The Lucky Peterson Band feat. Tamara Peterson

Live at the 55 Arts Club, Berlin
Cover of DVD "The Lucky Peterson Band Live at the 55 Arts Club, Berlin"

Ho conosciuto un paio d’anni fa Lucky Peterson (1) e la consorte Tamara in occasione di un loro gig al Tuckers’ Blues nel cuore di Deep Ellum a Dallas, città in cui Tamara è nata e cresciuta e dove vive la coppia. Avendone un buon ricordo ho quindi accettato da Blackbird Music questa confezione che contiene tre DVD e due CD registrati dal vivo a Berlino (i dischi hanno lo stesso contenuto dei filmati del concerto).
Dico subito che ho trovato poco di abbastanza soddisfacente dal punto di vista delle sonorità e degli arrangiamenti, e nulla in questo tipo di produzione tedesca patinata e autoreferenziale senz’altro controproducente per Peterson; produzione che, forse nella spinta a creare una situazione asetticamente “perfetta” (anche di dubbio gusto estetico), mostra un vuoto inquietante sul versante della genuinità, sostituita da un daffare sterile attorno a una proposta dalla così scarsa urgenza artistica. Il clima freddo berlinese (e non mi riferisco solo alla temperatura) è molto, molto diverso rispetto a quello che si respira nell’intimo e familiare blues club afroamericano di casa Dallas di cui sopra, e chi ha allestito questa messa in scena ha fatto di tutto per renderlo ancora più alieno o, se si preferisce, mtviano.

Lucky Peterson

Lucky sfrutta la rara occasione – a un “bluesman” non capita spesso d’essere ufficialmente registrato live per un DVD – e mostra tutto ciò che sa fare sia all’organo che alla chitarra, oltre che al canto ovviamente. A non convincere però è il potpourri di linguaggi inflazionati e a sé stanti, blues/R&B, funky-soul, nu-soul, fusion, rock dozzinale (quest’ultimo portato dall’orribile chitarrista Shawn Kellerman), e non so cos’altro. Qui non si tratta di sintesi, né di pure influenze, quanto di repentini e quasi schizofrenici passaggi da uno all’altro, in blocchi, o siparietti: modalità di certi spettacoli (oserei dire da crociera) per tutti i gusti e al contempo per nessuno, alla fine lasciando ben poco su un livello oltre l’intrattenimento.
La varietà dissociata, le dinamiche esasperate, i colpi di scena, pare abbiano lo scopo di non annoiare il pubblico in sala e lungo i 215 minuti del DVD, e chi cerca suoni pompati, tranne poche eccezioni riservate a qualche stacco più blues e minimalista, è accontentato.

Andando nel dettaglio posso dire che è bella carica, ma nelle righe, l’introduzione organistica di I’m Back Again, quasi-strumentale serrato ben eseguito che ha lo scopo di presentare Lucky e la band composta dall’eccellente Raul Valdes, batteria, dal soddisfacente Tim Waites, basso (anche se i due non hanno evitato un paio di assolo, prevedibili in tale contesto), e dal pessimo Shawn Kellerman (basta guardarlo dalla copertina per capire subito che tipo di musicista è). Quest’ultimo, se in veste di accompagnatore nel complesso s’è abbastanza controllato, comunque già mostrando a piccole dosi un’attitudine da rockettaro invasato, poi, infatti, s’è sfogato in tal senso in occasione degli assolo. Non commento oltre la sua esibizione come solista con la band senza Lucky Peterson in quattro brani nel terzo DVD: va bene per gli amanti dei peggiori epigoni frustrati di Hendrix e dei guitar hero a base di insopportabili schitarrate senza respiro, anima, senso.

Lucky Peterson

Tornando a Lucky, buona quindi la presentazione sul suo strumento preferito (e quello su cui riesce meglio) e che qui suona per la maggior parte, l’Hammond B3 su cui è appoggiata una tastiera Roland, usata più come sintetizzatore che in sostituzione del piano acustico.
Buono è anche il blues lento Trouble di Ray LaMontagne, tranne il crescendo finale in cui Peterson imbraccia la chitarra elettrica per un suono voluminoso provocante una rottura che sfocia in Blues Medley, boogie blues strumentale incalzante che Lucky suona in mezzo al pubblico riversando una montagna di note, fino a quando finalmente pare abbassare il volume e il suono farsi più grattato.
Meglio quando tira il freno a mano ottenendo di influenzare più intimamente l’atmosfera e comunicare non con la quantità ma con la qualità, dosando un assaggio di Little Red Rooster (assente nella lista dei brani) che gli serve per introdurre You Shook Me e l’entrata di Tamara. È un momento piacevole questo di Peterson in mezzo al pubblico con più che buon canto e senza microfono, mentre lei avanza dal fondo intonando il blues attraverso la platea, in un breve duetto che per un momento mi fa sperare in una svolta di Tamara e dello show.
Dura poco, perché poi arriva una serie di brani funky-soul (il migliore m’è sembrato Knocking, di Deitch/Krasno/Young), alcuni di questi scritti da Tamara, la quale conferma un contralto con capacità interpretativa in ottima intesa nei duetti con Lucky, ma è evidente che è votata alle atmosfere soft del soul/jazz moderno un po’ funky, formatasi nell’ambiente teatrale alla stessa scuola di Erykah Badu, Roy Hargrove, Norah Jones (e lo stampo accademico purtroppo salta fuori).
In mezzo, Been so Long, blues lento per organo firmato Lucky Peterson che però sfocia in un interludio pianistico riproducente le voci di un gruppo alla Manhattan Transfer e in un torrenziale assolo di chitarra, prima del finale con il sostenuto soul-blues Lost the Right.

Tamara Peterson

Il secondo DVD inizia di nuovo con l’organo, nel serratissimo soul-rock Giving Me the Blues di Rico McFarland, suo ex-chitarrista, e la ballata soul Ta’ Ta’ You del Johnny ‘Guitar’ Watson post-blues, proseguendo con It Ain’t Safe di Clarence Carter e George Jackson.
Let’s go back to the beginning, annuncia Peterson, che prima del ritorno in scena della moglie mette quattro blues in medley, iniziando con il noto I’m Ready, e Who’s Been Talking di Howlin’ Wolf, quest’ultimo ben eseguito all’Hammond.
Con la chitarra slide arriva un I’ll Dust My Broom tendenzialmente rock, anche se poi Lucky porta giù il microfono, siede a un tavolo e riduce il volume eseguendo un solo economico che dà inizio a The World’s in a Tangle, il classico di Jimmy Rogers in un altro breve momento succoso. A questo punto è evidente che la compilazione del libretto è stata affidata al primo che passava, avendo il brano un numero sbagliato: il n. 7 è solo la coda del medley tra le ultime due e già l’inizio di Kiss di Prince, che caratterizza il ritorno della consorte e usa dei riff blues; per il finale il nostro torna all’organo con tre brani soul/jazz, due dei quali di Tamara.

Il terzo DVD, oltre all’inascoltabile set del chitarrista Kellerman, contiene i dietro le quinte dell’arrivo a Berlino e l’assai poco interessante preparazione della scena (altra cornice inespressiva e banale), un’intervista ai due con sottotitoli in inglese e alcuni spezzoni delle prove.
Lucky strabuzza gli occhi quando la moglie, dopo aver ammesso che prima di incontrare lui non s’era mai avvicinata al blues (e si capisce), dice che ha “sempre pensato fosse una musica per vecchi”, così come è lei a dirgli sottovoce “ehi, vacci piano” quando lui a sua volta confessa di non riuscire ad ascoltare un disco di blues oltre il primo brano (?!), specie quand’è in viaggio, perché sente il bisogno di musica gospel. A questo proposito racconta quanto è importante per lui e la sua famiglia il pastore della loro parrocchia, mentre entrambi portano una maglietta con scritto I love my church.
La dicotomia e lo scontro tra musica secolare e musica religiosa è ancora oggi presente tra gli afroamericani; peccato solo che, da ambo le parti, la musica sia profondamente cambiata, e non in meglio. Anche in questo vanno via insieme.


  1. Aggiornamento: Lucky Peterson è scomparso prima del tempo a casa sua, a Dallas, il 17 maggio 2020, all’età di 55 anni.[]
Scritto da Sugarbluz // 23 Settembre 2012
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