Articoli in riferimento a: Lafayette ‘Thing’ Thomas

Lafayette Jerl Thomas (Texas o Louisiana, 1928 – California, 1977), conosciuto come Lafayette ‘Thing’ Thomas, stilista della chitarra del West Coast blues, con stile impervio e sonorità incendiarie. I fratelli chitarristi Jesse ‘Babyface’ Thomas e Willard ‘Ramblin’’ Thomas erano suoi zii e venivano dalla Louisiana. Principalmente influenzato dalla stravaganza e dalle innovazioni dello zio Jesse (dal country blues all’R&B urbano), e da T-Bone Walker, Lafayette Thomas fu un nome nella Bay Area soprattutto negli anni 1950.
Lavorò molto come sideman di Jimmy McCracklin e del cantante Jimmy Wilson, ma registrò anche come solista. Purtroppo di lui si hanno solo tracce sparse per varie etichette, spesso registrate in occasione di sessioni per gli artisti che accompagnava, e ciò ha reso difficile se non impossibile una pubblicazione con tutto il suo repertorio solista, magari maggiorata dalle tracce più significative come sideman.
Arrivò non si sa quando a San Francisco, forse aveva circa quindici anni. Durante la pausa scolastica estiva lavorò per la American Can Company, che a quanto pare gli donò una steel guitar, con la quale cominciò a suonare. Nell’area di Oakland il produttore/autore texano Bob Geddins aveva il suo dominio discografico, nel quale presto trovò rifugio Thomas registrando per una delle sue etichette, Cava-Tone, con il pianista Sherman Louis in un gruppo comprendente Jimmy Wilson alla voce, una manciata di singoli usciti a nome di Bob Geddins Cavaliers nel 1948. Accompagnò Jimmy Wilson anche nelle sue sessioni soliste (Jimmy Wilson and His All-Stars) vendute da Geddins ad Aladdin e Modern (ma uscite anche su Big Town, Irma, e su altri marchi del produttore afroamericano), dalla fine degli anni 1940 e almeno fino al 1956.
S’unì ai Blues Blasters di Jimmy McCracklin, e probabilmente era in tour con questa formazione (nella quale rimarrà, anche in studio, fino ai primi anni 1960, per diverse etichette) quando lo si ritrova a Memphis alla fine del 1951 a registrare per la prima volta a suo nome presso Sam Phillips.
Le tracce furono cedute a Chess, come Phillips usava fare prima di fondare Sun Records, e ne uscì un singolo (Chess #1493) a nome di L.J. Thomas and His Louisiana Playboys. Baby Take a Chance with Me / Sam’s Drag è la classica accoppiata slow blues cantato dal lato A e strumentale infettivo dal lato B, ma sono entrambi indelebilmente marchiati a fuoco, ed ecco qualcosa che forse ha colpito solo la sottoscritta: il primo ha la stessa atmosfera cupa e ominosa “oaklandiana” dei dischi di Roy Hawkins (gli accompagnatori, compresi i sax, sembrano gli stessi suoi, ma non sono accreditati), altra figura del blues costiero del profondo nord prodotto da Geddins, mentre il secondo è un jump blues shuffle con quella caratteristica memphiana proto-rock ‘n’ roll che attribuisco allo studio di Phillips, con la chitarra di Lafayette in acrobazie indescrivibili piene di personalità e con sonorità distorte che sembrano uscire da uno speaker di cartone mezzo rotto (ricordando l’epocale Rocket 88 del gruppo di Ike Turner registrato da Phillips solo pochi mesi prima), e un piano ritmico in sottofondo compatibile con Ike Turner.
È il 1954 quando registra per Geddins due brani favolosi usciti su Modern (#927), Don’t Have to Worry (aka Jumpin’ in the Heart of Town) e Lost Mind (aka Standing at the Back Door Crying), sotto il nome “Jerry Thomas”, che oltre al suo originale, superbo chitarrismo mettono in evidenza una voce tenorile calda e ruvida con falsetto simil-B.B. King, ma più infuocata e sovversiva, del tipo che scalderà le fredde notti chicagoane del West Side con cantanti/chitarristi come Buddy Guy e Otis Rush. Il suo canto è in armonia con la sei corde dal suono metallico e pungente: un dualismo irresistibile che si stenta a credere rimasto ignoto ai più.
Una sessione di Jimmy Wilson del 1955 rimasta inedita ai tempi (ai nostri, uscita su CD per JSP) comprese un suo strumentale lento, Deep South Guitar Blues, ma è con lo showcase di The Thing che è di nuovo a casa, a Oakland, con l’orchestra di Al Prince, in un torrido jump-blues-rock per chitarra e sax che si può considerare il suo signature tune, uscito sull’oscura Trylite nello stesso anno. Un altro strumentale, il mid-tempo Cockroach Run (pare un’altra versione di Deep South), esce nel 1957 sull’ennesima etichetta di Geddins (Jumping), mentre Old Memories, voluttuoso blues lento ancora echeggiante del suono nord-californiano del tipo tenebroso e malinconico, e il marcato ma rilassato jump blues Claim on You, lo vedono protagonista durante una sessione del 1958 (lasciata inedita ai tempi) a Chicago per Chess, accompagnato dai Blues Blasters di Jimmy McCracklin (che, oltre a Lafayette, di base comprendevano il sassofonista Johnny Parker, il batterista Ray Cotton e il bassista Horace Hall), sessione probabilmente “strappata” da McCracklin dopo che Chess si convinse a registrare ancora quest’ultimo in seguito al successo del 1957 The Walk (Checker); anche questi due riusciti episodi sono ben cantati, con un’emissione che si sta inscurendo.
Dei bei brani in accompagnamento a Roy Hawkins ho già detto nell’articolo dedicato al pianista texano-californiano (v. sotto). Alla fine degli anni 1950 troviamo Lafayette a New York City dove visse e lavorò per qualche anno, ad esempio con il pianista Sam Price (con il Sammy Price Trio si esibì anche al Festival Jazz di Newport del 1960), e in cui nel 1959 registrò a suo nome il singolo Please Come Back to Me / Lafayette’s a Comin’ per Savoy supportato da Price; è la solita accoppiata slow blues cantato + strumentale ballabile richiesto dalle etichette per poter confezionare il disco tipico, ma Thomas è brillante e il suo canto ha ancora quella suadente vena tra grido e pianto (che in inglese si concentra in una parola di tre lettere: cry). Di questa sessione Savoy qualcosa non sarà pubblicato, vedi Texarkana, sulla falsariga di Kansas City, il brano di Leiber & Stoller (K.C. Lovin’) scritto per Little Willie Littlefield anni prima, ma portato al successo proprio in quell’anno da Wilbert Harrison grazie a Bobby Robinson.
A New York fu anche con Little Brother Montgomery, lavorando di fino in studio con lui nel 1960 (sono diversi gli strumentali con la chitarra di Thomas in evidenza, in stile marcatamente jazzy, sull’LP [Prestige/Bluesville] Tasty Blues di Montgomery, tra cui proprio il title track, dov’è in solismo), e prima di tornare in California suonò nella band di Memphis Slim e negli LP del pianista Just Blues e No Strain (Bluesville).
Gli anni 1960 furono magri e, soprattutto verso la metà del decennio, dovette mantenersi sempre più con vari impieghi extra-musicali. Alla fine degli anni 1960, a Berkeley e a Los Angeles, Steve LaVere produsse due sessioni (sett. 1968 e marzo 1969), arrangiate da Jimmy McCracklin, per un LP World Pacific, Oakland Blues, a nome di L.C. Robinson, Lafayette Thomas e Dave Alexander; le tracce di Thomas sono tre e appartengono alla prima sessione (Party with Me, I Had a Dream, A Fool Way of Doin’ Things). Il suo canto ha perso in estensione (rimanendo comunque soulful) nonostante non sia certo vecchio, per il resto i brani, pur non eccezionali e in linea con le circostanze storiche e ambientali, sono più che dignitosi e il suo chitarrismo ancora fluido e significativo. La sua ultima registrazione è del 1972 in accompagnamento a Sugar Pie DeSanto in Hello, San Francisco – part 2, title track dell’album della cantante uscito nel 1984. Tolta qualche apparizione nei blues festival dei primi anni 1970, scomparve quasi dalla scena prima di sparire del tutto nel 1977, a soli 48 anni, per infarto.