Irving Lee Dorsey (1926-1986), conosciuto come Lee Dorsey, cantante nativo di New Orleans di un certo successo negli anni 1960. Fu a cavallo della transizione dal rhythm and blues / rock ‘n’ roll della Crescent City degli anni 1950 alle sonorità soul e funk degli anni 1960/1970, con la scrittura e gli arrangiamenti di Allen Toussaint e infine l’accompagnamento dei Meters.
Crebbe nello stesso quartiere dell’amichetto d’infanzia Fats Domino, il Ninth Ward, ma a dieci anni si trasferì con la famiglia a Portland, Oregon. Durante la seconda g.m. fu arruolato in Marina. Tornato a casa si diede da fare come pugile nelle categorie pesi leggeri e piuma, ritirandosi poi nel 1955, quando si ristabilì a New Orleans e grazie a un fondo (G.I. Bill) offerto ai veterani di guerra imparò il mestiere di carrozzaio.
Nel 1957 il musicista e talent scout Reynaud Richard lo udì cantare sul lavoro e lo invitò la sera stessa nello studio di Cosimo Matassa, dove nacque il suo primo singolo, Rock / Lonely Evening su etichetta Rex (di Matassa); il primo è un ballabile con armonie vocali e ritmica alla Ray Charles, il secondo è in stile gospel ma è, anche qui, il gospel di Charles.
Il discreto riscontro lo portò di nuovo in studio con l’arrangiamento e l’accompagnamento al piano di Allen Toussaint (autore del lato A, i due s’incontrano qui per la prima volta) e la produzione di Joe Banashak (già fondatore di Minit) per un disco, Lover of Love / Lottie Mo, che uscì all’inizio del 1961 sulla nuova etichetta di quest’ultimo, Valiant (poi rinominata Instant per l’esistenza di un’altra Valiant); in studio oltre a Toussaint sono presenti il chitarrista Roy Montrell, i sassofonisti Alvin ‘Red’ Tyler e Rufus Gore, il bassista Peter ‘Chuck’ Badie e il batterista John Boudreaux.
Il successo regionale spinse a una cessione ad ABC-Paramount nella speranza di un riconoscimento nazionale, che non avvenne, però Lottie Mo (di Dorsey e Richard, ancora in pieno stile Ray Charles) giunse alle orecchie di Marshall Sehorn, non ancora socio di Toussaint ma talent scout e promo man per il sud del newyorchese Bobby Robinson, proprietario di Fire e Fury.
Robinson e Dorsey s’incontrarono quindi a stretto giro pur non avendo materiale da registrare, ma il caso e l’ispirazione vennero in aiuto tramite un gruppetto di ragazzini in strada che per divertirsi cantavano fra loro rime volgari: nacque così Ya Ya, brillante nonsense arrangiato da Harold Battiste (e registrato al secondo studio di Matassa, il Cosimo’s Studio) che nel 1961 raggiunse i top ten della classifica nazionale al settimo posto, e il primo di quella R&B, vincendo il disco d’oro. Il pianista Marcel Richardson imitò lo stile di Toussaint (al tempo sotto contratto Minit); Richardson e gli altri, il chitarrista Roy Montrell, il trombettista Melvin Lastie, e i già citati ‘Red’ Tyler (sax-b), ‘Chuck’ Badie, Boudreaux, e lo stesso Battiste (sax-t), erano la studio band di AFO Records, fondata dall’arrangiatore, compositore e produttore Harold Battiste per far sì che i musicisti neri fossero proprietari della musica da loro creata, e quindi partecipi dei profitti sui diritti discografici.
Prodotto ancora da Sehorn e Robinson, Lee Dorsey entrò nelle classifiche alla fine del 1961 anche con il seguente Do-Re-Mi, ma non abbastanza in alto e, nonostante i tanti tour in cui aprì per grandi nomi (Chuck Berry, T Bone Walker, Big Joe Turner, James Brown) e l’apparizione in American Bandstand, non poté replicare il successo con le altre uscite Fury del 1962/1963.
Tornò al lavoro ora in una sua propria, piccola officina, per mantenere la numerosa famiglia (almeno undici figli, ma qualcuno dice molti di più), a parte occasionali serate e qualche singolo tra il 1963 e il 1964 sulle licenziatarie Smash (brani di Earl King e Bartholomew arrangiati da Battiste) e Constellation (brani di Robinson e Toussaint), sempre prodotto da Sehorn.
Quando Toussaint tornò dal servizio militare nel 1965, Sehorn gli chiese di fare ancora una sessione con Dorsey: i tempi erano maturi per rivelare l’accoppiata meglio riuscita di Toussaint con un cantante che, sebbene non tecnicamente dotato, aveva una voce calda e coinvolgente, e un enunciato rilassato al limite dell’ironia, aspetti che si adattavano perfettamente agli arrangiamenti del pianista, oltre a un carattere tranquillo e positivo affine a quello del grande produttore e autore, che in seguito dichiarò quanto Dorsey gli fu d’ispirazione, e come molti dei suoi brani non sarebbero nati se non per lui (Dorsey registrò una settantina di brani di Toussaint, nei due decenni 1960/1970).
Il successo che uscì da quella sessione, Ride Your Pony, su etichetta Amy (affiliata del marchio Sansu di Sehorn e Toussaint, ora soci nella loro compagnia Sansu Enterprises [per una breve storia, v. prossimo link]), giunse nei top ten della classifica R&B nel 1965 e al 28º posto di quella pop, seguito nel 1966 da altri tre top ten R&B scritti e arrangiati da Toussaint, e prodotti dalla Tou-Sea Productions: Get Out of My Life, Woman (#5 R&B, #44 pop), Working in the Coal Mine (#5 R&B, il più grande pop hit di Dorsey, all’ottavo posto, e il suo signature tune) e Holy Cow (#10 R&B, #23 pop). Due album seguirono, Ride Your Pony e The New Lee Dorsey (con le tre di cui sopra), e il cantante andò in tour anche fuori degli USA.
A partire dal 1968 circa, Dorsey, sempre sotto il prodigo mantello di Toussaint, fu accompagnato dal diabolico groove funky dei neonati Meters di Art Neville e Leo Nocentelli (e naturalmente Zigaboo Modeliste e George Porter Jr), sezione ritmica e house band nel Sea-Saint Recording Studio di Toussaint e Sehorn (e formazione solista alla base della nascita del funk), in brani come Four Corners, A Lover Was Born, Give It Up, e nel discreto successo del 1969 Everything I Do Gonh Be Funky (From Now On), oltre che in quelli del suo album Yes We Can, il cui title track (Part I) fu l’ultima entrata di Lee Dorsey nella classifica R&B sopra il n. 50; il brano poi fu un successo per le meravigliose Pointer Sisters, re-intitolato Yes We Can Can. L’album, insieme ad altri singoli seguenti fino al 1973, fu dato in licenza a Polydor che però, nonostante la prospettiva internazionale, non fu capace di (o non interessata a) promuoverlo, così come del resto fece per altre produzioni americane.
Dopo esser tornato in officina, nel 1976 interpretò il brano How Come You Treat Me So Bad? nell’album I Don’t Want to Go Home di Southside Johnny and the Asbury Jukes, apparizione che lo portò a registrarne uno suo (di album), Night People, per ABC nel 1978, ben accolto dalla critica ma senza riscontro commerciale di rilievo. Andò poi in tour con Jerry Lee Lewis e perfino con i Clash nel 1980, nel loro tour americano.
Rimase sulla scena locale e tra gli anni 1970 e 1980 s’esibì diverse volte al New Orleans Jazz & Heritage Festival, prima di morire per enfisema nel 1986, a 61 anni.