Jerry Lee Lewis (1935, Ferriday, Louisiana – 2022, Nesbit, Mississippi), pianista dalla vena energica e cantante in stile shouter, soprannominato The Killer, tra i primi eroi del rock ‘n’ roll, il più controverso e sprezzante. Crebbe in Louisiana sotto l’influsso della chiesa pentecostale, suonando il pianoforte insieme ai suoi due cugini: Mickey Gilley, musicista country più noto come proprietario del singolare Gilley’s Nightclub a Pasadena, Texas, e Jimmy Lee Swaggart, dapprima realizzatosi come evangelista ingannevole con grandissimo seguito televisivo e dal vivo, poi caduto in rovina e sconsacrato dalla Chiesa con l’emergere di diversi scandali di natura sessuale e venale.
Jerry Lee Lewis arrivò alla Sun Records di Memphis a vent’anni, nel 1956, conquistando la fama mondiale nel 1957 con Whole Lotta Shakin’ Goin’ On, confermata da Great Balls of Fire, entrambe al 1º posto delle classifiche nazionali country (sic) e R&B, Breathless (le ultime due scritte da Otis Blackwell), e High School Confidential. Un’esplosione di puro e oltraggioso rock ‘n’ roll, di quel giovane e illusorio sogno di libertà e ribellione che più veniva ostacolato dagli adulti e proibito dalle radio conservatrici, più acquistava gloria e riconoscimento.
Tutto finì nel maggio 1958 quando, ancora unito in matrimonio con la seconda moglie, arrivò con la terza sposa, Myra Gale Brown, all’aeroporto di Heathrow a Londra in occasione di un tour inglese che avrebbe dovuto esser trionfale, presentandola apertamente alla stampa britannica. Subito i giornali diedero grande rilievo alla moglie bambina, dichiarata quindicenne dal pianista, e lo scandalo s’aggravò quando saltò fuori che di anni ne aveva tredici, che era sua cugina, e che il ventiduenne Lewis per la seconda volta non aveva aspettato il divorzio prima di risposarsi. I concerti furono annullati, e al ritorno in patria subì il crollo di popolarità e degli incassi, finendo per suonare in piccoli quando non squallidi locali.
Negli anni 1960 continuò a registrare di tanto in tanto, ma con scarso successo nelle classifiche, e a esibirsi dal vivo con performance focose (letteralmente, visto che incendiò qualche piano), seppur con atteggiamento distaccato e arrogante. Nel 1968 la svolta country (o un ritorno, dato che era cresciuto con Jimmie Rodgers e Hank Williams) gli fece riagguantare la fama con brani come Another Place, Another Time, e What’s Made Milwaukee Famous. Negli anni 1970 e seguenti ha continuato a pubblicare album country, piazzando decine di brani nei top ten, senza tuttavia abbandonare mai il rock ‘n’ roll. Sotto, nell’articolo “Port Gibson & Natchez”, il locale in cui si esibì pubblicamente la prima volta a soli tredici anni.
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