Jackson, Mississippi – pt 1
I liked Jackson better than I did either Memphis or New Orleans. Blues was more popular. Anytime you go to Jackson, they’s be telling us, “Put me down there where they chunkin’ tin cans”....
Room with a view of the blues
Tommy Johnson (1896-1956), nato a Terry ma cresciuto a Crystal Springs, Mississippi, dove suonava insieme ai fratelli Mager e LeDell. Fu tra i musicisti più influenti della sua generazione nonostante abbia registrato poco, e solo nel 1928/1929. Le sue qualità stilistiche più evidenti, un finger picking attento e raffinato, e una vocalità con vibrato tipo yodel. Imparò a suonare dal fratello maggiore LeDell (poi diventato predicatore) e cominciò giovanissimo a esibirsi girando nel Delta. Tornò a casa dopo due anni abile chitarrista: raccontò al fratello dell’incontro con una misteriosa figura (nella fattispecie, il diavolo) a un incrocio, e di aver siglato con questi un patto in cambio di capacità strumentali e compositive. Questa storia-mito fu riportata dal fratello durante un’intervista a David Evans nel 1966; che Tommy abbia veramente messo la faccenda in questi termini con LeDell, o piuttosto non sia stata un’invenzione del fratello davanti a un interlocutore importante per creare un alone leggendario attorno a Tommy poco conta, dato che nel suo caso rimase nell’ambito del folklore, o di un’estetica locale: un lontano mito africano noto agli afroamericani ed eventualmente tirato fuori, fra loro, come vanteria per l’associazione ad un essere ultraterreno. In altre parole nel suo caso non fece scalpore.
Lo stesso mito rimbalzò, con tutt’altra forza ed esiti, pochi mesi dopo su Robert Johnson, in seguito a un’intervista fatta a Son House da Pete Welding. Son House suggerì che RJ nei mesi in cui era stato via avesse “venduto l’anima al diavolo in cambio della possibilità di suonare in quel modo”, dato che quando lo sentì la prima volta non era così bravo. Essendo lo scomparso da un pezzo RJ in via di consacrazione per le sue registrazioni pubblicate nel 1961, agli albori della british invasion, e per via della sua misteriosa vita (passata da sconosciuto) e morte, oltre, forse, al diverso grado di autorevolezza attribuito a Son House rispetto allo sconosciuto fratello di un bluesman molto meno noto, qui la leggenda attecchì e, complice il fascino dell’esotico o, in questo caso, dell’esoterico, crebbe nell’immaginario blues degli osservatori e appassionati bianchi dagli anni 1960 in poi.
(Altro su Tommy Johnson negli articoli sotto, in particolare “Hazlehurst & Crystal Springs, Mississippi”)
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