Articoli in riferimento a: Joe Tex

Joseph Arrington Jr (1933-1982), detto Joe Tex, cantante, autore e abile performer del southern soul proveniente dal gospel, nato a Rogers, Texas, e cresciuto dall’età di cinque anni a Baytown, nella baia di Galveston. Nella band scolastica suonava il sax baritono, e nella chiesa pentecostale locale cantava nel coro.
Partecipò a diversi talent show a Houston, e con uno di questi nel 1954 diede avvio alla carriera vincendo il primo premio di trecento dollari e una settimana nel cuore di Harlem, al Theresa Hotel, alloggio dei grandi artisti afroamericani di passaggio, a due passi dall’Apollo Theater. Decise di rimanere a New York, a Long Island, all’inizio mantenendosi come becchino al cimitero ebreo, e cantando in un gruppo doo-wop, The Sunbeams. Vinse quattro Amateur Night di fila all’Apollo, con uno scarso riscontro in denaro compensato però da quattro settimane di ingaggi professionali, alla fine dei quali Joe iniziò a esibirsi nei club di Long Island, dove catturò l’attenzione di Arthur Prysock che lo presentò a Henry Glover, A&R man di King Records, che lo scritturò. Rimase con l’etichetta dal 1955 al 1957, pubblicando cinque singoli registrati negli studi Beltone di New York. Presso King ebbe vita dura, in competizione con artisti già affermati come Little Willie John e Hank Ballard, o che si stavano affermando come James Brown, e i suoi dischi, con scarsa promozione, non vendettero bene. A quei tempi non era ancora soul, ma R&B/blues ballad e rock ‘n’ roll compreso qualche episodio di “black comedy” (umorismo nero, ma qui “black” anche nel senso di afroamericano per l’uso, talvolta, del gergo del ghetto urbano nero) – ad esempio Pneumonia, parodia di Fever di Little Willie John – brani novelty sarcastici che Joe Tex continuò a disseminare nella sua discografia e dal vivo anche in seguito.
Quando King mise termine al suo contratto, Tex intensificò i suoi gig al sud, soprattutto a New Orleans e Baton Rouge, dove fece amicizia con James Booker. Conobbe inoltre Johnny Vincent, che lo fece firmare per la sua Ace Records, presso cui rimarrà nei successivi due anni registrando nel nuovo (secondo) studio di Cosimo Matassa (Cosimo’s). Anche qui non riuscì a guadagnare le classifiche, con uno stile ancora derivativo (Fats Domino, Little Richard, Chuck Willis… da Matassa usando poi la stessa backing band dei primi due, con Allen Toussaint all’organo), tuttavia era molto attivo nel circuito live dove evidenziava una presenza carismatica anche se non imponente e doti di ballerino provetto e showman: è risaputo che, detto da Little Richard e molti altri, James Brown prese direttamente da Joe Tex i movimenti del corpo e i trucchi con l’asta del microfono, parte di un’agguerrita e aspra (soprattutto da parte di Brown) rivalità cominciata durante la convivenza presso King, trovandosi i due sullo stesso palco nel caso di “pacchetti live” dell’etichetta.
Tra i brani di Ace Records Tex registrò (pubblicata solo nel 1963, dopo il suo successo) l’autografa Baby You’re Right, che James Brown riprese cambiando le parole e attribuendosi crediti come autore (Brown continuerà i furti a Tex rubandogli anche la moglie, la cantante Bea Ford; i due comunque erano già divorziati); la versione di Brown raggiunse il secondo posto nella classifica R&B nel 1962, quella di Tex pubblicata da Anna Records nel 1961 passò inosservata.
Nel frattempo infatti Joe Tex era passato (nel 1960) alla neonata Anna Records di Detroit (dal nome di una delle sorelle di Berry Gordy, ma di proprietà di un’altra sua sorella, Gwen), con la distribuzione che presto fu fornita da Chess (Checker), e qui il primo singolo fu la sua versione del brano di Etta James All I Could Do Was Cry uscito da poco, che Tex, applicandolo a una sua propria simile esperienza, usava già dal vivo come veicolo della sua amarezza improvvisando “rap” a ruota libera. È in questa occasione (v. la seconda parte del brano) che su disco comincia a sentirsi l’integrazione di parti parlate più simili a omelie di un soul preacher rustico rispetto a ciò che oggi si dice rap in senso di stile musicale, ma di fatto rap in senso di chiacchierata ad lib, e infatti Tex era chiamato “The Rapper” (poi lo faranno anche Isaac Hayes, Barry White, e altri): è con questo brano che entra per la prima volta in classifica (#102 pop).
Il contratto con Anna durò poco e nel 1961 Tex stava lavorando come autore a Nashville per il produttore e dj
William ‘Hoss’ Allen (Allen più tardi lo chiamerà nella sua trasmissione TV The !!!! Beat, v. sotto) quando incontrò il promotore e produttore Buddy Killen che lo fece firmare con Dial Records, da lui inaugurata apposta per poterlo registrare. Una decina di singoli Dial furono emessi dal 1961 a metà circa del 1964, ma non accadde nulla fino a quando Killen non ottenne un accordo di distribuzione con Atlantic Records e portò Tex a registrare agli studi FAME di Rick Hall a Muscle Shoals alla fine di quell’anno, avendo il suo primo numero uno con la bella ballata soul Hold What You’ve Got (#1 R&B, #5 pop), anche primo brano del southern soul a entrare nella classifica nazionale pop. Da lì fino al 1969 ebbe ventuno brani Dial in entrambe le classifiche R&B e pop, e altri tredici fino al 1978 in una o nell’altra, o in entrambe.
Ulteriori numero uno R&B a metà anni 1960 furono I Want To (Do Everything For You) e A Sweet Woman Like You, e altri top-ten invece You Got What It Takes (#10, #51 pop, 1965), The Love You Save (May Be Your Own) (#2, #56 pop, 1966), S.Y.S.L.J.F.M. (Letter Song) (#9, #39 pop, 1966, la sigla sta per “Save Your Sweet Love Just For Me”), answer song al 634-5789 di Wilson Pickett, I Believe I’m Gonna Make It (#8, #67 pop, 1966), verosimilmente il primo hit a parlare direttamente della guerra in Vietnam, Men Are Gettin’ Scarce (#7, #33 pop, 1968), Buying a Book (#10, #47 pop, 1969), e Skinny Legs & All (#2, #10 pop, 1967), rap sopra riff funky già rodato dal vivo, registrato all’American Studio di Chips Moman a Memphis, sopra cui Buddy Killen una volta a casa purtroppo sovraincise le approvazioni e risate di un falso pubblico.
Nel 1967 Joe Tex fu parte del noto Soul Clan di Atlantic che tuttavia si dissolse quasi subito dopo l’uscita di un bel singolo (il Clan tornò brevemente nel 1981). L’accordo Dial con Atlantic finì nel 1970 e l’etichetta ne strinse uno nuovo con Mercury avendo altri cinque successi, tra cui Give the Baby Anything the Baby Wants (#20, 1971) e soprattutto I Gotcha (#1, #2 pop, 1972), che stette nelle classifiche per ben venti settimane e fu il disco di Tex più venduto. Subito dopo annunciò il ritiro dalle scene per dedicarsi a tempo pieno al compito di conferenziere della Nation of Islam di Elijah Muhammad (Tex era già islamico dal 1968), prendendo il nome di Yusuf Hazziez, ma vi tornò (sulle scene) nel 1975 dopo la morte di Muhammad.
Tra il 1976 e il 1978 il materiale Dial fu distribuito e stampato da Epic (poi brevemente da TK Records di Henry Stone), e Tex ebbe ancora tre hit R&B e un altro campione di incassi nel 1977, il brano disco Ain’t Gonna Bump No More (With No Big Fat Woman) (#7, #12 pop, #2 in GB e AUS), il suo ultimo successo. Nel 1979 si ritirò nuovamente ma non del tutto, passando la maggior parte del tempo nel suo ranch a Navasota, rimanendo devoto all’Islam, supporter di una squadra di football di Houston, e di tanto in tanto esibendosi dal vivo, fino al 1982, quando morì per infarto. (Fonti parziali)

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