foto pare al contralto), Sidney ‘Hot Rod’ Reynaud, sax tenore, Marshall Laday (o LeDee), chitarra, Ernest Jacobs, piano e tromba, Joe ‘Blue’ Landry, basso, Ivory Jackson, batteria. Furono la quintessenza dello swamp pop attraverso la loro miscela di R&B, gospel, soul, c&w, ritmi caraibici, con la tradizione cajun e creola (più interiorizzata che manifestamente espressa, del resto gli strumenti lead erano ben diversi, come la lingua) della regione Acadiana, area costituita da ventidue contee nel sud della Louisiana e una piccola porzione dell’East Texas attorno alle cittadine di Port Arthur e Beaumont.
Huey Peter ‘Cookie’ Thierry nacque di discendenza mista il 16 agosto 1936 a Roanoke, LA, e crebbe con la musica etnica indigena, in particolare quella dei neri creoli (poi resa nota da Clifton Chenier come zydeco), che suo padre suonava sulla fisarmonica e il violino con la madre alla chitarra in occasione delle feste danzanti.
Fats Domino arrivò e spazzò via tutto, compreso il desiderio di Thierry di diventare cantante country & western.
Nelle note di Shane Bernard al disco Cookie and the Cupcakes, Kings of Swamp Pop (Ace) si legge che s’unì al teenager Ernest Jacobs e la sua band, i Boogie Ramblers (allora alla batteria c’era Simon ‘Kedee’ Lubin, e Jacobs era alla tromba) nell’estate 1952 durante un ballo a Lake Charles, ma il loro primo disco (Cindy Lou / Such as Love) uscì solo nel 1955 per Eddie Shuler di Goldband Records; in ogni caso in questo lasso di tempo la voce principale fu ancora Dunaway, come s’evince nel disco suddetto ancora a nome dei Boogie Ramblers.
Una sera del 1956, dall’ispirazione di Jacobs al piano, uscì casualmente Mathilda, che diventerà un successo nazionale e tra i più noti inni dello swamp pop, registrato però solo nel 1958 alla stazione radio KAOK di Lake Charles dal produttore George Khoury (per Khoury e il suo negozio v. anche nell’articolo sotto su Lake Charles), che cederà il brano a Judd Phillips dell’etichetta Judd di Sheffield, AL. Avranno altri brani di successo, anche se non più così esteso, come Belinda, Got You on My Mind, Betty and Dupree.
Oltre a registrare, come molti cajun e creoli, alla radio KAOK e alla Goldband di Lake Charles, usarono anche lo studio casalingo dello sfortunato Big Bopper (J.P. Richardson) a Beaumont, e lo studio ACA di Houston.
Negli studi primitivi come quello di Shuler, così come quelli degli inizi di J.D. Miller o Cosimo Matassa, c’era un solo grande microfono connesso a un registratore a una traccia (il caso della prima Mathilda del ’58, ne fu fatta un’altra nel ’62), per non parlare dell’assenza di isolamento acustico. Come ho già scritto per Jay Miller, l’assenza di specifiche proprie di uno studio di registrazione portava alla ricerca di soluzioni fantasiose, improvvisate o giocoforza (posizione dei musicisti, trucchi sull’impianto, eco ambientale, ecc.), diventando peculiari di un certo studio e/o creando un nuovo suono, unico, irriproducibile altrove. Tuttavia la magia non sempre riusciva e bisogna mettere in conto che la pochezza audio di certe registrazioni impoverisce molto ciò che altrimenti avrebbe diversamente brillato. A confronto con le prime registrazioni, infatti, colpisce da subito la magnificenza sonora di Got You on My Mind del 1962 (oltre a essere impressionante la bellezza dell’armonia tra le due voci); non so dove sia stata catturata, ma è ovvio che si tratta di una situazione compatibile solo, tra quelli detti (ma di quello di Big Bopper non so), all’avanzato studio di Bill Holford (ACA).
Cookie lasciò il gruppo nel 1965, al suo posto entrò Little Alfred (Alfred Babino, v. sempre articolo su Lake Charles); si trasferì in California e si mantenne con impieghi extra-musicali. Subì almeno due incidenti che lo obbligarono a camminare con un bastone. Per 27 anni rimase il mistero su dove si trovasse esattamente, poi Jacobs, partito alla sua ricerca nel 1992, lo trovò nell’autolavaggio dove lavorava e lo ricondusse a casa, ridando una seconda breve vita al gruppo.

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