Vicksburg, Mississippi
Nei pressi di Cary, sulla Highway 61 poco prima di Onward, luogo della mancata caccia all’orso di Theodore Roosevelt (v. in Hollandale & Rolling Fork). Se si ha tempo la vicina Delta National Forest dovrebbe ben valere una visita.
La morfologia del territorio sta cambiando; la landa piatta a perdita d’occhio tipica del Delta lascia posto a un percorso più vario di dolci saliscendi, e a molta vegetazione. In estate il paesaggio è di un verde abbagliante, persino ora che stormi di grandi nuvole, spostandosi nella “immensa volta di lapislazzuli del cielo”, come potenti variatori di luce regolano colori e luminosità.
A un miglio dal bivio alla State Highway 3 per Yazoo City passaggio sullo Yazoo River, fiume che delimita la regione Delta a est (più o meno; la contea Yazoo ad esempio, dov’è Bentonia, è ancora Delta pur essendo a est del fiume Yazoo) come il Mississippi la delimita a ovest, e che confluisce in quest’ultimo a Vicksburg. A Yazoo City ci andremo più avanti, quando saremo di base a Jackson.
Alle spalle una delle ultime visioni del profondo Delta
Come sempre Highway 61 sgombra, qui sul ponte sopra lo Yazoo River.
Vicksburg, fondata dal ministro metodista Newitt Vick, è una città fluviale affascinante che sembra appartenere a un’altra epoca. Peccato che non avevamo molto tempo e altro ne perdiamo perché arriviamo con pioggia a dirotto.
Blues marker dedicato alla U.S. Highway 61, detta 61 Highway (un altro marker per la 61 è a Robinsonville, al Visitors Center di Tunica), strada cresciuta insieme alla musica blues ed ivi entrata sia nelle liriche che di fatto, essendo la direttiva intrapresa da molti uomini di blues negli spostamenti verso nord. La Highway 61 tracciata negli anni 1920 andava dal centro di New Orleans a un altro mondo, Grand Portage, Minnesota, sul confine canadese, (1) e attraverso il Mississippi inizialmente era soprattutto di ghiaia, passando per più di seicento chilometri nel cuore di molte comunità; il tratto mississippiano oggi è decisamente più dritto tagliando fuori alcune cittadine, ed è circa centoventi chilometri più corto. Così dopo navi, treni e strade ferrate, i blues cominciarono a citare automobili, bus e highway. Se all’inizio le auto erano un prodotto di lusso (nel 1900 se ne contavano solo una ventina in tutto il Mississippi), dopo l’introduzione della Model T della Ford Motor Company nel 1908, e della linea mobile di assemblaggio nel 1913, la situazione cambiò drasticamente e attorno al 1920 giravano ben otto milioni di veicoli.
The Sparks Brothers, cioè i gemelli Aaron e Marion (aka Milton), nel 1933 sono stati i primi artisti del Mississippi a registrare una canzone sulla Highway 61, mentre il pianista Roosevelt Sykes di Helena, Arkansas, incise la sua nel 1932. Innumerevoli hanno cantato la 61 e occorrerebbe un trattato a parte tentando di citare chi e come, da Sykes a Dylan. Aaron, pianista boogie di talento, e Marion, cantante, noti anche come Pinetop & Lindberg, nacquero vicino a Tupelo nel 1908 circa, ma vivevano a St Louis quando registrarono 61 Highway in seguito a una spedizione capeggiata da Sykes verso Bluebird a Chicago. Come molti altri brani sulla Hwy 61, la versione dei fratelli è fuorviante rispetto al tracciato effettivo (che in definitiva segue il corso del fiume Mississippi) perché la fanno andare “from New York City to the Gulf of Mexico”. (2)
I due nel 1935 scrissero e registrarono insieme, con Henry Townsend alla chitarra, anche Every Day I Have the Blues, oggi blues standard comunemente attribuito a Memphis Slim, che invece la registrò solo nel 1949 con il titolo di Nobody Loves Me, diventando poi uno dei cavalli di battaglia di B.B. King.
Little Brother Montgomery nacque in Louisiana e fu influenzato da Jelly Roll Morton, ma omaggiò la città, dove si esibiva regolarmente negli anni 1920, con Vicksburg Blues (1930), destinato a diventare il suo signature song e un successo richiesto a ogni pianista blues del Delta, conosciuto anche come 44 Blues. Fu Roosevelt Sykes a incidere per primo 44 Blues (1929), ma gliel’aveva insegnato un pianista, Leothus Lee Green, che a sua volta l’aveva imparato da Montgomery. Ecco la storia condensata:
Dopo un’alluvione a Tallulah, Louisiana, nel 1922 Eurral Wilford ‘Little Brother’ Montgomery si trasferisce a Vicksburg e comincia a suonare in un locale sulla Highway 61 (1014 Washington Street, dalla parte opposta dell’ex stazione Yazoo & Mississippi, dietro il Levee St. Marketplace, ora c’è un grande lotto vuoto). Lì incontra il pianista Ernest Johnson, più tardi soprannominato Ernest ‘Forty-Four’ Johnson, di casa da Addie’s in Mulberry Street. Insieme originano lo strumentale pianistico honky-tonk 44 Blues, detto anche Forty-Fours, suonandolo nei ritrovi abituali di Vicksburg, che inevitabilmente finirà per esser eseguito anche da altri pianisti locali riferiti da Montgomery, come Son Crooks, Johnny Eager e Robert Johnson, cugino o fratello di Ernest. Montgomery in seguito insegna il brano al più giovane Lee Green, che da ragazzo aveva bazzicato intorno al gruppo di pianisti di Vicksburg. Green lo passa a Sykes, il primo a registrarlo e ad aggiungere parole. Solo dopo l’uscita di quel disco, e probabilmente a causa del suo successo, sia Green che Montgomery registrano la propria versione, strumentalmente simile ma con testo diverso, tanto che quella di Montgomery si chiama, appunto, Vicksburg Blues (quella di Green, Number 44 Blues). (3)
I got the Vicksburg Blues and I’ll sing ‘em anywhere I go
I got the Vicksburg Blues and I’m sing ‘em anywhere I go
Now the reason I sing ‘em, my babe (said) she didn’t want me no more
I got the Vicksburg Blues and I’ll sing ‘em anywhere I please
I got the Vicksburg Blues and I’ll sing ‘em anywhere I please
Now the reason I sing ‘em, done give my poor heart some ease
Now mama I ain’t gon’ be your lowdown dog no more
And I don’t like this old place, mama, Lord and I never will
And I don’t like this old place, mama, Lord and I never will
I can sit right here and look at Vicksburg on the hill
Visuale del Mississippi da un piccolo promontorio, la costa laggiù è Louisiana. Montgomery negli anni 1930 si trasferì a Jackson, poi fu parte della scena blues di Chicago degli anni 1950 (era già vissuto nella windy city tra il 1929 e il 1930) e del folk-blues revival di fine anni 1960. Influenzò molti suoi contemporanei, tra cui il nativo di Vicksburg Willie Dixon e, a Jackson, i giovani pianisti Otis Spann e Little Johnny Jones.
Skip James, nel presentare la sua versione di Vicksburg Blues sul tardivo Skip’s Piano Blues (1965), dice: “(…) Vicksburg, where I run upon Little Brother”, lasciando quindi intendere che la sentì da lui, come del resto pare già dal mantenimento del titolo, così come il 44 Blues di Howlin’ Wolf s’ispirò invece alla versione Roosevelt Sykes, e a sua volta la ripresa di Wolf influenzò molti altri, anche in ambito rock. Cheseborough afferma che Special Rider Blues (1931) di James è una versione di Vicksburg Blues, ma a me non pare: c’è una vaga somiglianza melodica, forse dovuta a una generale influenza del pianismo di Montgomery; è comunque più vicina a quella che al No Special Rider Blues (1930), sempre di Montgomery.
Catfish Row Art Park, parco giochi con strutture da materiale di recupero, Riverfront Murals, bei dipinti particolareggiati evocanti la storia della città sul muro di cinta del fiume Yazoo, che poco più sotto confluisce nel Mississippi, e Old Depot Museum.
The Mississippi Delta begins in the lobby of the Peabody Hotel in Memphis and ends on Catfish Row in Vicksburg. Forse a causa di questa nota frase di David Cohn, Vicksburg s’intende compresa nella regione Delta a chiudere il vertice sud della piana alluvionale a forma di sacca chiamata appunto Delta, e in effetti sulla cartina sembra proprio così; di fatto però è nella regione Capital-River (contea Warren), la stessa della capitale Jackson e di Natchez. Tuttavia la citazione non è solo suggestiva ma ha anche il suo perché: Memphis, Tennesseee, in quanto prima grande città a nord per i mississippiani, soprattutto di quella regione, in cerca di fortuna, tanto da diventare succursale musicale del Delta del Mississippi, e Catfish Row, oggi un parco, in passato sede di una vibrante quanto malfamata comunità afroamericana economicamente autonoma.
In realtà, pochi lo sanno, l’area non si chiamava Catfish Row e nessuno la conosceva con quel nome durante la sua esistenza, ma “Down on the ‘Berry”, in riferimento alla sua via principale, Mulberry Street, che scendeva verso il fiume. (4)
A differenza della lobby del Peabody però, continua Cohn in modo altrettanto immaginifico, a Catfish Row «non ci sono fontane di marmo, orchestre che accompagnano la cena, né andirivieni di fattorini con divise impeccabili. Laggiù, sulla riva del fiume Mississippi, s’adagiano baracche decrepite. Dentro si gioca a dadi e a carte; musica di chitarre, fragranze d’amore, e l’appagante profumo di succulento pesce gatto che cuoce indorandosi in padelle sfrigolanti». (5)
Il ponte sulla U.S. Route 80 (a sin., ex Hwy 80, oggi Interstate 20) è stato completato nel 1973 e congiunge il Mississippi con la Louisiana, parallelo al vecchio ponte di Vicksburg. Il vecchio ponte fu inaugurato nel 1930 ed era sia ferroviario che stradale, la Old Highway 80 appunto, e a quei tempi era l’unico tra Memphis e New Orleans ad attraversare il fiume. La strada ferrata è ancora attiva, oggi vi passa la linea Kansas City Southern/Norfolk Southern.
Anche la locazione del parco di Catfish Row è fuorviante, perché non è chiaro dove fosse esattamente “Catfish Row”-Down on the ‘Berry se non che si trovava su un promontorio vicino al fiume, più a sud rispetto a dove si trova il Catfish Row Art Park; forse dove sono l’Ameristar Casino e il Military Park, vicino a questi ponti la cui vista è offerta dal Mississippi Welcome Center.
L’Old Depot Museum una volta era stazione e deposito ferroviario della Yazoo & Mississippi Valley Railroad, l’ex Yazoo Delta Railroad, la cosiddetta Yellow Dog. Grazie all’elevazione che il distretto storico offre con vista sul Riverfront, l’edificio è visibile anche da lontano spiccando per eleganza davanti al fiume con imponente architettura colonica, dal mattone vivido dopo la pioggia.
La stazione fu costruita nel 1907, rinnovata nel 1977 e tra il 2010 e il 2011. Non abbiamo potuto visitarla purtroppo per mancanza di tempo, così come non siamo riusciti a girare la città come merita per i suoi scorci vecchio sud, tra reperti storici e similitudini con New Orleans.
Durante l’alluvione del 2011 la parte inferiore dell’edificio, trovandosi sotto il livello del fiume, è stata completamente inondata. Nonostante la situazione, isolata e riflessa sull’acqua la costruzione appariva ancor più affascinante. La linea Yazoo & Mississippi Valley diventò sussidiaria della Illinois Central nel 1892, e il suo ultimo treno passò da qui il 1º maggio 1984, mentre la stazione era già dismessa dai tardi anni 1950.
Altre viste del Riverfront
Yazoo River e, dietro, il Centennial Lake. Una delle visuali più estese grazie all’altezza (non questa), si ha dal 10 South Rooftop Bar & Grill, 1301 Washington St., dalla cui terrazza si possono ammirare i due fiumi e il lago: meglio andarci per cena, quando il tramonto sul Mississippi può essere spettacolare.
Qui si nota l’inizio dei murali sul floodwall, in Levee Street, sponsorizzati da imprese locali e privati. A parte un disegno astratto di Martha Ferris, artista di Vicksburg, gli altri, una trentina, sono di Robert Dafford di Lafayette, Louisiana. I murali di Dafford sono dettagliati e realistici e rappresentano eventi, attività e personaggi legati alla città.
Tra questi, il primo imbottigliamento della Coca Cola (che già esisteva alla spina), avvenuto qui nell’estate 1894 (il luogo in cui il Sig. Biedenharn realizzò la sua fortunata intuizione è al 1107 Washington St., oggi Biedenharn Museum, bell’edificio del 1890), l’importante contributo di alcuni leader afroamericani in campo sociale, educativo, religioso, economico e politico, e il disastro della nave a vapore Sultana, arrivata qui nel 1865 per caricare soldati dell’Unione rilasciati dalle prigioni confederate con destinazione Cairo, Illinois. La nave arrivò a Vicksburg già danneggiata a una caldaia, ma per paura di perdere le commissioni sul trasporto non si presero il tempo di sostituirla, preferendo una riparazione posticcia. Durante l’operazione molti più soldati di quelli previsti ne approfittarono per fuggire e s’imbarcarono arrivando a quota 2.300, quando la portata oltre il carico mercantile era solo di 376 passeggeri. A pochi chilometri a nord di Memphis esplosero tre caldaie e morirono in 1.700.
Un altro dipinto ricorda l’incendio del rimorchiatore Sprague (alcuni suoi resti sono impiegati nelle strutture del Catfish Row Art Park), anche detto Big Mama, la nave a vapore più grande e potente, costruita nel 1901, che durante la disastrosa alluvione del 1927 portò in salvo a Vicksburg ventimila persone. Bruciò nel 1974 e affondò nel 1979. Torna poi l’immancabile rappresentazione dell’orso di Roosevelt, con la successiva nascita del Teddy Bear.
L’unico inerente al blues è questo molto bello per Willie Dixon, ritratto al Blue Room (era al 602 di Clay Street, v. più sotto), circondato da molti suoi brani eseguiti da vari interpreti. Dietro il bancone c’è Tom Wince, il proprietario del leggendario locale, e sul palco i Red Tops, band di dieci elementi di jazz/blues orchestrale e musica da ballo di base a Vicksburg, attiva dal 1953 al 1974, popolari in Mississippi e negli stati attigui quando le serate musicali richiamavano pubblico interessato a ballare bella musica e a sfoggiare i propri abiti migliori. Il direttore era il batterista Walter Osborne, e alcuni membri venivano dalla prima versione dell’orchestra nata ai tempi della II g.m. come Rebops. Nei fine settimana i Rebops suonavano su una barca ormeggiata (Morrissey’s Showboat) alla DeSoto Island sul lato della Louisiana, perché lì le leggi proibizioniste erano più permissive rispetto a quelle del Mississippi dove, come ho ricordato altrove, l’alcool rimase fuorilegge fino agli anni 1960 inoltrati, anche se non in tutte le contee. Con l’arrivo di Osborne diventarono Red Tops, e per i bianchi si esibivano soprattutto in ristoranti, hotel, scuole e college in Mississippi, Louisiana, Arkansas e Tennessee. Per il pubblico afroamericano riempivano i club più noti e alla moda, come appunto il Blue Room, il Stevens Rose Room a Jackson, il Ruby’s Night Spot a Leland, l’Harlem Inn a Winstonville, e le varie logge Elks. Suonavano solo nei weekend perché tutti durante la settimana avevano impieghi extra-musicali; nonostante ciò la band era gestita in modo professionale: avevano un registro, audizioni annuali, uniformi fatte su misura, prove fisse al lunedì sera alla YMCA in Jackson St., ed erano soggetti a ispezioni e regole di condotta. Le richieste per i loro spettacoli potevano risalire anche a un anno prima. Sonny Boy Williamson II qualche volta suonò con loro. Negli anni 1960 un paio dei componenti formarono i Fabulous Corvette, più blues/R&B rispetto ai Red Tops.
Yazoo River nel suo lento procedere verso il Mississippi
Sopra e sotto: stesso luogo ma cielo diverso a distanza di un paio d’ore.
Sereno dopo la pioggia
Tra Levee Street e Washington Street, il distretto storico, c’è molto da vedere.
Vagone sulla Yazoo & Mississippi Valley Railroad
Blues marker di Willie Dixon. Nacque qui nel 1915, e già da adolescente vendeva canzoni alle band locali, oltre che a cantare in un gruppo gospel, lavorare come falegname e praticare la boxe. Nel 1936 si trasferì a Chicago e nei tardi anni 1940 cominciò a lavorare con i fratelli Chess, diventando il pilastro blues dell’omonima casa discografica come autore, arrangiatore, produttore e contrabbassista. Dixon è onnipresente nelle sessioni di Muddy Waters, Howlin’ Wolf, Little Walter, Chuck Berry, Robert Nighthawk, Lowell Fulson, Bo Diddley, Otis Rush e altri, e ha scritto centinaia di composizioni. Tra queste molte hanno avuto successo per alcuni dei suddetti artisti Chess, diventando classici del Chicago blues ripresi diffusamente, come Hoochie Coochie Man, I Just Want to Make Love to You, Spoonful, Back Door Man, Little Red Rooster, My Babe, Bring It On Home, Evil, I Ain’t Superstitious, Mellow Down Easy, The Seventh Son, You Shook Me, Pretty Thing, I Can’t Quit You Baby, You Need Love, Wang Dang Doodle, Built for Comfort, e altre. Viceversa come interprete non ha lasciato il segno. È morto a Chicago nel 1992, ed è rimasto là. Vicksburg ha dato i natali anche a un altro contrabbassista esemplare, Milt Hinton (1910-2000), noto jazzista. Anche Johnny Young è nato a Vicksburg, ma stranamente non ha nessun blues marker né so di segnalazioni a riguardo di quest’altro musicista peculiare del blues chicagoano.
Per Dixon c’è anche una via, pare però insignificante e non in diretta relazione. La sua casa d’infanzia era a pochi chilometri da qui, 1631 Crawford Street, zona est della città. All’indirizzo corrisponde un lotto vuoto, in un quartiere povero che non credo sia cambiato molto dai tempi in cui ci visse. Musicisti blues minori nati a Vicksburg sono Artie ‘Blues Boy’ White (1937-2013), attivo a Chicago, Little Joe Blue (1934-1990), sulla scena di Detroit e, in seguito, di Los Angeles, Percy Lee Strother (1946-2005), operativo a Minneapolis, e Osgood & Blaque (Greg Osgood e Cee Blaque), duo contemporaneo di soul/blues moderno.
Motor Vessel Mississippi IV, a fianco del Lower Mississippi River Museum (910 Washington Street, vicino al blues marker 61 Highway), di cui è parte. È un museo interattivo incentrato sulla vita delle comunità rivierasche, sul lavoro dell’US Army Corps of Engineers, e sulla storia del fiume (eventi come l’alluvione del 1927, con replica delle tende utilizzate come rifugio per le famiglie coinvolte nel disastro).
È comprensivo di un acquario con i pesci tipici del tratto inferiore del fiume, lower Mississippi appunto, come il pesce più blues di tutti, il catfish, e altre installazioni sulla fauna delle sue rive.
Anche il Mississippi River Flood Model fa parte del museo, ma è liberamente accessibile. È un modello interattivo in scala di una sezione del fiume, mostrante i diversi fattori che possono cambiarne le caratteristiche e il decorso aprendo e chiudendo dighe o altre strutture di controllo.
Sono molti gli edifici storici. Se non ci fossero le auto (e la corrente elettrica) certi scenari sembrerebbero dei tempi della Guerra Civile, e non è un caso perché Vicksburg è seconda solo a Gettysburg come uno dei maggiori teatri di quella guerra. Ma i tratti della città, come l’atmosfera sudista, i fiumi, le costruzioni, richiamano quel tempo storico al di là del campo di battaglia, visibile al National Military Park, 3201 Clay Street (vicino all’Ameristar Casino, al cui interno si trova un bar denominato Bottleneck Blues), dove si ricorda l’importanza di Vicksburg per la Confederazione e si commemorano i 47 giorni di assedio nel 1863 terminati con la resa all’Unione.
Antiquariato in Levee Street, la via del lungofiume.
Strade alla Frisco e architettura alla New Orleans per i portici e i terrazzi con ringhiere merlettate (v. più sotto). Visione di Clay Street, dov’era il sopracitato Blue Room (il blues marker è al civico 601, il locale era dall’altra parte della strada), club aperto negli anni 1940 e chiuso nel 1972 in cui si sono esibiti molti grandi nomi come Ray Charles, Fats Domino, B.B. King, Dinah Washington, Louis Armstrong, Ruth Brown, Lionel Hampton, Eddie ‘Cleanhead’ Vinson, Jackie Brenston, Erskine Hawkins, Cootie Williams, Joe Liggins, Roy Brown, Andy Kirk, Lucky Millinder, Charles Brown, e tanti altri. Non era solo un club, ma un complesso con sala da ballo, ristorante, casinò, camere, e quartier generale del pittoresco proprietario, Tom Wince Jr (n. 1910).
Washington Street è la Highway 61, l’arteria principale che attraversa tutta la città e l’Historic District. L’edificio a sinistra all’angolo con Grove St. ospita l’interessante Hwy 61 Coffeehouse and Attic Gallery (1101 Washington St.), con decori ispirati alla musica, giovedì sera live (raramente blues), e al piano di sopra una galleria di manufatti artistici, con molto folklore sudista e finto-folk, inclusi oggetti a tema blues.
Il tratto che conduce in città da sud fu una delle prime sezioni della Highway 61 a esser pavimentata con calcestruzzo.
Altre visuali del centro storico
L’intenzione era di fermarsi all’LD’s Restaurant and Lounge, 111 Mulberry, a destra del Catfish Row Art Park, ma la cucina aveva chiuso alle 14.00. Di solito nelle città tengono aperto tutto il giorno a partire dalle 11 di mattina, qui invece chiudono alle 14 e riaprono alle 17.
Così qualcuno ci ha consigliato il KJ’s River Town Grille, unico ristorante aperto alla nostra solita tarda ora.
Esterni del KJ’s, con decorazioni stile antica Roma e scala per il terrazzino.
Il vecchio Slipper’s Inn invece, 2416 Pearl St., non c’è più. Era stato il set nella scena del juke-joint nel film di Charles Burnett Warming by the Devil’s Fire, nella serie The Blues del 2003 prodotta da Scorsese.
Comunque il KJ’s è bello, pulito, il catfish buonissimo, il servizio ottimo (eravamo solo noi e un gruppetto che aveva finito), e bella musica dagli altoparlanti: Creedence, Mamas & Papas, Stones, Eagles, Buffalo Springfield…
Rusty’s Riverfront Grill, 901 Washington St., altro buon ristorante che ci hanno consigliato, con menu del sud a base di pesce, ma appunto chiuso dalle 14 e riaprente alle 17.
Case d’epoca. Questa si chiama Annabelle, è del 1868 e rappresenta quello che chiamano stile Victorian Italianate, guarda il Mississippi e si trova nell’Historic Garden District. Come altre dimore storiche, è disponibile per tour guidati.
Ancora in stile Italianate, 1876 ca, anche questa su un promontorio fronte fiume. Ha un nome altisonante, Ahern’s Belle of the Bends, dal nome del piroscafo che portò Teddy Roosevelt a Vicksburg nel 1908, ed è utilizzata come Bed & Breakfast. Ci sono molte vecchie mansion a Vicksburg, alcune più imponenti di queste, qualcuna in abbandono.
Tutt’altro stile e destino. Il sito più abbandonato di tutti è il caratteristico e unico Margaret’s Grocery and Market, 4535 N Washington Street, un po’ fuori città. Era un negozio-santuario privato tirato su a mano nel corso di anni.
Non direttamente collegato alla musica blues, ma un originale esempio di architettura folk afroamericana. Anche gli interni naturalmente erano iper-decorati e addobbati. Southern Gospel Service, la sua missione.
Una decina d’anni fa era ancora integro, oggi è completamente rovinato e prevedo che non ci metterà molto a crollare del tutto. Notare, ormai scolorito, il bus in tema.
Come un antico tempio bizantino, grazie all’aspetto diroccato sembra aver acquistato quella sacralità a cui aspirava in vita. Magie del tempo.
Questa torre sembra in imminente crollo. Eppure, a parte uno sbiadito …EEP OU… sulla base a sinistra, che sta per KEEP OUT, niente segnala pericolo di crolli e il posto è liberamente accessibile. Forse è la vegetazione a tenerlo su, intrufolatasi come una nervatura.
Sul sito Road Dawg è riportato un breve articolo illuminante di Daniella DiRienzo, di Picayune, Mississippi:
Prior to the 1980s Vicksburg’s Margaret’s Grocery and Market was just that, a grocery store. But all that changed when owner Margaret Rogers met her future husband, Reverend H.D. Dennis. The Reverend promised to turn his new wife’s business into a site that would attract people from all over the world, and that’s exactly what he did. Through the use of signs, gates, towers, and a variety of other items, Dennis has created a “unique vernacular art environment” that has been described as a “theological park” by vernacular art scholar Stephen Young. And the inside of the building is just as ornately decorated, filled with beads, Christmas lights, and flowers among other items. In addition to taking in the one-of-a-kind site, visitors are often treated to lengthy sermons, which are delivered by the Reverend himself.
Il blogger dice però di ricordarsi il posto agli inizi degli anni 1960 come lo fotografò nel 2006, cioè già trasformato in “santuario”, ma forse si confonde perché poi altri ne hanno parlato, ad es. Atlas Obscura, che oltre a mostrare immagini del posto integro e dei due protagonisti, offre un racconto più dettagliato che conferma la trasformazione durante gli anni 1980. S’andava a far spesa, e si poteva incappare in un sermone di quattro ore: Four-Hour Holy-Rolling, Hallelujah-shouting, Southern Gospel Service, rendered as a country market where “All Is Welcome, Jews, and Gentiles”.
Il bus ricorda quello dei Merry Prankster, che però era più decorato e con imperiale sul tetto. Ma anche questo ai suoi tempi non scherzava: un autobus scolastico convertito in una specie di Magic Bus religioso con gli stessi colori del tempio. Arrivederci a Natchez.
(Fonti: Steve Cheseborough, Blues Traveling, The Holy Sites of Delta Blues, University Press of Mississippi, Jackson, 2009, III ed.; Mississippi Blues Commission, Blues Trail Markers; altre fonti citate in loco.)
- Anche se oggi la Hwy 61 finisce a Wyoming, Minnesota, dove sparisce nella Interstate 35, in realtà il percorso finale non credo sia cambiato perché passata Duluth e il grande traffico, la 61 torna se stessa seguendo panoramicamente la costa del grande Lake Superior fino a Grand Portage, come in origine.[↩]
- Da notare che invece Sunnyland Slim registrò una versione geograficamente corretta (Cobra Records, 1957). Non credo ci sia un particolare motivo per i travisamenti di percorso nelle canzoni. Intanto, con la strada come simbolo di fuga, e la 61 più che mai, va da sé che in un contesto personale, che sia reale, verosimile o immaginario, la si faccia partire e arrivare dove si vuole. Oppure per esigenze di rima, metrica, estetica. Stante poi la natura condivisa del blues, la conseguenza è quantomeno duplice: o si usa un wandering rhyme, un verso errante comune quale mi sembra sia “from (qualsiasi luogo) to the Gulf of Mexico”, oppure, per differenziarsi, ci s’inventa una direttiva personale. Chiunque poteva dare il proprio indirizzo a una strada, l’unica conosciuta dai bluesman così lunga, destinata a condurre al nord e quindi sperabilmente a una vita migliore: tracciato, quello sud-nord, decisamente afroamericano, tanto quanto la via di fuga est-ovest per eccellenza, la Route 66, era dei bianchi. Anche quest’ultima è stata “the path of a people in flight”, come per gli okie fuggiaschi rappresentati dalla famiglia Joad in Furore di John Steinbeck nel devastante decennio del 1930, quando il fenomeno di proporzioni bibliche chiamato Dust Bowl s’abbatté su Kansas, Colorado, Texas, New Mexico, Oklahoma, Nebraska, costringendo i mezzadri di quelle vaste praterie all’esodo verso ovest. O, appunto, genericamente per i poveri migranti del Midwest e dintorni – chiamati okies in segno di disprezzo anche quando non provenivano dall’Oklahoma – che nell’epoca della Grande Depressione raggiunsero la California.[↩]
- È Paul Oliver a riferire l’origine di 44 Blues/Vicksburg Blues, in Conversation with the Blues, Horizon Press, 1965, dal resoconto diretto di Montgomery e, in modo più esteso e dettagliato, in Screening the Blues, Da Capo Press, 1989, tramite la testimonianza di Roosevelt Sykes.[↩]
- Neppure a Charleston, SC, esisteva Catfish Row, invenzione letteraria del nativo Dubose Heyward (l’originale era Cabbage Row) al cui racconto “Porgy” Gershwin s’ispirò per la sua grande opera americana Porgy & Bess.[↩]
- David Cohn, Where I was Born and Raised, The Delta Land, 1935.[↩]
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