James Booker – Junco Partner
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Room with a view of the blues
Malcolm John Rebennack (1940-2019, New Orleans), nome d’arte Dr John, Mac per gli amici, pianista, chitarrista e cantante nelle cui vene scorreva la Big Easy. Con uno stile pianistico ricco, brillante, originale (e senz’altro virtuoso, quel tipo di virtuosismo “invisibile” e non fine a se stesso, frutto di fluidità mentale, complicità e familiarità con l’intima meccanica dello strumento), ha fuso, spesso magistralmente, i molteplici aspetti della sua vena artistica con quelli della sua formazione e della sua esperienza: la tradizione (soprattutto texana, boogie, barrelhouse blues), la grande composizione americana, la lezione di Professor Longhair, James Booker, Huey ‘Piano’ Smith e del rhythm and blues di New Orleans, il jazz, il gospel, la psichedelia, il pop, il soul, il funk.
Crebbe in una famiglia di pianisti (sorella, zie, zii, cugini), il nonno si esibiva nei minstrel show e il padre vendeva dischi. Imparò a suonare il pianoforte da una zia, ma preferì dedicarsi alla chitarra pensando che sarebbe stato più facile trovare impiego in un luogo come NO storicamente già ricco di pianoforti, fiati, percussioni; imparò da Walter ‘Papoose’ Nelson, chitarrista di Fats Domino, e da Earl King. Cominciò la carriera professionale molto presto, attratto da Professor Longhair suonò con lui a 13 anni, e con Joe Tex, Art Neville, Allen Toussaint, Frankie Ford, e a soli 16 anni fu messo sotto contratto come autore e cantante da Aladdin Records. Fu assoldato anche da Johnny Vincent come produttore e chitarrista in studio per Ace Records, e qui lavorò con James Booker, Earl King, Jimmy Clanton e altri.
Accanto all’attività live nei locali di New Orleans continuò come sessionman, anche per Cosimo Matassa e per AFO di Harold Batiste. Attorno al 1960 un colpo di pistola (indirizzato all’amico e collega Ronnie Barron dal direttore di un motel) quasi gli portò del tutto via il quarto dito della mano sinistra; fu riattaccato chirurgicamente ma per sempre deviato, rendendogli difficile suonare la chitarra. Per un po’ suonò il basso poi si concentrò sul pianoforte, influenzato da Longhair.
Passò due anni in carcere per spaccio di stupefacenti e conduzione di bordello. Quando tornò a New Orleans a metà degli anni 1960 la trovò nel bel mezzo di una campagna che si proponeva di ripulire la città chiudendo i suoi club notturni; si trasferì quindi a Los Angeles dove divenne assiduo sessionman e fece parte del cosiddetto Wrecking Crew (di fatto la studio band di Phil Spector dietro il Wall of Sound e moltissimi dischi usciti da L.A. negli anni 1960), partecipando alle registrazioni di Sonny & Cher, Buffalo Springfield, Canned Heat, Frank Zappa, Rolling Stones, e molti altri.
Prese il nome e impersonò la figura di Dr John, un uomo di colore libero del 19° secolo di nome Jean Montanet, aka John Montaine, aka Doctor John, principe senegalese, sacerdote del voodoo, stregone, erborista e “guaritore” arrivato a New Orleans da Haiti, imparentato alla lontana con i Rebennack. Aveva serpenti, lucertole, scorpioni imbalsamati, teschi di animali e umani, e vendeva gris-gris, amuleti voodoo protettivi. Rebennack non ne prese solo il nome, ma volle rappresentare l’intero concetto del conjure man nel suo primo album, lo psichedelico Gris-Gris del 1968, e negli spettacoli dal vivo, simili a cerimonie voodoo, indossando ossa, copricapi, treccine, piume, perline, collane del Mardi Gras, diventando Dr John “The Night Tripper”.
I suoi spettacoli erano molto elaborati, con serpenti, ballerine e un certo Prince Kiyama che staccava a morsi la testa a un pollo vivo e ne beveva il sangue come in una vera cerimonia voodoo, fino a quando naturalmente non furono arrestati dopo uno spettacolo a St Louis, MO. Rimase Dr John, con il suo abbigliamento e accessori esotici, i costumi da indiano del Mardi Gras e l’innocua oggettistica esoterica, ma dovette rinunciare all’aspetto cruento, alla figura del Night Tripper. Eroinomane da anni, si liberò dalla dipendenza nel 1989. Nel frattempo visse anche a New York City, ma dopo Katrina del 2005 tornò nell’amata New Orleans per solidarietà, per denunciare le mancanze della classe politica e per raccogliere fondi attraverso la musica, e vi restò fino alla fine.
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