Johnny ‘Guitar’ Watson – Hot Just Like TNT
In terza di copertina c’è un suo ritratto in posa con un sassofono, e con il pianoforte entrò nel mondo della musica. Fu però con lo strumento imbracciato nell’immagine qui a fianco che Johnny...
Room with a view of the blues
Ioannis Alexandres Veliotes (1921-2012) detto Johnny Otis, produttore, talent scout, batterista, pianista, vibrafonista, cantante, bandleader, compositore, arrangiatore rhythm and blues californiano d’origine greca. Inoltre: discografico, impresario, dj, critico, saggista, agricoltore, e tra gli anni 1970/1980 anche preacher nella sua chiesa multietnica senza denominazione. Sulla costa ovest partecipò con intuito ed eclettico fervore alla transazione dal jazz dell’era Swing al rhythm and blues e al rock ‘n’ roll.
Bianco cresciuto in un quartiere prevalentemente nero a Berkeley, si considerò sempre membro della comunità afroamericana non solo dal punto di vista culturale, artistico e musicale, ma anche nella vita civile e personale. Nel 1941 sposò una giovane afroamericana, Phylis, con cui ebbe quattro figli, due dei quali hanno seguito la carriera musicale: il cantante e chitarrista Shuggie Otis e il batterista Nicky Otis (anche due suoi nipoti sono musicisti).
Nei primi anni 1940 come batterista si fece le ossa nei West Oakland House Stompers del pianista ‘Count’ Otis Matthews, ed ebbe il suo primo impiego remunerato nei Willard Marsh’s Collegians. Nomi che apparentemente dicono poco ma che, a chiunque sia un po’ sensibile all’immaginario dell’epopea jazz/swing e rhythm and blues nell’Ovest e nel Midwest di quegli anni, richiamano subito la varietà di territory band che si spartivano e incrementavano un sottobosco assai fertile di musica in evoluzione e di musicisti formanti una rete di interscambi che già aveva prodotto fenomeni come il jazz di Kansas City (da cui anche la nascita dei solisti all’interno di un’orchestra) e ne stava producendo un altro: il blues, cioè il rhythm and blues, della West Coast con l’invasione texana e lo spostamento a sud (dalla baia di San Francisco all’area di Los Angeles) rispetto ai pionieri.
A Denver, Colorado, s’unì al gruppo di George Morrison e lavorò nei Lloyd Hunter’s Serenaders a Omaha, Nebraska, dove formò con Preston Love il suo primo combo, in cui un non ancora famoso Jimmy Witherspoon cantò occasionalmente. Nel 1943 tornò sulla costa trasferendosi a Los Angeles come batterista nell’orchestra di Harlan Leonard al Club Alabam di Curtis Mosby, poi nella band di Bardu Ali al Lincoln Theater in Central Avenue. Gli capitò anche di sostituire temporaneamente Jo Jones nell’orchestra di Count Basie.
Nel settembre 1945 fu alla batteria per Charles Brown convincendolo a registrare quello che sarà un suo hit, Drifting Blues (Johnny Moore’s Three Blazers), e poco tempo dopo supportò Wynonie Harris formando un gruppetto per la sessione che produsse il popolare Around the Clock, entrambi i brani per Philo.
Nel frattempo (1945) aveva formato la sua orchestra da sedici elementi (tra cui Paul Quinichette, Von Streeter, Curtis Counce, Leonard Enois, Bill Doggett) per un ingaggio come house band proprio all’Alabam, club che in piena guerra offriva grandi spettacoli a cui accorrevano le star di Hollywood e i performer afroamericani noti nazionalmente.
Con questa aveva debuttato in studio in supporto agli artisti delle etichette Excelsior / Exclusive, rispettivamente dei fratelli Otis e Leon Rene – che avevano in scuderia gente come Jimmy Rushing, Nat King Cole, Big Joe Turner, Joe Liggins, Jack McVea, Johnny Moore’s Three Blazers – e a suo nome uscendo alla fine del 1945 con due 78 giri (Excelsior) che videro entrambi sul lato A Jimmy Rushing supportato dall’orchestra di Otis, e sul lato B due brani intestati a “Johnny Otis, His Drums and His Orchestra”. Uno di questi era la brillante ed estemporanea versione di Harlem Nocturne (Earle Hagen), lento swing pensoso reso ancor più sinuoso e umorale dell’originale grazie al sassofono alto di René Bloch, mentre altri due swing/R&B orchestrali Excelsior del 1947, Good Boogdi Googie e il travolgente Barrel House Stomp (con Big Jay McNeeley al sax) si possono annoverare tra i brani anticipatori del rock ‘n’ roll. In quell’anno suonarono al terzo Cavalcade of Jazz al Wrigley Field di L.A.
La sua influenza sulla scena R&B losangelena si espanse quando nel 1948 aprì in comproprietà un locale nel quartiere Watts, il Barrelhouse Club, dove tenne talent show, amateur night e provini, uno dei quali portò alla scoperta della giovane Esther Phillips (lanciata come Little Esther), e un altro più tardi di Etta James; dal club si rivelò anche il chitarrista Pete Lewis. Oltre a questi scoprì altri talenti importanti, avviando o aiutando concretamente le loro carriere, come Big Mama Thornton, Johnny Ace, Big Jay McNeely, Little Willie John, Hank Ballard, Jackie Wilson, gli ultimi tre in veste di A&R man per King Records.
Nel 1950, all’epoca della firma con Savoy, la sua orchestra fu consacrata come fautrice del più grande show R&B dell’anno, ma i tempi stavano cambiando, l’era delle big band passata, e Otis formò un quintetto con il quale registrò per l’etichetta del New Jersey. Il periodo Savoy (1950-1952) fu quello dei suoi maggiori successi come performer e bandleader nella classifica R&B con i tre primi posti di Double Crossing Blues, Mistrustin’ Blues, Cupid’s Boogie, tutti autografi tranne il primo (di Jessie Mae Robinson), ed evidenzianti le voci delle sue ultime scoperte, Esther Phillips in primis, Mel Walker, e i Robins (poi diventati Coasters), supportati dalla pianista e cantante Devonia ‘Lady Dee’ Williams (già nell’house band del club di Otis, come Pete Lewis; la ricordo anche in supporto a ‘Johnny Guitar’ Watson perché la band di Otis accompagnò il chitarrista in una sessione King Records nel 1962), Big Jay McNeely, Pete Lewis, e Otis, passato al vibrafono causa incidente agricolo alla mano destra: con questo combo più i cantanti girò in tour negli USA con il nome di California Rhythm and Blues Caravan (sono incerta su chi fossero gli altri componenti; Otis fu uno dei padri del formato “combo”, da combination, cospicua riduzione della big band, da cui appunto discende).
Da ricordare anche Mambo Boogie del 1951, verosimilmente il primo brano R&B registrato con melodia e ritmica mambo, con le percussioni cubane di Emanuel ‘Gaucho’ Vaharandes e una nutrita sezione fiati, oltre ai soliti Lady Dee, Lewis, e un nome ricorrente (anche se scritto in molti modi diversi) nelle sessioni R&B losangelene del periodo per varie etichette, Mario Delagarde, al basso (Leard Bell alla batteria).
Nel 1952, a Houston, produsse Big Mama Thornton nel suo hit Hound Dog per Peacock, accompagnandola in modo efficace alla batteria, con la chitarra di Lewis e Albert Winston al basso; il brano fu accreditato alla giovane coppia di autori Leiber & Stoller, ma Otis ne fu coautore. Per l’etichetta di Don Robey lavorò anche con Marie Adams e Little Richard, e in un altro grande successo a cui Otis prese parte come produttore e vibrafonista con la sua band, Pledging My Love di Johnny Ace, pubblicato su Duke nel dicembre 1954, pochi giorni prima dell’assurda fine di Ace.
Il suo più grande successo personale come performer (voce/piano) fu presso Capitol (1957-1959) nel 1958 con l’epocale Willie and the Hand Jive. Alla fine di quel decennio aggiunse un altro modo per divulgare la musica afroamericana, come conduttore televisivo di un suo programma, The Johnny Otis Show. Di casa presso King (1961-1962), scrisse per i Royals (poi The Midnighters) Every Beat of My Heart, successo per Gladys Knight nel 1961. Negli anni 1950 era stato dj presso la stazione KFOX a Long Beach, e dagli anni 1970 al 2005 lo fu ancora per il Pacifica Radio Network.
Nel 1969 fu scritturato da Columbia, dove registrò due album in studio, mentre per Epic pubblicò nel 1971 un doppio album dal vivo della sua band al Monterey Jazz Festival, con Esther Phillips, Eddie ‘Cleanhead’ Vinson, Pee Wee Crayton, Ivory Joe Hunter, e altri. Negli anni 1970 fondò l’etichetta Blues Spectrum e pubblicò una serie chiamata Great Rhythm and Blues Oldies, con lui e il figlio Shuggie Otis a supportare diversi artisti in una quindicina di album nominativi per Louis Jordan, Roy Milton, Eddie ‘Cleanhead’ Vinson, Amos Milburn e altri, compreso uno a suo nome. Negli anni 1980 presentò un suo festival R&B a Los Angeles, poi spostato a San Dimas e continuato fino al 2006. È stato inoltre autore di due libri; il primo (Listen to the Lambs, 1968) è un’analisi sul significato politico e sociale dei disordini di Watts del 1965.
In terza di copertina c’è un suo ritratto in posa con un sassofono, e con il pianoforte entrò nel mondo della musica. Fu però con lo strumento imbracciato nell’immagine qui a fianco che Johnny...
Se penso a At Last come il prototipo delle incisioni che Etta James fece per Chess, ancor più riconosco in Tell Mama la canzone simbolo delle registrazioni Muscle Shoals. Ponendo come esempio questi due...
Uscito su CD nel 2005, circa un anno dopo rispetto a Big Mama Thornton with the Muddy Waters Blues Band, In Europe fu registrato qualche mese prima, il 20 ottobre 1965 ai Wessex Studios...
Quando Bessie Smith morì nel lontano 1937, Willie Mae Thornton era nata da quasi undici anni. È bello supporre che fu allora che Bessie le passò il testimone. Willie Mae, con un padre predicatore...